La forra sotto Lisignago
Giro corto stavolta, ma è stato quasi un massacro. Da
Lisignago, dai pressi della chiesa, scendo per ripide stradelle di campagna fino alla bella
Chiesetta di S. Leonardo, posta su un cocuzzolo a picco sull’Avisio. Le sue origini sono incerte: sembra sia stata costruita attorno al 1400-1500, costruita sulle fondazioni di un precedente
castelliere andato distrutto nel 1265. All’interno c’è una
pregevole serie di affreschi di un anonimo maestro tirolese.
Il cocuzzolo con la chiesetta di S. Leonardo
Le origini sono incerte, pare che la chiesa sia stata costruita intorno al 1400, al posto di un più antico castelliere distrutto nel 1200
Vista de l'Avisio verso sud
Veduta verso monte, dove in teoria dovrei scendere
Dalla altura della chiesetta posso osservare la forra dell’Avisio per decidere meglio da che parte scendere. Una strada di campagna cala verso dei terrazzamenti fin quasi sul fiume. La seguo per un po’ poi, a un tornante, trovo un vecchio sentiero in costa che mi incuriosisce: lo seguo e con un traverso supera un impluvio per poi arrivare, con mia sorpresa, ad una
falesia di roccia attrezzata con parecchie vie per il “dry-tooling”. Non me l’aspettavo.
IL dosso della chiesetta visto dal basso
La falesia attrezzata
Qui il sentiero purtroppo è stato cancellato dai nuovi terrazzamenti sottostanti per le vigne. Scendo per i campi fino a un poggio roccioso, una
cinquantina di metri a picco sopra l’Avisio. Ci deve essere per forza una traccia, penso, cerco un po’ e la trovo.
Scende per la dorsale rocciosa e poi in un valloncello, quindi raggiungo la riva: è un posto magnifico, poco a valle della forra. Impossibile passare verso monte, provo allora a scendere verso valle. Il fiume fa una grande “esse”, con una
bella golena di ciottoli colorati e una fantastica spiaggia di sabbia finissima.
L'Avisio visto dal promontorio roccioso a picco sul fiume
Vecchio maso
Le anse meravigliose di acqua calma formano delle piscine naturali
Eccomi sulla spiaggia, in fondo alla forra sbarrata da rocce
Sguardo verso la chiesetta sul dosso
Di qui non si passa, però si potrebbe fare il bagno
Sguardo indietro alla forra, mentre mi sposto verso valle
Dopo poche centinaia di metri però arrivo in un’ansa sbarrata dai soliti maledetti roccioni. Che fare? Risalire per la stessa via di discesa è fuori discussione. Vado avanti e indietro per la golena osservando il costone nella speranza di trovare qualche traccia che traversa più in quota. La trovo: è molto vaga e invasa dalla vegetazione. Provo a seguirla ma si mette subito male.
La traccia è vaghissima, forse di animali più che pescatori, interrotta varie volte da canalini franosi ripidi. Ma Il ripido è il meno:
selve fitte di rovi spinosissimi mi avviluppano in un groviglio spaventoso.
Fantastica spiaggetta di sabbia finissima
L'orrendo traverso-incubo nella boscaglia
Tengo duro, mi infilo negli spiragli di vegetazione, piego le piante, sposto ramaglie, scavalco i tronchi, avanzo a testa bassa come un mulo che tira la soma.
Sembra quasi che i rovi abbiano vita propria: mi sbarrano il passo e poi mi inseguono perfino, mi tirano indietro, mi afferrano le scarpe, si aggrappano alla zaino, mi strappano via il cappello, gli occhiali, mi sbrindellano le mani e la faccia. Un incubo e una sofferenza nel caldo africano che peggiora la situazione e che mi fa sudare come un bufalo, mentre penso a quante zecche mi sto prendendo stavolta.
Un incubo che dura quasi un'ora e che spero di non ripetere mai più. In ogni caso riesco a passare dall'altra parte e raggiungere un terrazzamento: sembro uscito da una lotta all'ultimo sangue con 10 gatti rabidi. C’è anche una traccia decente.
Uscito dal traverso spaventoso guadagno quota e rivedo il fiume dall'alto
Raggiunti i vecchi campi terrazzati la vegetazione è meno fitta e c'è anche qualche traccia
Gli onnipresenti muri a secco, sono davvero in ogni angolo della valle
Rimergo dalla boscaglia, vorrei andare verso sud ma nell'ombra nera in foto c'è un canyon profondissimo. Torno su e ciao
Ritorno a Lisignago per le ripide strade tra i campi terrazzati
Le vigne con l'Avisio sullo sfondo
Penso di aver risolto e invece c'è una specie di canyon insuperabile con rocce a picco... Devo tornare su, scornato, per i campi. Per soprammercato, in alto gli indigeni hanno sbarrato il sentiero con delle reti di metallo e devo arrampicarmi come una scimmia per saltare su un strada di campagna, che mi riporta finalmente a Lisignago, esausto. Ora che ne sono uscito vivo, una cosa posso dirla: nonostante tutto, è stato bellissimo