Autore Topic: Fermare il degrado  (Letto 3804 volte)

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Offline AGH

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Fermare il degrado
« il: 10/11/2012 09:09 »
Il giornalista e scrittore Paolo Rumiz sul degrado della montagna... che ne pensate?
--

Lettera di Paolo Rumiz al presidente del Cai Annibale Salsa.
In occasione del 98esimo Congresso del CAI - Predazzo.

Cari amici,
E’ curioso che non possa essere qui tra voi perché il mio giornale mi ha spedito a occuparmi di montagna.
Questa mia diserzione è figlia della stessa emergenza che sarà sul tavolo dei vostri lavori. Devo vedere cosa
accadrà quando la scure dei tagli pubblici si abbatterà sulle ultime scuole lasciate a presidio delle valli più
lontane e spopolate. Lo dico con dolore. Per l’ennesima volta devo monitorare un abbandono di terre alte che
apre la strada ai… cinghiali, al degrado e al saccheggio delle risorse. Il mio disappunto per non essere qui a
Predazzo è attenuato – ma solo in piccola parte - da questa mia “chiamata alle armi” a difesa dei territori di cui - oggi qui - vi occupate. Questa mia non è una semplice lettera formale di scusa per un’assenza. E’ qualcosa di più. E’ un’invettiva contro il degrado della montagna di cui vorrei che il Cai tenesse conto, e quindi vorrei fosse considerato un intervento a tutti gli effetti. Ritengo che i lavori sulla Tutela ambientale debbano essere prioritari su qualsiasi altra discussione, tale è l’emergenza che ci troviamo a fronteggiare. Tutto il resto – reclutamento soci, cultura, manifestazioni - sono quisquilie rispetto alla trasformazione biblica cui stiamo assistendo e che la civiltà dello spreco fa di tutto per non farci vedere nella sua reale gravità.
Gli alpinisti non sono una casta. Essi fanno parte dell’Italia e non devono tutelare se stessi per costruirsi serre riscaldate, ma esporsi in prima linea – nel vento forte - per tutelare coraggiosamente il loro Paese, il nostro Paese, senza guardare in faccia nessun Governo, nessun colore politico, nessuna confraternita di pressione economica o politica.

Vorrei che il Cai sapesse di essere una lobby e di avere una massa critica e una capacità di pressione sufficienti a cambiare le cose, una forza d’urto che esso può esercitare, se necessario, platealmente, facendosi sentire con iniziative clamorose sotto il portone del Palazzo. Non ci sono più alibi per
defilarsi. Ho cominciato a frequentare la montagna da bambino. Da adolescente ho sognato le prime arrampicate leggendo “Alpinismo Eroico” di Emilio Comici, e talvolta, inseguendo questo eroismo ho rischiato la vita da incosciente. Erano gli anni in cui, specialmente nella mia Trieste, le Alpi erano le sentinelle della Nazione. Da Aosta a Tarvisio gli Alpini uscivano ancora con i muli. Poi è arrivata la stagione adulta, il sesto grado, le nuove vie aperte in Pale di San Martino, Gruppo dell’Agner, Dolomiti della Sinistra Piave. A trent’anni ho lasciato l’arrampicata, quando ho messo su famiglia, ma ho continuato a frequentare la montagna con occhio attento alle sue genti e al suo habitat.

Negli anni seguenti ho raccontato l’Alpe come giornalista e scrittore, continuando a percorrerla in silenzio, e
più la percorrevo, più aumentava la mia insofferenza per certo alpinismo – ginnico, narciso e dunque infantile -che puntava all’estremo ignorando tutto ciò che circondava lo strapiombante itinerario verso la vetta. Tutto, a partire dagli uomini. Essi non vedevano l’agonia dei ghiacciai, l’inselvatichirsi del territorio, la desertificazione dei villaggi, la requisizione delle sorgenti, l’aggressione agli ultimi spazi vergini, la cementificazione degli altopiani, la costruzione di impianti di risalita nel cuore di parchi naturali. Non reagivano allo smantellamento del paesaggio che la nostra Costituzione ci impone di tutelare.

Nel 2003, l’anno della grande sete, ho monitorato le Alpi, in un affascinante viaggio di quattromila chilometri
dal Golfo di Fiume fino alle Alpi Liguri. Ne ho tratto un racconto a puntate uscito in 23 puntate su “la
Repubblica”, una pagina al giorno. Il Grande Male che ci mina dall’interno era visibile ovunque, nel
prosciugamento dei fiumi. Mai nella storia d’Italia, erano stati così spaventosamente vuoti. Il loro simbolo era il Piave, teoricamente sacro alla Patria, ma praticamente ridotto a un rigagnolo, un greto allucinante spesso più alto delle stesse strade che lo costeggiano. Uno stupro perpetrato dalla stessa Enel che aveva ereditato il
Vajont. Non esiste in Europa un Paese con i fiumi nello stato pietoso di quelli italiani. Le nostre acque non mormorano più, sulle nostre valli scende una cortina di silenzio funebre di cui nessuno parla. La gravità della situazionenon sta solo in quelle ghiaie allucinanti, ma nel fatto che pochissimi le notino, nel fatto che TUTTO attorno a noi – dalla pubblicità audiovisiva nelle stazioni alla dipendenza nazionale dai telefonini - è costruito perché non ci rendiamo conto del disastro e continuiamo a dormire sonni tranquilli fino a requisizione ultimata delle risorse superstiti.

L’opinione pubblica italiana dorme, sta a noi svegliarla. Sta a noi, innamorati della montagna, ricordare che
l’Italia è malata e nonostante questo c’è chi vuole succhiarle le ultime risorse. Una notissima multinazionale
dell’alimentazione sta apprestandosi a requisire le ultime fonti dell’Appennino tosco-emiliano; altre società
hanno catturato le residue sorgenti libere della Val Tellina con la scusa di preservare una risorsa preziosa. Si
inventano eufemismi per consentire gli espropri: per esempio “neve programmata”, per nobilitare quel salasso
di fiumi moribondi che si chiama innevamento artificiale. Si afferma che pompare acqua dai fiumi serve a sostenere l’economia della montagna e quindi a evitare lo spopolamento, ma tutti – anche i citrulli – sanno che quegli impianti affogano in deficit spaventosi che la mano pubblica, resa sensibile da opportune donazioni, sarà chiamata a coprire con i nostri soldi. E tutti, nel comparto, sono a conoscenza che più nessuno in Austria, Francia, Slovenia, Svizzera e altre nazioni montanare d’Europa, programma seggiovie a quote dove la neve non arriva se non episodicamente. Ma la grande scoperta della mia vita di giornalista è stata l’Appennino, che ho percorso metro per metro nel 2006, dando vita a un’altra serie di reportage. Ho scoperto un arcipelago di meraviglie e una rete di uominieroi che si ostinano a resistere in quota perché hanno la lucida certezza che l’equilibrio del nostro Paese dipende dalle terre alte. Un’Italia minore, dimenticata dal potere, della quale temo che il nuovo federalismo in auge servirà solo a sdoganare il saccheggio.

Il simbolo di questa aggressività suicida del Paese verso la sua montagna l’ho visto incarnato nella pastorizia,
massacrata di divieti e schiacciata da un’alleanza fra burocrati di provincia e una grande distribuzione che
spaccia nei nostri negozi carne straniera senza nome e senza qualità. La pastorizia, cenerentola dimenticata,
dopo essere stata per secoli inestimabile ricchezza del Paese. Sempre più spesso capita che ai piccoli comuni spopolati e in bolletta si presentino emissari di grandi aziende che, in nome dell’equilibrio ambientale e altre cause nobili come l’abbattimento del CO2 o il salvataggio delle acque, propongano la costruzione di piccole o grandi centrali, come quella a biomasse che presto stravolgerà la parte più intatta dell’Appennino parmense. Senza più lo Stato alle spalle, questi Comuni non hanno più gli argomenti tecnici e la capacità contrattuale per dialogare alla pari con questi giganti danarosi, capaci di mettere a tacere qualsiasi resistenza. La montagna da sola non ce la fa a proteggersi. Anzi, talvolta è la peggior nemica di se stessa.

Per questo credo che, oggi nel Cai, il ruolo di sentinella dell’Alpe vada rivisto. Noi soci restiamo sentinelle,
certo: sapendo però che il nemico non è più esterno alla frontiera, ma abita qui e si muove come vuole nella
finanza, nell’economia e nella politica del Paese. Per batterlo serve un’alleanza fra città a provincia, alpinisti e
montanari. Il Cai deve ritrovare lo spirito delle origini, laico e indipendente dell’Italia post-risorgimentale che
partì alla scoperta di se stessa, monitorando, crittografando, esplorando con passione ogni angolo sperduto
del territorio appena unificato. L’Italia è un Paese di montagna, e non voglio che diventi un’esausta colonia, a
disposizione di poteri senza patria. E verrà un giorno in cui i fiumi si svuoteranno, l’aria diverrà veleno, i villaggi saranno abbandonati come dopo una pestilenza, giorni in cui la neve e la pioggia smetteranno di cadere, gli uccelli migratori sbaglieranno stagione e gli orsi non andranno più in letargo. Verrà anche un tempo in cui gli uomini diverranno sordi a tutto questo, dimenticheranno l’erba, le piante e gli animali con cui sono vissuti per millenni.

Sembrano le piaghe d’Egitto. Invece è l’Italia di oggi. Pensate che uno ci dica tutto questo, un profeta solitario incontrato per strada. Gli daremo del matto? Oppure taceremo per la vergogna di ammettere che è già successo e di non aver fatto niente per impedirlo?
Paolo Rumiz
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Offline radetzky

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Re:Fermare il degrado
« Risposta #1 il: 10/11/2012 09:28 »
Il giornalista e scrittore Paolo Rumiz sul degrado della montagna... che ne pensate?

Verità scomoda ma vera, purtroppo !
Senza cultura storica del proprio passato non c'è alcuna speranza di salvare il territorio (quel che resta...) !
Non è un caso se i paesi confinanti citati hanno salvato tutto il possibile con grande amore.
Per quanto riguarda il CAI, cui associerei la SAT, IMHO  " Il Cai deve ritrovare lo spirito delle origini, laico e indipendente"
sarebbe già un bel punto di partenza....e guadagnerebbero qualche socio in più..
quando che le pegore le va a destra.. mi vago a sinistra. e quando le va a sinistra mi vago a destra !

Offline enry69

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Re:Fermare il degrado
« Risposta #2 il: 10/11/2012 09:53 »
Impressionante realtà.
Mi trova daccordo quando dice: Gli alpinisti non sono una casta. Essi fanno parte dell’Italia e non devono tutelare se stessi per costruirsi serre riscaldate, ma esporsi in prima linea – nel vento forte - per tutelare coraggiosamente il loro Paese, il nostro Paese, senza guardare in faccia nessun Governo, nessun colore politico, nessuna confraternita di pressione economica o politica...
Come si potranno cambiare veramente le cose a questo punto della situazione?
L’opinione pubblica italiana dorme, sta a noi svegliarla... Come posso io nel mio piccolo di sentinella cambiare le cose?
Non capisco poi cosa intenda Rumiz con...Per batterlo serve un’alleanza fra città a provincia, alpinisti e montanari...
L'oggetto del desiderio oggi è l'I Phone 5...ma ci rendiamo conto? Un telefonino.... :o
E' che le cose sono cambiate, i tempi e i costumi sono cambiati e "il CAI", dovendo fare i conti con l'oggi, difficilmente troverà lo spirito delle origini post risorgimentali per ripartire alla riscoperta di se stesso...
Solita figuraccia!
"Tra le montagne mi sforzo di perfezionarmi fisicamente e spiritualmente. In loro presenza cerco di capire la mia vita, di neutralizzare la vanità, l'avidità, la paura. Esamino il mio passato, sogno il futuro e avverto in maniera particolarmente acuta il presente. Ad ogni impresa rinasco".  AB

Offline Cipputiblog

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Re:Fermare il degrado
« Risposta #3 il: 10/11/2012 12:20 »
Rumiz indica con lucidità un fatto che forse i dirigenti CAI-SAT considerano in qualche modo "impuro": "Vorrei che il Cai sapesse di essere una lobby e di avere una massa critica e una capacità di pressione sufficienti a cambiare le cose, una forza d’urto che esso può esercitare, se necessario, platealmente, facendosi sentire con iniziative clamorose sotto il portone del Palazzo. Non ci sono più alibi per defilarsi".
Certe cose "passano" anche grazie al silenzio assordante di chi avrebbe il diritto-dovere di intervenire. Faccio sempre più fatica ad accettare che certi obbrobri vengano realizzati grazie al nulla-osta di sindaci e assessori che hanno la tessera della SAT in tasca e che magari hanno pure la faccia tosta di lasciarsi andare a lodi sperticate per il sodalizio...

Offline AGH

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Re:Fermare il degrado
« Risposta #4 il: 10/11/2012 13:56 »
Faccio sempre più fatica ad accettare che certi obbrobri vengano realizzati grazie al nulla-osta di sindaci e assessori che hanno la tessera della SAT in tasca e che magari hanno pure la faccia tosta di lasciarsi andare a lodi sperticate per il sodalizio...

a quali obbrobri ti riferisci in particolare? Secondo me la Sat fa quel che può (poco), però mi pare che sui grandi temi (nuovi collegamenti come val giumela, castrozza-colbricon, pinzolo-campiglio etc) sia stata presente con giudizi netti. E' stata in sostanza uno dei pochissimi soggetti "di peso" a manifestare contrarietà a un certo andazzo del cosiddetto sviluppo                                                                                                                                                                       
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Offline pianmasan

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Re:Fermare il degrado
« Risposta #5 il: 10/11/2012 13:57 »
La lettera di Rumiz è pervasa della stessa sincera passione che ho trovato nel suo libro, nato dalle traversate di Alpi e Appennini, libro che ho letto con gran piacere.
Come dice Enry, noi semplici escursionisti di poche pretese, ma assidui frequentatori e testimoni della montagna, come possiamo intervenire?
Con i nostri microcomportamenti, certo. Con una sensibilizzazione a livello “basale”, di conoscenti e amici, come ad esempio in GIM (cosa che peraltro facciamo già, mi pare). Con un rifiuto dell’uso di quelle strutture che vanno in senso contrario agli obbiettivi proposti da Rumiz. Il riferimento agli impianti di risalita è fin troppo facile. Io parlerei anche di certe vergognose strade in quota, che portano ad altrettanto indecorosi “alberghi di montagna”. E mi fermo qui…
Soprattutto importante sarebbe una presenza più concreta nelle associazioni che hanno a cuore, almeno nei principi informatori, le sorti della montagna. E’ in questi ambiti che molte voci deboli dovrebbero dare origine ad una sola voce potente, in grado di farsi sentire nelle alte sfere. Ciò comporta un impegno non solo ideale, ma anche di tempo. Questo è il freno maggiore di tanti associati. Parlo in primis per me stesso, metodico pagatore di bollini annuali e non altro. E’ poi naturale, nell’ordine delle vicende umane, che il sorgere di molte voci non tutte uniformi – e per fortuna, dico io - sia accompagnato da contrasti, dibattiti e contese anche aspre. Se questi disaccordi vanno tutti nella direzione del risultato cercato, molto bene. Purtroppo non raramente nelle associazioni c’è chi, anche “in alto”, rema contro a causa di un nefasto contatto con la politica.

Offline pianmasan

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Re:Fermare il degrado
« Risposta #6 il: 10/11/2012 14:04 »
L'unico appunto che vorrei fare all'intervento di Rumiz riguarda gli "altri".
Quando mi capita di assistere al finale di una tappa di montagna del Tour de France, vedo SEMPRE albergoni, residence, condomini. A me paiono dei veri obbrobrii. Li vedo così solo io? Di Svizzera a Austri non saprei dire, di Slovenia ci dirà Rad, che ha la cittadinanza onoraria.  ;D
« Ultima modifica: 10/11/2012 14:24 da pianmasan »

Offline southernman

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Re:Fermare il degrado
« Risposta #7 il: 10/11/2012 14:15 »
Non ho grande simpatia per Rumiz, cui rimprovero una certa spocchia intelletual-ambientalistica (facile fare la vita ecocompatibile 100 % con le spalle coperte), ma stavolta sono d'accordo con le opinioni da lui descritte. Ho letto ed apprezzato comunque il suo libro sulla traversata delle Alpi e degli Appennini. Del suo intervento mi ha colpito la struggente descrizione del Piave; ogni volta che andiamo in Cadore al passaggio sul ponte dell'autostrada monitoriamo sempre lo stato di quella che chiamiamo sconsolatamente "la pozza sacra alla Patria"  :(, e commentiamo che adesso non sarebbe di alcun ostacolo alle truppe austriache. A Pasquetta ho avuto modo notare che un tratto di oltre un km all'altezza di Ponte di Piave era completamente asciutto  ??? . Grazie a questo forum ho appreso anche la tristissima vicenda delle vacche importate morte di stenti nelle malghe, altra conseguenza di una gestione del territorio esclusivamente speculativa. L'unico passaggio del suo intervento che mi lascia perplesso è quello sulle centrali, in quanto ritengo che ogni progetto industriale andrebbe vautato rigorosamente ma senza isterismi. Su questo punto sono molto sensibile, visto che a causa della micidiale azione della trimurti burocrazia-poteri forti-ecologismo talebano, mi trovo ad essere quasi disoccupato  >:( >:( >:( >:(

Offline pianmasan

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Re:Fermare il degrado
« Risposta #8 il: 10/11/2012 14:26 »
Non ho grande simpatia per Rumiz, cui rimprovero una certa spocchia intelletual-ambientalistica...
Bene, ecco una voce non del tutto allineata, con esperienze sulla propria pelle. Brao!

Offline radetzky

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Re:Fermare il degrado
« Risposta #9 il: 10/11/2012 15:11 »
L'unico appunto che vorrei fare all'intervento di Rumiz riguarda gli "altri".
Quando mi capita di assistere al finale di una tappa di montagna del Tour de France, vedo SEMPRE albergoni, residence, condomini. A me paiono dei veri obbrobrii. Li vedo così solo io? Di Svizzera a Austri non saprei dire, di Slovenia ci dirà Rad, che ha la cittadinanza onoraria.  ;D

Gli obbrobri si trovano ovunque, purtroppo, quel che cambia è la quantità di orrori che si vedono in certi paesi.
Sicuramente i paesi dell'area latina sono quelli che ne hanno fatte di tutti i colori ed in alcune aree, in montagna, la Francia ha fatto anche peggio di noi, il che è tutto dire !
Mi viene spontaneo fare un paragone tra l'acqua ed il paesaggio: chi ne aveva di più ne ha sprecate quantità enormi, chi ne ha sempre avuto poco lo ha difeso e salvaguardato.
Ovviamente ci sono orrori anche in altri paesi come Austria e Svizzera ma sono circoscritti a poche aree molto ristrette sviluppate quasi esclusivamente per il turismo invernale: è anche molto probabile che la bassa densità della popolazione (grande fortuna per l'oggi ed ancor più per il domani !) abbia evitato di trasformare ogni villaggio in una stazione sciistica e, non da ultimo, in quei paesi scialpinismo,fondo e ciaspole sono molto più diffusi che da noi...
La Slovenia non fa testo, è agli albori ed ha pochissimo spazio (valli strette e profonde tra montagne verticali, un paradiso di torrenti) ed al momento è vergine salvo forse Kraniska Gora (piste del mondiale di sci e casinò) ma che è ben poca cosa rispetto, ad esempio, alla vicina Tarvisio che, peraltro, soffre di problemi diversi come vecchie caserme abbandonate ed aree doganali dismesse, obbrobriose per l'occhio.
Dove hanno spazio sulla costa però (Capodistria, Portorose) sono andati anche loro con mano pesante..
« Ultima modifica: 10/11/2012 15:16 da radetzky »
quando che le pegore le va a destra.. mi vago a sinistra. e quando le va a sinistra mi vago a destra !

Offline southernman

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Re:Fermare il degrado
« Risposta #10 il: 10/11/2012 15:22 »
Gli obbrobri si trovano ovunque, purtroppo, quel che cambia è la quantità di orrori che si vedono in certi paesi.
Sicuramente i paesi dell'area latina sono quelli che ne hanno fatte di tutti i colori ed in alcune aree, in montagna, la Francia ha fatto anche peggio di noi, il che è tutto dire !


Mi ricordo una stazione sciistica sui Pirenei, a forma di disco volante ...  >:(