Il meraviglioso Campo FlavonaAvevo adocchiato da tempo, grazie a mappe varie e Google Earth (sempre sia lodato) il
sottogruppo della Campa nel Brenta nord orientale, a me del tutto ignoto. Accarezzavo l’idea di una
traversata da Malga Campa a Malga Spora scavalcando la Sella del Montoz. L’idea era di farlo con due auto d’appoggio. Ultimamente però ho preso un po’ di coraggio e mi sono detto “Al diavolo le due auto, faccio anche il ritorno”.
Decido di provare, da solo, il giro è molto lungo, il tempo incerto ma ho diversi punti di appoggio e bivacchi nelle malghe se qualcosa dovesse andar storto. Per risparmiare un po' di dislivello decido di partire, anche se è un po’ più lontano, da
Malga d’Arza m 1597. Quando arrivo ci sono nebbioni bassi (i classici “nebbioni da Brenta”) che nascondono le cime.
Malga D'ArzaRaggiungo abbastanza rapidamente
Malga Loverdina 1768 e già mi pare di non andare un mazza: fa caldo e umido e sudo come una fontana, faccio troppa fatica per i miei gusti. Bevo molta acqua (forse troppa) dalla fontana della malga, ma il senso di spossatezza non migliora granché.
Malga LoverdinaNella Valletta dell’Inferno arrivo finalmente al bivio per Malga Campa, d’ora in poi mi muovo su territori totalmente sconosciuti. Infatti arriva la brutta sorpresa, il sentiero dopo aver raggiunto una selletta perde 100 metri di dislivello per scendere nel vallone Carbonari. Scendo e dopo un traversone sotto a roccioni verticali arrivo all’incantevole
Malga Campa 1978, solitaria e deserta. Il tempo sembra tenere, ci sono anche sprazzi d’azzurro e squarci nelle nuvole dove si staglia la possente sagoma di Cima Borcola.
Arrivo a Malga Campa, sullo sfondo Cima BorcolaMalga CampaFaccio una breve sosta, mi sparo la prima barretta e poi riprendo a salire per una serie di bei valloncelli fino alle spettacolari vallate pianeggianti a quota 2200, le
Buse dei Cadinèi, meravigliose praterie alpine che mi lasciano a bocca aperta.
Buse dei CadineiDall’orizzonte emerge un colossale sperone roccioso senza nome (?) e, più in fondo, Cima S. Maria. Sono un po’ preoccupato perché vedo neve a bassa quota e penso alla Sella di Montoz che mi darà qualche problema.
Dalle Buse dei Cadinei verso Cima S. Maria, a sx il grande sperone roccioso senza nomeCima S. MariaInfatti risalgo una piccola gola con grossi macigni, quindi sbuco nella fantastica spianata sotto al Cimon della Campa. Vedo la Sella del Montoz ed è come temevo: piena di neve. Non mi perdo d’animo e salgo per vedere meglio la situazione: sfruttando delle dorsalotte rocciose e pratose, e con laboriosi giri e giretti viziosi, riesco ad evitare la maggior parte dei vallononi e valloncelli innevati. In alcuni si va giù mezzo metro nella neve marcia, il giro tanto agognato rischia di concludersi anzitempo. Riesco a spostarmi un po’ più a monte e sfruttare fasce di terreno libero fino alla
Sella del Montoz 2327.
Cima Borcola vista salendo a Sella del MontozL'impressionante sperone roccioso senza nomeSella del MontozIl panorama è grandioso ma non ho molto tempo da perdere, il cammino è ancora lungo eterno ed inizio la lunga discesa verso Malga Spora per la bellissima
Val dei Cavai. Anche qui, pur essendo esposta a sud, devo evitare grosse lingue di neve per evitare “scivoli” ripidi poco simpatici giù per gli sgrebeni. Ci sono delle valli laterali che hanno scaricato fiumi di sassi durante qualche temporale, portando via il sentiero qua e là. Arrivo finalmente all’
ex Malga Cavedago 1839, nei pressi dei
Baito dei Cacciatori, qui devo fare una piccola sosta perché mi sento come un sacco vuoto.
Dalla Sella del Montoz all'imbocco della Valle dei Cavai, sullo sfondo l'ardita piramide del Croz del ReValle dei CavaiEx malga CavedagoIn fondo alla Val dei CavaiDopo mezz’oretta riparto e arrivo alla grandiosa spianata di
Malga Spora 1855, dominato dallo spettacolare Crozzon della Spora. Faccio la prima sosta seria della giornata, ingoio un “gel” per recuperare, pensando alla salita che mi aspetta dopo. Cima Dagnola e Piz Galin emergono dalla nebbie e dai nuvoloni che corrono veloci in quota. C’è un vento fresco e teso che spazza la spianata, per fortuna c’è il sole che scalda, mi sdraio e faccio una breve pennica
.
La fantastica spianata di Malga Spora col colossale Crozzon di SporaMalga Spora, dispone di un confortevole bivacco sempre apertoVerso le 15.30 riparto, la strada è ancora lunghissima. Mi attende la salita al
Passo della Gaiarda 2242, sono quasi quattrocento metri di dislivello che rosicchio lentamente, metro dopo metro, su per faticose pietraie e ghiaioni.
Salita a Passo della GaiardaVerso Cima della GaiardaPasso della GaiardaArrivo faticosamente al Passo della Gaiarda e mi si apre il cuore: mi affaccio sulla fantastica vista dell’
immensa prateria alpina di Campo Flavona. Che posto straordinario! C’è un lago subito sotto il passo, creato dai nevai che scendono dalla cima Crosara del Fibbion. Un’aquila, tocco finale a questo paradiso, volteggia maestosa nel cielo.
Dal Passo della Gaiarda guardando verso Campo FlavonaPasso della Gaiarda visto da nordCampo FlavonaStarei qua delle ore a contemplare il panorama, ma c’è poco tempo da perdere, inoltre la discesa si presenta complicata dai soliti nevai dove si sprofonda inesorabilmente. Anche qui, abbandonando il sentiero e sfruttando fasce di terreno libero, riesco a scendere senza grossi problemi e senza bagnarmi i piedini, che stanno ancora perfettamente grazie alle nuove e comodissime scarpette basse North Face (sempre sia lodata!). La lunga discesa in questo fantastico panorama di praterie d’alta quota, che mi lascia attonito e inebriato da tanta bellezza, mi fa recuperare un po’ di forze. Passo a est del
Turrion Basso (mi piacerebbe salirlo una volta) poi devio dal sentiero per andare a vedere uno splendido laghetto dove faccio qualche bella foto.
Scendendo da Campo FlavonaTurrion BassoRiprendo il sentiero e calo a
Malga Flavona 1858, anch’essa deserta. Leggo un cartello un po’ depressivo: Malga D’Arza ore 2.50. Devio ora verso est e inizio un lungo traversone col sentiero 330, dapprima in mezzo a una colossale frana di macigni, quindi per una foresta di mughi alti 4-5 metri. Sarebbe un vero incubo da attraversare se non ci fosse il sentiero. Questo strano paesaggio, a tratti lunare a a tratti di boscaglia ostile, è il
biotopo di Malga Flavona.
Malga FalvonaUltima foto verso Campo Flavona e il Turrion BassoMalga Flavona desertaBiotopo di Malga FlavonaAttraversamento della terrificante mugaia del biotopo FalvonaPasso sotto Cima Val Scura, mi affaccio quindi sulla
Val Scura dove incontro il bivio del sentiero che scende dalla bocchetta (fatto molti anni fa). Aggiro a nord Cima Prà dell’Asino e quindi entro nella grande
Val Stangola, che temevo invasa da neve essendo rivolta a nord, invece è pulita. La spianata alla base del grande impluvio è devastata da detriti alluvionali, veri e propri fiumi di pietre.
I ghiaoni che scendono da Val ScuraVista sul Lago di Tovel ormai al tramontoAttraversamento di Val StrangolaAltra brutta sorpresa che non ricordavo nel giro fatto dalla Val Scura molti anni fa: il sentiero verso Malga Termoncello va in salita
. Sono un po’ al lumicino, ma con calma rosicchio anche questi ultimi 100 metri (che sembrano 1000) per le ripide coste della Selva di Loverdina e arrivo a
Malga Termoncello 1852.
Ultime luci del tramonto salendo verso TermoncelloVorrei fare una sosta ma preferisco tirar dritto, inizio l’ultima discesa per i bei boschi con la remota speranza di vedere ‘sto
benedetto orso. L’ora è quella giusta, sono già passate le 20 e sembrano proprio posti adatti per vederlo sbucare tra gli alberi o mentre ravana nel sottobosco rigoglioso. Invece niente neanche stavolta.
Alle ore 20.40 arrivo a Malga d’Arza, dove dopo un lunghissimo giorno di assoluta solitudine mi accoglie “la civiltà”: ovvero l’allegro scampanìo delle vacche al pascolo. Saluto il pastore, un rumeno così ad occhio, e poco dopo arrivo alla macchina. Ce l’ho fatta: un giro fantastico, entusiasmante, una soddisfazione immensa. L’orientamento è stato articolato ma tutto sommato abbastanza elementare. I sentieri sono segnati bene. Ho scelto di proposito il senso orario per godere della luce del tramonto sulla grandiosa Val Flavona. Chi volesse rifare il giro (occhio in caso di nebbia ci possono essere problemi!), può eventualmente contare su varie possibilità di appoggio e bivacco, soprattutto al “giro di boa” di Malga Spora. Dislivello complessivo m 1500, sviluppo 32 km.
altre foto su
http://picasaweb.google.com/116989451028654413444/BrentaTravestataMalgaDArzaMalgaSpora#slideshow/5750210243672968354Il tracciato