Il Mas Bianc visto dalla sponda opposta dell'Avisio, nei pressi di Sottolona
Lo avevo visto dal lontano in una precedente esplorazione sull’altra sponda dell’Avisio,
da Sottolona, e mi era sembrato un posto bellissimo: il
Mas Bianc. Un edificio rurale circondato dalle vigne, in
un fazzoletto di terra strappato agli impervi versanti che incombono sul fiume. Decido di provare la discesa.
L'Avisio nel tratto tra Sottolona e Mas Bianc
Parcheggio nei pressi della chiesa di Cembra e prendo una
stradina che scende verso il fondovalle, prima quasi pianeggiante poi sempre più ripida. Bisogna districarsi in un vero
dedalo di erte strade di campagna che si dirama per i terrazzamenti che hanno modellato la valle che scende verso il fiume.
Col gps del cellulare è comunque abbastanza facile mantenere l’orientamento. Per accorciare il percorso taglio per le stradelle più ripide. Giunto a un
capanno di caccia su un roccione, vedo dall’alto il Mas Bianc, ma c’è un
salto nel vuoto di 80 metri. Devo trovare una discesa praticabile.
Mas Bianc visto dal roccione a picco
Bassorilievo in legno su una porta di un masetto nella campagne
Invece di seguire la più comoda e sicura stradina agricola asfaltata, mi intestardisco a cercare qualche traccia nella boscaglia, la trovo ma poi scompare. Mi infogno in una valletta ripida, faccio anche
uno scivolone nel fogliame e parto sul sedere come un missile in un canalino per 5-6 metri, prima di riuscire ad arrestarmi abbrancando una pianta provvidenziale.
Questo piccolo incidente mi impone una maggiore prudenza: mi infilo nell’impluvio e scendendo con cautela lungo un rivolo d’acqua che rende le rocce assai scivolose, supero un ultimo salto di roccia alto un paio di metri con
un’altra sederata, per fortuna senza danni. Ormai sono in fondo al vallone, entro nel vigneto e raggiungo il Mas Bianc.
Uno spettacolare muro a secco, utilizzando sassi tondi!
Il tetto del Mas Bianc collassato
E’ un edificio di 3 piani di una certa imponenza, intonacato di bianco (da cui il nome), cosa inusuale per i masi di campagna, purtroppo
collassato per il cedimento completo del tetto. Le macerie sono precipitate fino a pian terreno devastando ogni cosa.
Chissà che spettacolo doveva essere: sull’ingresso c’è ancora il numero civico (n. 2), le facciate hanno le finestre con le imposte verdi di legno fracassate. Un lampioncino penzola sfasciato dallo spigolo della casa.
Ho provato a entrare al primo piano, ma le porte sono bloccate dai detriti, sono riuscito solo a infilare la macchina fotografica.
Eccomi al Mas Bianc, purtroppo ridotto in ruderi
Il piano terra è invaso dalle macerie
Ho provato a entrare nelle cantine, forzando un po’ un grosso portone: anche qui ci sono le macerie precipitate dal tetto che ingombrano tutto, ma alcuni locali sono ancora integri, dove troneggiano delle
grandi botti in legno per il vino alte oltre due metri. Mi piacerebbe entrare negli altri locali ma è troppo pericoloso quindi esco, ho già rischiato a sufficienza.
La facciata anteriore
Il cedimento del tetto ha fatto collassare i piani fino alle cantine
Alcuni locali sono ancora integri, con le grandi botti per il vino
Talloncino accanto alle botti
Le grandi botti alte più di 2 metri
Appena fuori c’è il solito senso di mestizia per un mondo che scompare per sempre, nell’indifferenza generale.
Vicino al Mas Bianco c’è un piccolo rustico, utilizzato saltuariamente come magazzino per gli attrezzi da chi cura la campagna attorno. Nei locali, aperti, la solita desolazione dell’abbandono. All'esterno le edere si avvinghiano sui muri, lungo le porte da troppi anni chiuse. Nelle cantine trovo una vecchia carriola di legno, e addirittura il telaio di una bici da corsa! Chi diavolo possa essere sceso (e forse anche salito!) per le rampe micidiali da Cambra al Mas Bianc è un mistero.
Il rustico accanto al Mas Bianc
Porte chiuse da troppo tempo: le edere si "mangiano" tutto
Alcuni locali sono aperti: come resistere?
Anche qui abbandono e desolazione
Negli scantinati una vecchia carriola di legno sconquassata
Addirittura una bici da corsa... (!)
Ora scendo verso il fiume per una stradicciola di campagna: la piena s’è portata via un pezzo di campo realizzato di recente, deviata da un grande roccione sul quale si sono ammassate pietre, sabbia, alberi e piante. Impossibile proseguire: c’è una bella ansa di acqua calma, faccio qualche foto quindi provo ad andare verso monte.
Dopo la desolazione delle rovine del maso, lo splendore della natura sulll'Avisio
Devo risalire per i campi per
superare un promontorio di roccia, quindi con una discesa faticosa tra rovi e ramaglie riesco a scendere nella golena, dove c’è un boschetto di pini silvestri. La marcia è faticosa tra ramaglie e rovi spinosi, ma riesco ad arrivare fino a riva. Anche qui c’è un bellissimo scorcio su un “piscinone” di color verde scuro, tra sabbie e sassi colorati.
Provo a salire verso monte ma non c’è niente da fare: il fiume si incassa in una forra dalle pareti scoscese insuperabili.
Scorcio verso valle
I mille colori dell'Avisio
Il boschetto di pini nella golena
Il bellissimo "piscinone"
Vista verso monte, l'Avisio si incassa nella solita forra impraticabile
C'è da perdersi a guardare le pietre...
Arte Avisio
Ancora pietre bellissime...
Pazienza: qualche buona foto mi pare di averla fatta.
Ora tocca la risalita per le erte rampe asfaltate fino a Cembra. Decido di lasciar perdere le scorciatoie: meglio andare sul sicuro,
il territorio al di fuori dei vigneti terrazzati è molto impervio. Passo davanti a tanti piccoli masetti, per salite ripide lastricate di porfido, in
un labirinto quasi incredibile di muretti a secco: tutta la valle è state terrazzata, metro per metro, con una meticolosità da rasentare la follia.
I terrazzamenti visti dall'alto con Google Earth: la traccia in giallo il percorso fatto
Un masetto inghiottito dall'edera
Maso tra le vigne
Strada lastricata
Una vecchia marionetta appesa all'entrata di un maso
Giro corto e tutto sommato abbastanza facile (ravanate e sederate nella boscaglia a parte), ma di soddisfazione. Come sempre. Ci sono ancora tanti posti da vedere... Ormai l’Avisio è diventato quasi una droga.
La discesa da Cembra, al centro Sottolona