Il maso abbandonato da circa mezzo secolo
Mi era incredibilmente sfuggito finora, nei molti giri fatti nei dintorni qui vicino a casa, ben nascosto nella fitta boscaglia. Ho scovato
questo maso rurale per caso, intravedendo qualcosa nelle foto aeree. Successivamente l'ho individuato a vista scendendo verso
Valcava, a mezza costa sopra il
Rio Brusago.
Masi semi-abbandonati ai Còleri
La Val Santa lungo il Rio Brusago, purtroppo sconciata da briglie, tagli e quindi gli schianti di fine ottobre
I masi sono quasi tutti in rovina
Altro maso tra Coleri e Moschi, dev'essere stato molto bello all'epoca
Non esistono praticamente notizie, io almeno non sono riuscito a trovarne. La zona, chiamata
Còleri, era un tempo abitata assieme ad altre località nei dintorni come
Moschi,
Ferari,
Bortolai e
Caloneghi (quest'ultimo sulla sponda opposta), da diversi masi sparsi, in gran parte oggi in rovina, lungo il corso del Rio Brusago. Anche di questo maso che vado a visitare non si sa quasi nulla: il nome dovrebbe essere "Scòpoli", abbandonato dagli ultimi due abitanti che si rifugiarono al Gabàrt durante l'alluvione del 1966.
Mappa di metà '800, nel cerchio il maso
Della presenza umana di un tempo sono rimasti per lo più ruderi, qualche capitello, le antiche mulattiere
La mulattiera che traversa verso i Sveseri
Il maso è a metà costa ma irraggiungibile dalla
mulattiera d'un tempo, sepolta dagli schianti della recente ondata di maltempo. Quindi dai masi di fondovalle a valle di Brusago, sull'Altopiano di Piné, cerco una traccia: ne trovo una molto vaga, salgo tra i terrazzamenti abbastanza disagevoli tra tagli e schianti che hanno
miracolosamente sfiorato il maso.
Schianti di alberi hanno miracolosamente risparmiato il maso
Il maso è piuttosto grande, disposto su due piani, c'è una scala un legno esterna molto pericolante. A piano terra ci sono diversi locali, le stalle coi volti di sassi ancora integri, piene di rottami e attrezzi vari. Entro nel fienile, ci sono ancora le balle i fieno, per terra trovo vecchi giornali degli anni '70, e diverse scarpe da donna.
Il fienile
Una pagina del giornale L'Adige con la data: 6 luglio 1973
Un vecchio giornalino, con un'immagine di Dario Fo giovanissimo
Scarpe da donna nel fienile
Le stalle a pianterreno
Le cantine sono ingombre di masserizie
Un locale coi volti ancora integri, fatti di sassi
La scala esterna in legno, decisamente pericolante...
Un'altra scala esterna di pietra mi permette di entrare al piano superiore.
Dentro c'è uno sfascio quasi totale: reti, materassi sparsi, rottami di ogni tipo, e pure i soffitti cadenti. Entro con circospezione, i pavimenti in legno non mi danno molto affidamento. In fondo a un lungo corridoio c'è la cucina devastata ingombra di suppellettili varie e rottami, una piccola frana è addirittura entrata dalla finestra.
L'ingresso al piano superiore
Stanza da letto
Il corridoio che conduce alla cucina e ad altre stanze
La cucina
La stufa, riscaldava l'ambiente e la stanza attigua con delle piastrelle a olle
Il soggiorno
Giornalini dell'epoca: un articolo sul saltatore d'asta Renato Dionisi e il fumetto "Piccola Eva"
Interruttori e ragnatele
Riesco ad arrivare agli altri locali, sempre con prudenza perché tutto appare abbastanza percolante.
C'è una camera da letto, una specie di
soggiorno. Nel piccolo atrio di ingresso un
paio di calzoni di fustagno sono rimasti appesi all'attaccapanni. Su una mensola una
rivista in bianco e nero,
una moka, un
ombrellino da donna.
Angolo dell'ingresso
Verso la cucina
Stanza da letto
Verso l'ingresso
Si prova sempre un vago
spaesamento ma anche un
irresistibile fascino quando si entra in queste case abbandonate da decenni. E' come tornare indietro nel tempo. Si prova ad immaginare chi fossero gli abitanti, cosa facessero e come vivessero. Di chi era l'ombrellino? E le leziose scarpe da donna? C'erano bambini? Sembrerebbe di sì, a giudicare dai giornalini a fumetti. Saranno ancora vivi? Forse abitano ancora in Piné... Chissà se la casa è stata abbandonata un po' alla volta, oppure in un giorno preciso, quando la famiglia ha dato l'ultima mandata alla chiave della porta, per non tornare mai più.
Un paio di pantaloni sono rimasti appesi
Il percorso