Autore Topic: [AVISIO] 20a esplorazione: da Sover alla favola del Castelìr  (Letto 3490 volte)

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La magnifica forra con spiaggetta

Decido di tornare nella zona di Castelìr da Sover. Ma non per rifare il pur bello Sentiero dei Vecchi Mestieri, ma per percorrere direttamente le rive. Il sentiero infatti passa più in alto: in questo periodo inoltre è interrotto nella zona dei Molini a causa della recente piena che ha modificato il corso del fiume e allagato un tratto.


Il tratto di Avisio sotto al Sentiero dei Vecchi Mestieri

Studio dunque le carte a caccia di qualche vecchio sentiero che mi permetta di scendere da Sover direttamente sull’Avisio senza passare dai Molini. Lo trovo sulle vecchie carte dell’IGM. Parcheggio nello spiazzo a nord di Sover. Costeggio la strada verso il paese ma non c’è alcuna indicazione, nulla che lasci intuire l’esistenza di un sentiero che scende verso valle.


Ecco la vecchia traccia sulla IGM: in azzurro il Sentiero dei Vecchi Mestieri

Presso un grosso castagno inizia il sentiero che scende a Castelìr

Con un po’ di fiuto però lo trovo subito in fondo al piazzale delle ultime case: è una mulattiera che inizia nei pressi di un grosso castagno secco. Scende con pendenza modesta, ed è in discreto stato: qualche muretto è crollato ma niente di che, qua e là si intravede ancora il selciato, segno che era una mulattiera di una certa importanza, utilizzata fino agli anni '50 conducendo il "broz" (carretto a 2 ruote con stanghe anteriori). Calo gradualmente di quota, lo stradello fa una inversione e poi con qualche tratto vago a zig zag nella boscaglia ecco che arriva sopra la forra del Dosso di Castelìr.


La mulattiera scende tra i terrazzamenti con gli antichi muri a secco

In alcuni tratti è ancora visibile il selciato

Le "liane" di clematide vitalba avvolgono ogni cosa

Eccomi presso il Dosso di Castelìr: anticamente l'Avisio passava di qui

Qui incrocio il Sentiero dei Vecchi Mestieri, scendo ancora un breve tratto per rivedere le rovine dell’antico Maso di Castelìr: un posto in riva al fiume che deve essere stato meraviglioso all’epoca. Riesco a recuperare su Facebook grazie a Giuliano Natali detto “Diaolin”, poeta del posto, quella che pare essere l’unica foto esistente, fatta da un americano nel lontano 1957 in visita alla forra dell’Avisio. Natali, figlio di una dei proprietari del Castelìr, diviso ora tra innumerevoli parenti, ha dedicato una poesia all'antico maso di famiglia.


Castelìr oggi: a destra si intravedono i ruderi dell'antico maso

La poesia di Giuliano Natali detto "Diaolin", e la foto scattata da un americano alla fine degli anni '50

Vedere la foto di allora e le rovine di oggi provoca una stretta al cuore. L’attività del maso era rivolta alla coltivazione della campagna nei dintorni: patate, granaglie, frutta, verdura, vigneti,  prati per il foraggio. Anche qui, come in quasi tutti i masi di fondovalle, c'era una locanda che offriva ristoro e alloggio ai viandanti, perlopiù artigiani che offrivano vari servizi: fabbri, ciabattini, sarti, orologiai e anche piccoli commercianti che si spostavano da una riva all'altra aggrappati a dei cavi con rudimentali carrucole (le "ziréle"). Oggi tutto questo è in totale abbandono: del maso restano solo pochi ruderi in piedi, gli avvolti delle stalle e poco altro. Delle coltivazioni non c’è più traccia tranne gli antichi muri a secco.


Quel che resta del Castelìr: un ammasso di rovine

Le rovine di Maso Castelìr

Un'edera si avvinghia agli antichi manufatti

Solo l’Avisio, a pochi metri, scorre come sempre immutabile e imperturbabile, magnifico, nella forra selvaggia. Provo a risalire verso monte ma faccio poca strada, le rocce del dosso del Castelìr precipitano a picco sull’acqua. Torno su al maso, percorro un breve tratto verso nord attraversando il passaggio tra le rocce (l’antico corso del fiume) e quindi scendo di nuovo sul greto. Anche questo tratto è bellissimo e selvaggio.


La forra nei pressi di Castelìr

Ciottoli del fiume

Provo a risalire la riva

Proseguo verso monte sulle ampie rive pietrose. Un torrione roccioso si erge sulla riva in lontananza, come una sorta di colonna d’Ercole. Qui l’Avisio si divide in vari rami, riesco a passare sulla spiaggia sassosa al centro del fiume. Quando avvisto l’abitato di Piscine mi rendo conto che non c’è possibilità di proseguire, delle rocce verticali sull’acqua sbarrano il passo.


Il tratto a monte di Castelìr

Verso Piscine, più avanti però è impossibile passare a piedi

Un tratto bellissimo...

Decido allora di abbandonare il greto e provare a raggiungere il Sentiero dei Vecchi Mestieri che passa più in alto. Grazie al solito “naso” trovo una traccia di pescatori, e con relativo poco sforzo sono sul sentiero. Tornare dalla stessa via dell’andata, anche se più sicura, non se ne parla perché andare fino ai Pianazzi e poi salire a Piscine, significherebbe sciropparsi la strada provinciale per rientrare a Sover.


Piccola rapida

L'Avisio si divide in alcuni rami, uno lambisce degli alti roccioni

Decido allora di provare a salire per il bosco erto, tirando su dritto per intercettare la provinciale che sta circa 300 metri di dislivello sopra. Dopo un po’ di ravanamenti a fianco del Rio Croce, partendo da un capanno di caccia che è sempre un ottimo riferimento, trovo infatti una buona traccia che, dopo aver superato i rottami addirittura di un’automobile quasi completamente coperta da muschi, con larghi zig zag mi riporta sulla strada, e quindi sono in breve alla macchina.


Abbandono il greto e mi inoltro nella morena per cercare una traccia che risalga in quota

Eccomi sul Sentiero dei Vecchi Mestieri

La risalita per incerte tracce, tra rottami d'auto e terrazzamenti...

Non viene voglia di fare un bagno in questa fantastica piscina naturale? :)

La zona del Castelir è una delle più belle zone dell’Avisio, peccato non si riesca a camminare a lungo per le rive, ma certamente è un posto magnifico. In alternativa, come detto, più in alto transita il bellissimo Sentiero dei Vecchi Mestieri che con aeree passerelle e qualche cordino permette di traversare la forra senza dover ravanare sulle rive. In questo tratto da Castelìr ai Molini era chiamato "El sintér de la àss": non c'erano le odierne e sicure passerelle in metallo, ma solo delle assi messe qua e là alla bell'è meglio, quindi era impervio e abbastanza pericoloso.


Il percorso
« Ultima modifica: 25/04/2019 20:11 da AGH »
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