Dallo storico sentiero della Corvaia vista verso Segonzano, in basso a destra il cCastello omonimo, col M. Rujoch sullo sfondo
Tante volte, camminando lungo l’Avisio verso la forra di Pra, avevo visto sull’altra sponda un
misterioso maso sepolto nella boscaglia. Come diavolo ci si arriverà? Se c’è un maso, ci deve per forza essere un strada, una mulattiera, un sentiero, insomma qualcosa. Sulle carte zero. Allora mi sono studiato le
mappe lidar e quelle austroungariche del 1850. Scopro così due incerte vie:
una bassa da Cantilaga e
l’altra dall’alto da Portegnach. Si prova la via bassa.
Il Ponte di Cantaliga
Antico e bellissimo maso
Vista sull'Avisio e il microscopico abitato di Prà
Da Cantilaga passiamo il ponte omonimo e presso il grande castagno costeggiamo i campi con le vigne verso nord. Finiti i campi, ecco il pertugio nella boscaglia, con un
vago sentiero che passa una cinquantina di metri sopra il fiume. Proviamo a seguirlo, ma non è facile: ci sono parecchi schianti, le foglie con la neve sono scivolose come il sapone.
Mettiamo i ramponcelli. Gli schianti ci fanno soffrire parecchio, dobbiamo superarli via camminando sulle pietre coperte di neve e attraversando cortine di rovi spinosi. Raggiungiamo
un valloncello con antichi terrazzamenti e un torrente che scorre fragoroso, proviamo ad avanzare lungo la riva fino a incontrare dei salti di roccia. Dobbiamo risalire e provare in costa. Facile a dirsi: volano i primi bestemmioni paurosi che echeggiano sinistramente nella boscaglia.
Si comincia a ravanare sulla traccia di sentiero che diventa sempre più vaga
Volano i primi bestemmioni per superare i numerosi schianti
Nel valloncello con gli antichi terrazzamenti
Torrente che abbiamo dovuto superare
Abbiamo superato l'abitato di Pra, proviamo ad andare avanti
Siamo riusciti a scendere a riva, Max non resiste dall'immergersi nelle gelide acque avisiane...
Eccoci all'altezza del vecchio mulino di Prà
Arriviamo appena all’altezza del Mulino di Prà. Insistiamo e riusciamo a passare per un pelo altri salti di roccia a picco sul fiume. Dopo una ostica ma per fortuna
breve discesa, siamo finalmente
sulla golena tra gli antichi terrazzamenti. Dopo aver attraversato una boscaglia spinosa
ecco apparire il vecchio maso che emerge dalla giungla avisiana. E’ ridotto quasi in rovine. Pare sia stato abitato fino agli anni '70, poi abbandonato come molti altri in valle di Cembra.
A pianoterra c’è la stalla con la mangiatoia, al primo piano uno stanzone vuoto con del fieno. Hanno portato via tutto il mobilio, non è rimasto più niente. Nei locali abbiamo trovato solo qualche attrezzo, un cesto, un forcone e vari rottami di scale e panche.
Proseguiamo sulla riva
Vista verso monte
Siamo costretti prima a salire per il bosco a causa dei roccioni verticali e poi scendere di nuovo a riva
Eccoci finalmente nella golena con gli antichi terrazzamenti
Ecco il maso sperduto!
Ci interroghiamo su chi vivesse in questo posto sperduto, sulle mappe non c’è neppure un nome di località. Proseguiamo tra cespugli di rovi, poi per uno
stradello fiancheggiato da colossali castagni. Arriviamo alle
pareti verticali di roccia dove ci sono le vie di arrampicata. Vediamo un cordino, in direzione del ponte tibetano. Saremmo quasi tentati di provare ma la roccia è verticale e assai viscida, non abbiamo neppure un pezzo di corda per assicurarci. Desistiamo, anche perché abbiamo anche il cane.
Nella golena intorno al maso
Chissà chi abitava qui in riva all'Avisio...
Il piano superiore
La stalla con la mangiatoia a pianterreno
Vecchio cesto intrecciato
Proseguiamo poco sopra la riva per un antico terrazzamento
Un colossale castagno
Ma dove diavolo ci porti? Stranamente non mi hanno ancora preso a sassate...
Eccoci alle falesie, si nota il cordino che traversa sulle rocce viscide... sarà per un'altra volta
Torniamo indietro al vecchio maso per cercare una traccia che salga verso Portegnach ma non la troviamo, ci sono troppi schianti
Torniamo indietro fino al maso e poi proviamo a seguire una
vaghissima traccia che sale nella boscaglia. Ci sono grossi schianti che sbarrano il passo quindi abbandoniamo la traccia al suo destino e
saliamo “a panza” per un costolone roccioso, che almeno ha una vegetazione non troppo fitta. Dopo una dura salita intercettiamo uno stradello molto meglio segnato: è fatta.
Saliamo ancora e raggiungiamo un gruppo di masi nelle campagne: su uno c’è scritta la data del 1656!Dopo aver ravanato nella boscaglia intercettiamo una antica mulattiera, probabilmente la stessa che scendeva al maso!
Ci alziamo di quota, finalmente vediamo Segonzano
Pugno di antichi masi...
La data sulla facciata: 1656!
Antico masetto...
Strane sigle...
Raggiungiamo finalmente Portegnach, facciamo un
pezzo di strada provinciale e poi decidiamo di
scendere nuovamente al ponte di Cantilaga seguendo un tratto dell’antico e
storico sentiero selciato della Corvaia. C’è una vista spettacolare verso
Segonzano,
Pra,
Teaio, illuminate nella luce nel crepuscolo:
sembra un presepe meraviglioso, all'orizzonte svetta il
Rujoch carico di neve. Accendiamo le
pile frontali, ormai è buio, e caliamo per lo stradello innevato fino al ponte,
chiudendo così il tracciato ad anello, quindi fino a Piazzo dove abbiamo la macchina.
Segonzano visto dallo storico sentiero della Corvaia che collegava le due sponde dell'Avisio al ponte di Cantilaga
Castello di Segonzano e a dx l'abitato di Piazzo dove abbiamo la macchina
Discesa per l'antico sentiero storico della Corvaia, col capitello omonimo
Calano le tenebre su Prà
Scesi a Cantilaga al buio, ma senza intoppi, eccoci al piccolo cimitero di Prà
Ed eccoci alla chiesa di Piazzo, sani e salvi anche stavolta
Esplorazione abbastanza impegnativa e faticosa: i vecchi sentieri ci sono ma sono così malmessi che non ci passa più nessuno da chissà quanti anni, di fatto sono ormai impraticabili. Poco male, abbiamo aggiunto un altro tassello di conoscenza sull’antica viabilità fluviale dell'amato Avisio.
ll percorso fatto, circa 13 km