Dalla forra di Altei verso la forra di Castelir
Continuo l’esplorazione dell’Avisio, stavolta sul
versante opposto al Sentiero dei Vecchi Mestieri (Piscine-Sover). Prendo come riferimento la
microscopica frazione di Altei, poco sotto
la strada provinciale a circa un chilometro ad est di
Grauno. Pare che derivi dal nomignolo affibbiato a un residente dell’epoca, “
Tèi”: i valligiani dicevano “Nén al Tèi” (andiamo a...) e così il nome è rimasto, normalizzato poi in
Altei come è scritto oggi su alcune carte e anche su un cippo in loco.
Magico Avisio
Le tracce di sentiero in alto, ricavate dall'immagine lidar che permette di vedere il terreno come se fosse spoglio di vegetazione
A furia di frequentare l’Avisio una cosa l’ho imparata: dove ci sono masi, quasi sempre ci sono tracce di sentiero che scendono al fiume, più o meno antiche e più o meno visibili. Anche stavolta quindi si tratta di capire cosa c’è effettivamente sul terreno.
Dopo il solito meticoloso studio di mappe varie, grazie alle
immagini lidar (immagini aeree ottenute con scansione laser per vedere la morfologia del terreno come se fosse senza vegetazione, dal sito
https://webgis.provincia.tn.it/wgt/) noto due traversi a mezzacosta che partono da Altei:
li disegno sulla mappa e poi esporto le tracce per la app MyTrails sullo smartphone, per tentare di intercettarli col GPS.
Il sentiero che scende verso il fiume
Ruderi di un antico maso
Inizio l’esplorazione parcheggiando su una piazzola della strada provinciale e in pochi minuti a piedi sono ad Altei. Un posto bellissimo con
alcuni masi semi diroccati: un grande castagno troneggia maestoso tra i cespugli gialli di forsizia in fiore. All’entrata d’un vecchio maso c’è
una grossa pietra con la scritta: “1890 - Schloss”. In un maso vicino, una parete è zeppa di scritte graffiate nell’intonaco, con
molte date della prima metà del 1800.
La frazione di Altei
Il macigno con la scritta: "1890 - Schloss"
Il grande castagno
Maso semidiroccato
Le numerose scritte con date del 1800
Frazione di Altei
Ora devo cercare di scendere. C’è un viottolo incoraggiante tra due grossi muretti a secco che punta deciso verso valle. Il primo traverso che mi ero segnato sulla mappa digitale neppure lo vedo: arrivo a un maso diroccato e, poco più in basso, al piccolo “Bait Croz” ristrutturato, in una radura terrazzata e panoramica.
Scendo ancora e stavolta imbrocco il secondo traverso: man mano che scendo però diventa sempre più vago, disperdendosi in varie tracce.
Il Bait al Croz
Il pendio non è troppo ripido e la vegetazione non particolarmente fitta, sono comunque fiducioso di
arrivare in qualche maniera sulla riva. Quando sono ormai arrivato quasi in fondo mi rendo conto però che sopra la riva c’è
un salto di 50 metri almeno di rocce verticali. Fregato! Provo a seguire una stentata traccia che si infila in un valloncello più ripido, con la vaga speranza che giunga fino a riva.
l sentiero all'inizio è ben visibile, ma poi scendendo si perde in mille rivoli...
La fregatura: eccomi in vista dell'Avisio, ma c'è un salto verticale di 50 metri
Devo fare molta attenzione: ci sono
traversi un po’ esposti con uno strato di fogliame secco: scivolare qui significa infilarsi di gran carriera in un canalino terroso con tuffo finale nell’Avisio. Dopo un traverso un po’ rognoso dove mi puntello ben bene coi bastoni, ecco la traccia che si infila in un stretto passaggio fino a riva. Ce l’ho fatta! Sono proprio
di fronte ai Pianacci, che stanno a mezza costa sull’altra sponda.
La frazione dei Pianacci sull'altra sponda
In cima ai roccioni a picco sull'Avisio: e adesso come si scende?
Purtroppo la spiaggia è cieca, non si può andare a monte né a valle, perché è racchiusa tra due roccioni a picco sull’acqua. Faccio delle foto un po’ sconsolato, dovrò risalire con le pive nel sacco. Verrò a sapere poi, come avevo intuito, che qui
un tempo c’era un guado con funi che collegava Pianacci con Altei.
La spiaggia cieca sbarrata da rocce a picco sul fiume:in questa zona esisteva un guardo con funi che collegava i Pianacci con Altei
Risalgo a ritroso per la traccia di discesa fino a delle rocce panoramiche. Provo a scrutare, tra la boscaglia, la riva verso valle, cercando di capire come passare. Vagolo un po’ in un pianetto nel bosco finché trovo
un’incerta traccia che cala per una valletta ripida, anche qui col maledetto fogliame scivoloso come sapone. Scendo con cautela, aggrappandomi alle piante, e riesco con grande soddisfazione ad arrivare sulla riva, a valle dei roccioni.
Eccomi a valle dei roccioni, la riva è ampia, posso proseguire verso valle
Qui l’Avisio compie una larga curva verso sudovest, con
un’ampia golena ricoperta di boscaglia e col fondo sabbioso. Un posto magnifico. Seguo il corso principale vicino all’acqua saltando sulle pietre:
riesco a scendere verso valle per quasi un chilometro, fino al grande e
spettacolare torrione roccioso che sbarra il cammino.
Sguardo indietro verso i Pianacci, in alto si scorge la chiesa di Piscine
Scendo lungo la riva, verso la forra del Castelir
L'alveo si restringe
Sguardo verso monte, con l'enorme distesa di pietre di un ramo secco del fiume
Sulle rive ci sono sassi dai mille colori
Scendo verso valle per quasi un chilometro
Sguardo indietro verso Piscine
Strane pietre colorate...
Angoli di magnifica bellezza lungo il fiume
Eccomi alla forra col torrione roccioso, impossibile proseguire oltre
E’ impossibile proseguire, ma scrutando in alto le rocce vedo
il solito capanno di caccia: se riesco ad arrivarci è fatta, da lì c’è sicuramente una traccia. Vago nella golena e poi
risalgo un po’ a naso verso antichi terrazzamenti invasi dalla vegetazione, quindi trovo una traccia un po’ esposta che va dritta al capanno proprio in cima al torrione: è fatta! Da qui salgo per la boscaglia ripida fino a
intercettare uno stradello. E’ probabilmente quello che scende
Ai Piani: sulla mappa vedo un edificio, non resisto dall’andare a vedere.
Esemplari di anemone epatica
Sono riuscito a salire verso il capanno di caccia, l'ombra del torrione si proietta sulla spiaggia dell'Avisio
Il capanno di caccia domina l'Avisio
Mi alzo finalmente di quota, in alto a sx Piscine e sotto i Pianacci
Scendo per la ripida mulattiera e in dieci minuti sono alle rovine del vecchio maso. Anche qui un senso di desolazione per un mondo che non esiste più. Qua e là si intravede la bellezza di un tempo: l’inferriata di una finestra, un portone in legno, i volti a botte delle cantine, la scalinata di porfido. Vago un po’ tra le rovine con mestizia, cercando qualcosa di interessante o qualche scritta, ma tutto è ormai ridotto in macerie e ruderi pericolanti.
Il maso ai piani, ridotto in ruderi
Verso la forra del Castelir
Scendo ancora un po’ verso il fiume per dei viottoli fiancheggiati da muretti che si diramano dal maso e che conducono ad altri campi terrazzati.
Una vecchia mulattiera con le massicciate di muri a secco si infila con stretti zig zag in un ripido valloncello, quasi sicuramente scende verso riva.
Non ho più tempo però per andare a vedere, quindi decido di tornare indietro. Inizio la lenta risalita per boscaglie e terrazzamenti. A quota 700 metri circa faccio alcune deviazioni nella boscaglia per cercare
altri masi riportati sulle mappe, anche questi sono abbandonati e in rovina. In compenso la mulattiera ora è ben evidente e mi permette di risalire facilmente fino alla strada provinciale in circa mezz'ora: da qui in meno di un chilometro torna verso Altei per recuperare la macchina.
Ultimo sguardo all'Aviso prima di risalire
Gran bel giro, non troppo difficile anche se l'orientamento è piuttosto articolato e bisogna destreggiarsi spesso nella boscaglia ostile. Spettacolare la forra col torrione roccioso, un paesaggio che richiama scenari western di altri paesi.
Il percorso