Ore 2.20 la sveglia suona puntuale, è un'ora inusuale per fare colazione.
Fino a qualche anno fa a quest'ora rincasavo, magari frugando nel frigo alla ricerca di qualche
avanzo della cena.
Visto quel che mi aspetta (ma lo so cosa mi aspetta??) butto giù del caffelatte, pane e marmellata.
Una sistemata allo zaino e via.
Ore 3.00 puntuale lascio la macchina alla località Lenzi dove già vedo muoversi le prime frontali.
Da questo punto in poi devo solamente affidare il mio passo a chi mi precede, non sapendo chi sia.
E' la prima notte di luna nuova e questo non aiuta, il buio è pesto.
Alla spicciolata, da un sentiero che sbuca su un lato della piazzetta, arrivano i primi pellegrini che
partono dalle ultime case della località Hacleri, vicino al ponte che attraversa la Valle.
Sistemo le ultime cose e mi avvio al seguito di un rumoroso gruppetto di giovani.
Poco dopo mi ritrovo ad attraversare le ultime case in alto al paese prima di prendere la direzione
per la Val dei Battisti.
Tanta gente, tanti tipi di gente diversa, tutti con il loro passo procedono alla volta di passo Cagnon
in questa notte buia rotta solo dalle fredde luci dei LED delle frontali.Prima delle 5 arrivo a Passo
Cagnon dove già qualcuno si è fermato a prender fiato e a bere qualcosa di caldo. Girando lo sguardo
tante piccole luci procedono lente segnando il sentiero, in fondo alla valle le luci più calde delle
lampade al sodio dei paesi e dei centri più grandi.
Non tira un alito di vento, e la temperatura è gradevole. Mi fermo a prender fiato e dalle chiacchiere
capisco che ad qui è possibile procedere in due modi: attraversare alti fino a passo Cadin oppure scendere
a Malga Cagnon e poi risalire. Si dice che a malga Cagnon ci sia "L'Agnese che dale tre la mete su cafè",
mi pare scortese non passare a far un saluto all'Agnese.
Decido quindi di scendere verso malga Cagnon e dopo pochi minuti mi trovo completamente solo sul sentiero
che scende verso la malga. Mi fermo e spengo la luce per percepire appieno questo momento. Una timida luce
inizia a disegnare verso Est i profili di qualche montagna, ci vorranno ancora delle ore per poter procedere
senza la frontale.
Arrivo alla malga, entro.
[Flashback]: pare di tornare indietro di almeno cinquant'anni.
Nella stanza ci sono due tavoli e nell'angolo un camino dove scoppietta un fuoco che toglie di dosso
l'umidità di questa notte. Dalla porta che divide la cucina dal locale dove ci troviamo esce l'Agnese.
Stupenda. Incredibile e indescrivibile vecchietta che impersona la figura della nonna per antonomasia.
Porta caffè e biscotti per tutti questi viandanti.
La luce della lampadina appesa al soffitto mi permette di vedere le facce di chi fino ad ora mi ha segnato
il passo e scambio le prime battute con questi sconosciuti compagni di viaggio.
Attorno al tavolo tanti giovani che fanno quasi commuovere l'Agnese.
Scopro che l'Agnese "smalga" sempre per ultima dopo metà settembre proprio perchè "la speta sempre quei
de Pietralba" (e qui ecco svelata la meta).
[Fine Flasback]
Dopo una ventina di minuti si riparte alla volta di passo Cadin che si raggiunge in circa mezzora dalla
malga.
Al passo fa più freddo, sono le 6 e la luce prova con insistenza a farsi spazio. Ci riesce dipingendo all'orizzonte
i profili di montagne di cui non saprei i nomi, e che oggi forse non è così importante conoscere.
Ora il percorso è tutto in discesa prima sentiero e poi forestale. Non so se sia un caso ma in discesa il mio passo
è diverso da tutti gli altri: questo deve essere il motivo per cui cammino da solo.E' così per un bel po' finchè
prima delle 7 posso riporre la frontale nello zaino.
Prima delle 8, camminando sulla forestale, incrociamo la strada asfaltata che scende dal passo Manghen e sul tornante
si fa colazione.
Seguono dodici interminabili chilometri di strada asfaltata che regalano però bei scorci del torrente (rio Cadino) che scava la valle.
Arriviamo a Molina di Fiemme dove finalmente il sole riscalda e asciuga le nostre ossa. Scopro di essere a metà strada: sono le 9.30.
Non male, penso.
Attraversando Molina, camminando con un gruppetto siamo invitati a fermarci a bere nell'androne di una casa.
"...quei de Pietralba, i pasa sempre tuti i ani..."
Dopo Molina seguiamo per Predaia attraversando sparuti gruppi di case e proseguiamo in direzione del passo di S.Lugano che
segna il confine tra Trento e Bolzano.
Tuttavia prima del passo: prati, pascoli, orti e boschi di latifoglie.Sembrano così lontane le ore camminate nell'oscurità, sembra così
lontano il gusto del caffè dell'Agnese.
Il tempo pare correre di più quando è giorno e così a mezzogiorno in punto siamo a passo S.Lugano dove ci si ferma a pranzo.
Se prima avevo una timida idea di quale fosse il percorso, da questo punto in poi non ho la minima idea, conosco a malapena la direzione.
Con l'occasione del pranzo vedo tante altre facce che hanno camminato con me, tante sono ben riposate (segno che hanno intrapreso il cammino
ben più tardi e probabilmente da Molina).
Più ci si avvicina alla meta e più il numero di pellegrini aumenta.
Dal passo si procede ancora sulla strada finchè non ci si addentra in un sentiero che porta verso il Blatterbach.
Piove.
Un'ora di cammino sotto l'acqua non sarà quello che mi farà desistere dall'arrivare alla meta, tanto più ora che mancano al massimo un paio d'ore.
Il sentiero scende nella gola in fondo alla quale è posto il ponte che attraversa il torrente e poi il sentiero si impenna fino a dei pascoli
incantevoli.
Da qui, mi dicono, ci vuole ancora un'ora e mezza circa. Inizio ad accusare un po' di stanchezza (beh, son quasi dodici ore che cammino, ne avrò il diritto?)
Ed è un'ora e mezza trascorsa a camminare fra mucche e cavalli che pascolano senza badare a noi.
Poco dopo le 16 arrivo al Santuario di Pietralba.
Per chi cerca i dati tecnici sono tra i sessanta e i settanta chilometri (andrebbero misurati) e circa duemila metri di dislivello (questi li ha misurati
il mio altimetro).
Tuttavia i numeri contano davvero poco su questa esperienza davvero molto particolare.