Il paese abbandonato di Maso
Dall’altro versante della valle si ha una visione d’insieme abbastanza spettrale: i ruderi delle
frazione abbandonata di Maso, si intravedono nella boscaglia. Ma è “da dentro”, aprendosi un varco tra una
vegetazione quasi amazzonica, e aggirandosi non senza difficoltà tra quel che resta dei vecchi edifici, che l’impressione è ancora più forte.
Da Casatta vista verso Capriana prima di scendere sull'Avisio
Ruderi nella boscaglia
Tra i ruderi delle case abbandonate di Maso
La boscaglia amazzonica ha avviluppato ogni cosa
Delle case sono rimasti ancora in piedi i muri perimetrali, soffitti e solai sono quasi tutti crollati travolgendo ogni cosa fino a pianoterra. Le cantine invece, coi robusti soffitti “a volta”, sono ancora intatte. Nonostante all'esterno la temperatura superi abbondantemente i 30 gradi, dentro c'è un bel refrigerio. Entrando con circospezione, e anche un filo di preoccupazione che crolli tutto, si percepisce come doveva essere la vita d’un tempo: ci sono ancora varie masserizie, le mangiatoie in legno nelle stalle, botti per il vino nella cantine, delle vecchie stufe, un gran numero di attrezzi agricoli sfasciati. Qua e là brandelli di vestiti, secchi, pitali in gran quantità (!), scarpe da donna, da uomo e perfino scarpe di bambino.
A Maso abitavano circa 30 persone, c’era ovviamente l’acqua e anche la corrente elettrica. La frazione fu abbandonata precipitosamente durante l’
alluvione del 1966, invasa da impetuosi torrenti di fango della
frana di Barcatta. Da allora non vi abita più nessuno. La foresta si è impadronita delle case fatiscenti, dei viottoli, degli androni, perfino delle cantine, dove le radici entrano dall’esterno dalle piccole finestre per succhiare un po’ di umidità. Gli alberi crescono dentro le stanze al pianterreno, puntando verso la luce che filtra dai soffitti sfondati. Le vecchie scalinate sono coperte di muschio, le imposte delle finestra scardinate, le travi dei solai crollate. I sotterranei negli edifici più grandi sono composti da diversi locali comunicanti, con piccole finestrelle in alto per ricevere un po’ di luce dall’esterno.
Il 1966 è stato l’anno tragico dell’alluvione, che provocò gravi danni in tutto il Trentino. Anche la
Val di Cembra fu duramente colpita. E’ stato, in qualche modo, un avvenimento epocale: praticamente
quasi tutte le attività lungo il fiume Avisio furono gradualmente abbandonate. Ponti e passerelle che collegavano le due sponde, travolti dalla piena, non furono più ricostruiti. I terrazzamenti realizzati nei secoli sul versante meridionale con le varie coltivazioni, lasciati al loro destino, invasi progressivamente dalla boscaglia.
Furono abbandonati anche i mulini, le fucine, i masi, le calchère, i vecchi sentieri, le mulattiere, i grandi castagni che ancora si incontrano superstiti e malandati nel fitto della boscaglia. Troppo pericoloso vivere su quel fiume che era stato frequentato assiduamente in passato. Quel mondo rurale è scomparso rapidamente, nel giro di pochi decenni: qualcuno ha resistito strenuamente in qualche maso fino agli anni ‘70, poi l’abbandono definitivo per andare a vivere nei paesi più a monte, al sicuro, oppure emigrando verso le città o addirittura all’estero per avere uno stipendio fisso meno precario che vivere coi magri raccolti coltivando la terra.
Una madia dove erano conservati mangimi per gli animali
Negli ultimi anni sembra di vedere una leggera inversione di tendenza: gente in pensione che ritorna ad abitare la casa dei nonni, giovani coppie che comprano casa e ristrutturano, qualcuno mette su una piccola attività agricola o turistica. Il grande oblio che ha avvolto l’Avisio nell’ultimo mezzo secolo, inizia forse ad allentarsi. Grazie al connubio tra ambiente, agricoltura e turismo soft.
Vedute del frazioni di Pozze e Casatta
La frazione fantasma di Maso è raggiungibile facilmente con una strada forestale, oppure con sentiero malagevole da Pozza, una piccola frazione sotto Casatta.
Molta attenzione nella eventuale visita ai ruderi, sono tutti pericolanti e a rischio crolli. Dopo aver perlustrato Maso e le sue case abbandonate, sono sceso fino al fiume per far scomparire la mestizia grazie ai soliti, meravigliosi paesaggi fluviali dell'Avisio.
La grande golena sotto alla loc. "4 venti"
Risalendo la golena verso monte
In cima alla golena il passaggio è sbarrato dalle rocce a picco sull'acqua
Il percorso: la discesa da Casatta verso Maso e l'esplorazione delle lunga golena sull'Avisio