Il maso dagli occhi blu
Quante volte ho visto da lontano, sotto la frazione di Parlo, il
masetto solitario rintanato ai margini di una radura in riva all’Avisio? Tante. Col 2020 decido di andare finalmente a vedere.
Apparentemente inaccessibile, almeno stando alle mappe moderne che non indicano né strade né sentieri, scopro grazie alle solite immagini Lidar (scansione aerea al laser), la via di discesa, confortato anche dalle
vecchie mappe austriache, dove è ben evidente la vecchia mulattiera. Ormai è come rubare in chiesa
).
Vista su Faver
Ortofoto di Parlo
Ecco la stradella, grazie all'immagine lidar
La frazione di Parlo
Discesa verso l'Avisio
La via infatti è quella più logica:
dal paese di Parlo una stradella di campagna scende fino al masetto alle “Fratte”, accanto ad una piccola pianura (una antica golena del fiume) coltivata a vigna. Imboccata la stradella, è come entrare nel freezer: tutto è bianco di brina.
La campagna sotto Parlo in inverno è una specie di freezer
C'è una bella e inaspettata stradella nel bosco che scende con alcuni tornanti
Le micidiali liane di vitalba stavolta sono evitate
Nei pressi di un torrente lo stradello si biforca, prendo la deviazione sbagliata ma me ne accorgo presto, torno indietro e prendo l’altro ramo, che mi porta finalmente al
masetto con delle curiose finestre blu, che lo fanno somigliare agli occhi di una faccia. Sopra la porta della stalla è incisa nella malta una data: "1950 8 10", ma
il maso è sicuramente antecedente perché è riportato nella mappa austriaca del 1850.
Ecco il masetto abbandonato
L'interno della stalla con la mangiatoia
La vigna sulla vecchia golena del fiume
L’interno è stato svuotato, così come la stalla, dove si vede appena la mangiatoia per gli animali.
C’è il solito senso di desolazione in questi masi abbandonati dove non è rimasto più nulla di chi li abitava o li utilizzava come ricovero. La campagna intorno invece è curata, qualcuno che "gira" ci deve essere.
Provo a scendere verso la golena, che però si percorre faticosamente perché ingombra di detriti dalla
piena di Vaia dell'anno scorso, inoltre un velo di ghiaccio ricopre i sassi e bisogna stare attentissimi a non scivolare.
Vado verso la riva attraversando la golena ingombra di detriti
Mi affaccio sulla riva, in alto il paese di Faver
Brinone sui sassi
Nella golena ci molte pietre di colore verde
Mi riaffaccio di nuovo sulla riva profittando di un pertugio tra la vegetazioe
Arrivo fino all’altezza del depuratore di Faver, coi soliti roccioni verticali invalicabili: peccato perché più a valle c’era un’ansa di acqua calma dove sguazzava un gruppo di germani.
Provo a risalire la golena verso nord, ma è una lotta estenuante tra schianti di tronchi e ramaglie da scavalcare e pietre scivolose come il sapone. Al primo slargo mollo la riva e cerco di risalire per una valloncello terrazzato con notevoli muri a secco, e i grandi castagni morenti nella boscaglia.
Ravano un po’ a intuito fino a sbucare in una vigna: da lì riesco a risalire la valletta verso Piazzo costeggiando il
Rio Regnana fino all’
antico ponte in pietra.
Torno verso monte, i sassi sono ricoperti di un velo di brina, bisogna stare molto attenti a non scivolare
Licheni verdi
Risalgo i campi terrazzati abbandonati
Grossi castagni
Scaletta "di servizio"
Risalgo la valletta del Rio Regnana, in alto il paese di Piazzo, sopra si scorge la chiesta di Segonzano
Da qui ritorno a Parlo dove ho la macchina: mi soffermo ad ammirare
la piccola cappella affrescata dedicata a santa Maria Maddalena risalente alla fine del 1600. Purtroppo è sprangata e non posso entrare a fare qualche foto decente, e nei paraggi non c'è un cane a cui chiedere. Per oggi dunque basta, ho fatto la solita sgambata sull'Avisio e direi che non potevo iniziare meglio l'anno nuovo
. Giro corto ma istruttivo, un altro tassello dell’antica viabilità dell’Avviso è composto.
La microscopica chiesetta nel centro di Parlo
Gli affreschi
Il percorso