Autore Topic: Mauro Corona dopo la tragedia del Cermis  (Letto 2445 volte)

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Offline AGH

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Mauro Corona dopo la tragedia del Cermis
« il: 09/01/2013 15:38 »
Non sono propriamente un fan entusiasta di Mauro Corona, ma stavolta direi che ha pienamente ragione
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"Neve finta e boschi violati così le mie montagne sono diventate un luna park"
Intervista a Mauro Corona, di Caterina Pasolini

ROMA - «Hanno ucciso la montagna per quattro schei, hanno svenduto la sua innocenza per soddisfare chi ha la frenesia della vita breve, chi vuole neve firmata e vive cercando di sfuggire la noia usando, consumando tutto e gettandolo via velocemente. Tra piste illuminate di notte dai fari invece che dalla luna, elicotteri che rompono il silenzio e motoslitte che vanno come razzi e coprono le impronte delle volpi. E cosi, tra superficialità e improvvisazione, accadono le tragedie».

Mauro Corona, scultore, alpinista, scrittore innamorato della montagna, «che credo abbia voce e ci parli, solo che molti non la vogliono sentire perché ci mette a nudo», il giorno dopo la sciagura del Cermis se ne sta nella sua baita di Erto. Pochi metri quadri affollati da duemila libri e riscaldati dalla stufa vecchia trecento anni ereditata dai bisavoli. Pronto ad uscire con le ciaspole per andare in alto, nel silenzio che «rigenera, dà energia mentre i tuoi passi fanno scricchiolare la neve».

Chi ha violato la montagna? «I più grandi distruttori sono stati gli stessi montanari che hanno fiutato la ricchezza nel soddisfare i ricchi che non vogliono faticare, che vogliono tutto e subito e sempre. E così neve anche a bassa quota e piste sempre più in alto perché a furia di distruggere la natura non nevica più, e impianti di risalita invece delle ciaspole, motoslitte a velocità pazzesche in cerca di emozioni».

Perché tutta questa frenesia? «La gente ha capito che la vita è sofferenza, è breve e quindi molti sono diventati dei nuovi nichilisti in cerca del piacere immediato e forte. E le montagne sono diventate solo un oggetto da consumare come al luna park, qualcosa da vendere o comprare, non da capire o amare».

E la montagna si vendica? «No, è che non la conosciamo, non la rispettiamo e così accadono gli incidenti. Non abbiamo il senso della misura, della sua forza, della nostra piccolezza. Non abbiamo più un vero contatto con gli elementi, non vogliamo il freddo, non sopportiamo il silenzio: persino nei rifugi e sulle piste c´è musica, frastuono, nessuno ascolta più la musica degli vento tra gli alberi».

Valli e vette sfregiate? «Non solo, è tutta la montagna ad essere violata: ci sono le concessioni del taglio dei boschi che cosi vengono distrutti dai boscaioli per amore di denaro. E io li ho visti: ora al posto delle mucche nella stalla hanno la Ferrari. E poi le centraline elettriche che bloccano i torrenti, la ghiaia portata via con la scusa delle esondazioni. Senza dimenticare i servizi ai piccoli comuni montani cancellati: i negozi chiudono, dimezzano treni e bus e i ragazzi per andare a scuola devono fare dei viaggi. Così si uccide la montagna: spingendo, costringendo la gente a scendere a valle per sopravvivere».

Cosa fare per salvarla? «Riscoprire la lentezza, ora non si ha neppure il tempo di guardare quello che ci circonda tra motoslitte, skilift e macchine, e poi puntare sui bambini. Se i genitori sono teorici dell´usa e getta forse bisognerebbe mandare guide alpine nelle scuole ad insegnare ai ragazzini cos´è la vera montagna, ad avere rispetto e la giusta cautela. È tempo per tornare a insegnare ai bambini che l´alta quota non può essere solo divertimento. Non va bene. Se non nevica non si va a sciare, punto. Ma fortunatamente è arrivata la crisi».

La crisi è positiva? «Sì, la crisi economica aiuterà a riscoprire le cose vere, per quello che sono, senza macchine e tecnologia».
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Intervista di Caterina Pasolini allo scrittore Mauro Corona, e articolo di Isabella Bossi Fedrigotti, a margine della nuova tragedia del Cermis. La Repubblica , e Corriere della Sera 6 gennaio 2013, postilla (f.b.)
la Repubblica

http://www.loscarpone.cai.it/news/items/la-montagna-un-tesoro-da-salvaguardare-1363.html?file=tl_files/news/Main/2012%20novembre/Articoli_Repubblica_Corriere_6gen.pdf
« Ultima modifica: 09/01/2013 15:43 da AGH »
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Offline Ciccò

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Re:Mauro Corona dopo la tragedia del Cermis
« Risposta #1 il: 09/01/2013 17:11 »
al di là della considerazione personale per il Corona nelle vesti del personaggio pubblico e per i suoi cavalli di battaglia che si ripetono forse da troppo tempo, direi che sono fondamentalmente d'accordo.
"Ognuno ha il proprio Everest da raggiungere..."

Offline Selvagem

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Re:Mauro Corona dopo la tragedia del Cermis
« Risposta #2 il: 09/01/2013 17:25 »
  Corona ha scoperto l'acqua calda, sono anni che sto andazzo va avanti e difficilmente si fermerà, solo l'asprezza del territorio respingerà i tentativi di insediamento turistico. E andare a vivere  in montagna è diventata quasi una scelta di vita di pochi, c'è chi si adatta e chi invece preferisce la vita "comoda" della città.
Più ne hai meno ne perdi

Offline southernman

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Re:Mauro Corona dopo la tragedia del Cermis
« Risposta #3 il: 09/01/2013 22:55 »
Condivido, tranne l'ultima frase. Facile fare il puro e predicare sulla positività della crisi, quando si vive beato mentre per alcuni anche i 20 EUR di carburante per poratrsi in montagna e fare una escursione sana e rispettosa della natura possono essere un problema. E mi fermo per non andare OT

Offline Artic

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Re:Mauro Corona dopo la tragedia del Cermis
« Risposta #4 il: 10/01/2013 12:04 »
come altri,sul "personaggio" Corona ho più di una riserva ma questa sua analisi la condivido in toto.