Scendendo lungo l'Avisio, verso Maso Conti
Esploro il tratto di Avisio sotto Capriana. Scendo con la macchina un poco sotto
Maso Lio e parcheggio nello spiazzo dove c’è
il bivio con la forestale per Rover. Quindi con lungo traverso scendo a piedi per la strada asfaltata fino ai baiti de
Le Caneve. Qui vedo qualcosa di strano in un recinto, qualcosa che non ho mai visto:
dei grossi maiali pelosi! Mi avvicino incuriosito a chi li sta accudendo, una giovane donna e una ragazzina: sono di
razza mangalica, originari dell’Ungheria, mi spiega la ragazza. Con la loro folta pelliccia sono molto resistenti ai climi rigidi e possono stare all'aperto anche durante l'inverno, anziché costretti in strette porcilaie. Questo permette loro una vita ruspante e senza stress: ergo, carne più buona e sana. La piccola Sofia è molto orgogliosa dei suoi maiali, dice che sono molto docili ma a volte mordono, forse per giocare. Gli porta da bere e da mangiare quasi tutti i giorni.
La piccola Sofia accudisce i suoi maiali pelosi
Dopo questa curiosità singolare proseguo
la discesa verso il fiume con un buon sentiero che scende fino al Maso Ponte (ruderi), dove un tempo c’era appunto
un ponte che collegava le due sponde, travolto dall’alluvione del 1966 e mai più ricostruito. Oggi restano solo le
fondazioni di cemento.
La mulattiera che da le Caneve scende verso l'Avisio a Maso Ponte
Il "piscinone" nei pressi di Maso Ponte
La natura qui è bellissima: l’Avisio rallenta la sua corsa e forma quasi una specie di laghetto dove sostano germani reali e aironi cinerini, peraltro molto guardinghi e che si levano in volo appena si prova ad avvicinarsi.
Da NE arriva il sentiero da Rover, che prosegue in modo più incerto nella boscaglia amazzonica,
lungo la golena in direzione di Maso Conti. Seguo la traccia per un po’ ma poi
l’abbandono per raggiungere la riva, fotograficamente e paesaggisticamente più interessante.
Scorcio sulla riva opposta: si nota la vegetazione ripariale piegata dalla grande piena di fine ottobre 2018
Il tratto "amazzonico" nella grande golena: la vegetazione è ancora primaverile, tra poco tempo sarà un vera jungla
Qui il fiume si restringe ma riesco comunque a passare lungo la riva
Cammino a lungo sulle pietre. Affronto quindi il
breve tratto attrezzato con cordino che permette di superare 5-6 metri più in alto delle rocce a picco sull’acqua. Proseguo ancora per incerto
sentiero che costeggia il fiume, a ridosso delle rocce: la piena di fine ottobre scorso ha riempito di detriti la riva e spesso il passaggio è difficoltoso. Questo tuttavia è un tratto che ho già percorso in precedenza e quindi non ho particolari problemi, salvo
aggirare schianti qua e là.
Sguardo indietro verso i roccioni attrezzati col cordino, in alto si scorge la frazione di Casatta
Il tratto di sentiero che passa a ridosso delle rocce
Altro scorcio magnifico
Arrivo al punto dove il sentiero abbandona l’Avisio per salire verso Maso Conti: ignoro la deviazione e
proseguo lungo la riva in un tratto che mi è del tutto ignoto. Riesco ad avanzare per oltre mezzo chilometro, costeggiando il fiume e il margine della golena invasa dalla boscaglia,
fino ad un’alta parete rocciosa che precipita verticale: è la
forra sotto la frazione Fraine. Impossibile proseguire. Cerco allora, come sempre,
una via d’uscita verso l’alto, vagando un po’ nella morena per cercare qualche traccia utile.
Piscina naturale...
Questo tratto di fiume è molto ampio
Abitante dell'Avisio: una rana temporaria si scalda al sole
Spiaggetta...
Strane pietre...
Entro nel cono d'ombra della forra
Eccomi alla forra, di qui non si passa
Arrivo in una grande radura fangosa piena di impronte di cervi: mi guardo attorno e vedo il solito capanno di caccia, circa 100 metri sopra la mia testa, a picco su una parete verticale. Da qualche parte, immagino, i cacciatori dovranno pur scendere per recuperare la selvaggina fucilata. Infatti vedo delle tracce e
provo a risalire nella boscaglia ripida una valletta, non sempre agevole nell’intrico della vegetazione.
Trovo una traccia più evidente che mi riporta in quota per una dorsale boscosa, fino a intercettare un
bellissimo sentiero che traversa in costa. E’ quasi fatta!
Inizio la risalita per la boscaglia
Antico maso
Ingresso
La scalinata esterna ancora intatta
Il sentiero corre parallelo un centinaio di metro di dislivello sotto la strada provinciale: si infila in un primo impluvio dove trovo i ruderi di un
antico maso abbandonato. Dev’essere stato molto bello: disposto su due piani, si vedono le scalinate intorno, le cantine coi volti a botte. Purtroppo è quasi tutto distrutto.
Supero una dorsale e scendo in un secondo impluvio. Da uno squarcio nella vegetazione avvisto
Maso Dos sull’altro versante. Quasi sicuramente sono sul vecchio sentiero di collegamento, e infatti oltrepassato il rio il sentiero sale leggermente con un traverso per campi terrazzati fino a raggiungere il maso.
Ecco Maso Dos in vista
Il sentiero risale dei terrazzamenti
Ora si tratta di capire come tornare alla macchina, che è ancora parecchio distante. Chiedo ad un indigeno dell’eventuale esistenza di un sentiero verso Maso Lio, che mi eviterebbe di rientrare per la strada provinciale.
Mi spiega che il sentiero una volta c’era, ma è interrotto da una grossa frana. Gli chiedo se è una frana “brutta” e si riesce comunque a passare ma mi fa deciso segno di “no” con la testa, come dire: “làsa perder”. Sarei quasi tentato di provare ma l’ora è ormai tarda e non è il caso di andare a infognarsi. Quindi dò retta all’indigeno e
risalgo sulla strada provinciale, da dove rientro in 2 2 km fino all’
ex Albergo Miravalle, e da qui per
scorciatoie di campagna fino a Maso Lio e quindi alla macchina.
Arrivo a Maso Dos
Rientrando dalla strada provinciale, la visione spettrale di Maso, frazione abbandonata durante l'alluvione del 1966
Bel giro pure questo, anche stavolta sono riuscito a fare un giro ad anello: visto il terreno ostico e in gran parte ignoto, la quasi assenza di sentieri, non era un risultato così scontato.
Magnifici gli scorci sull’Avisio: non ci si abitua mai a tanta bellezza.
Il percorso