Sono salito domenica scorsa con il cappello d'alpino sulla desolata cima dell'Ortigara.
Ancora oggi, a quasi cent'anni (10 -29 giugno 1917) dalla battaglia che là si combatté, è difficile sottrarsi alla suggestione dei luoghi ed alla pensosa commozione del ricordo. Questo sarà, fuor di retorica, il mio solo commento.
Disordinati e chiassosi attendamenti occupano prati, boschi e doline nei pressi di piazzale Lozze, ove giunge la lunga strada proveniente da Gallio. Cerchiamo il silenzio e con noi i molti alpini che, parlando con voce sommessa e quieta, risalgono la valle dell'Agnella. Essa si insinua tra il m. Campigoletti ad ovest e la cima Ortigara a est
Valle dell'Agnella
e fu una delle tante scene tragiche di questo teatro.
Quando la valle si chiude a settentrione, ci inerpichiamo sul fianco ovest dell'Ortigara
I rintocchi della campanella posta al margine della spianata ci annunciano la "colonna mozza", eretta nel punto più alto a ricordo delle molte penne nere, dei fanti, dei bersaglieri e dei granatieri che quassù lascairono la vita.
La campanella in alto
Un rintocco in memoria
La "colonna mozza"
Dopo la Messa la tromba suona il "Silenzio fuori ordinananza".
Poi in lunga e silenziosa processione scendiamo verso il cippo austriaco
per rendere omaggio anche ai caduti austro-ungarici.
Le solenni note di "Ich hatte einen Kameraden" (Avevo un compagno d'armi) chiudono la celebrazione.
Dal cippo austriaco uno sguardo alla cima.
Ich hatte einen Kameraden