Sabato, rinviata temporaneamente la salita al Carè Alto per incognita neve, e in compagnia di Passo Veloce abbiamo deciso di fare un esplorazione nella
Val Ceda, valle poco conosciuta del gruppo del Brenta.
Partenza con orario comodo, alle 8.15, da
Molveno (820m) in località le Segherie, situata dopo il campeggio lungo il lago;
il sentiero 326 sale fino ad incontrare una strada forestale e la segue fino alla località “la Vela” a circa 1150m di quota, subito dopo una sorgente; da qui inizia un piccolo sentiero che ripidamente nel bosco si alza fino alla radura di
malga Ceda Bassa, della quale rimangono solo i ruderi.
Con un successivo strappo su sentierino e tracce, dapprima nel bosco poi su ghiaioni e infine pascoli, si giunge presso
l’ex malga Ceda Alta (di questa non rimangono nemmeno i ruderi); superata una balza rocciosa ci si porta sull’ultimo pendio che scende dal
passo Ceda (2220m), sbocco della Pozza Tramontana.
Da qui lo sguardo si perde a 360° dalle cime del Brenta (Cede, Tosa, cima Brenta Alta) fino alla Paganella e il Bondone;
il sentiero prosegue in direzione sud e si inerpica sulla dorsale rocciosa fino ad incontrare il
sentiero Palmieri alla quota di circa 2420m;
Si pensava di salire fino a cima Ceda ma, dopo un rapido consulto, data la presenza di neve ghiacciata abbiamo preferito cambiare idea.
Proseguiamo quindi verso il rifugio Pedrotti e scendiamo quasi al fondo della Pozza Tramontana per poi risalire, aggirandola, fino al sentiero 304 nei pressi del rifugio.
Nonostante la bella giornata il freddo si sente, soprattutto dove non batte il sole, ormai penso che la neve caduta rimarrà per un bel po’.
Ci fermiamo al
rifugio Pedrotti (2491m); il contrasto tra le rocce dolomitiche e il cielo azzurro, la vista mozzafiato meritano una pausa.
Decidiamo di scendere dal sentiero tradizionale verso il rifugio Selvata passando dal nuovo baito Massodi; arrivati al rifugio Croz dell’Altissimo e seguendo poi la lunga strada forestale ritorniamo a Molveno.
Io trovo la val Ceda sempre bellissima, sarà per lo stato ancora selvaggio e incontaminato del luogo; ti trovi immerso nel silenzio più profondo, solo il vento e gli uccelli e qualche marmotta; sembra quasi che intorno le cose ti osservino, ti aspetti da un momento all’altro qualche incontro con un orso
o qualche altro animale.
Riconfermo anche stavolta la grinta di P.V. per la quale le salite toste ormai sono ordinaria amministrazione
.