Da Cima Gaiarda verso Campo Flavona, al centro Turrion Alto e Turrion Basso; a sx il Passo Grosté e Cima Pietra Grande
Oggi esploro una zona delle
Dolomiti di Brenta che mi è in parte ignota: la salita alla
Bocca di Vallazza da Molveno, un passo che si affaccia sulla magnifica
Valle di Flavona che invece conosco bene. Ho progettato un anellone dei miei,
da Molveno a Campo Flavona e ritorno giù da Malga Spora.
La parte alta del percorso dalla Bocca di Vallazza a Passo Gaiarda, con salita a cima Gaiarda
Dalla Val delle Seghe vista sul Cima Brenta e Cima di Sella
Parto dunque da Molveno e col
primo tronco del nuovo impianto (cabinovia) mi porto al
Pradel a m 1350. Di qui col
sentiero 340 percorro un lungo traversone in costa, pressoché pianeggiante, affacciato a picco sulla
Val delle Seghe: una parte è scavata nella roccia, a tratti un po' esposta ma ci sono dei cordini come parapetto e quindi si percorre in sicurezza. Ci sono scorci spettacolari sulle cime circostante, tra cui svetta il
celeberrimo Campanil Basso.
Vista sul Croz di Selvata
Il sentiero verso il Rif. Croz dell'Altissimo, a picco sulla Val delle Seghe
Campanil Basso
Il sentiero passa sotto al
Croz dell'Altissimo, con la sua impressionante parete verticale ovest di 1000 metri. Raggiungo il
Rifugio Croz dell’Altissimo m 1480, dove faccio una rapida sosta per un caffè. Chiedo quanto tempo ci vuole alla Bocchetta di Vallazza, la risposta è una mezza mazzata:
3 ore e mezza. Riparto un po' scoraggiato, mi immagino una salita durissima. Invece grazie al buon allenamento di quest'anno vado su con discreto passo quasi senza sforzo. Supero il
bivio per il passo di Clamer, quindi dopo un tratto attrezzato facile raggiungo senza problemi la
Busa dell'Acqua 1955, una bellissima conca pratosa ai piedi di alte pareti di roccia.
Vista verso Passo Clamer col celebre sasso in bilico
Busa dell'acqua con vista verso la Bocca di Vallazza al centro
Affronto quindi il vallone pietroso, la parte più ostica, che si arrampica per un ripido ghiaione un po' disagevole. Ma dopo aver affrontato le pietraie di Scarpacò, o del Palon di Cece, queste qui fanno sganasciare!
I segni del sentiero sono pochi ma con un po' di attenzione riesco a seguirli senza difficoltà. La giornata è magnifica, visibilità ottima, sole splendente ma clima fresco. Dopo una prima rampa il sentiero spiana un po' per infilarsi in una valle ingombra di grossi macigni, un po’ faticosi da superare, quindi l’erta finale per ghiaie un po' instabili fino a
Bocca di Vallazza 2453, dove arrivo con insperata scioltezza.
Eccomi a Bocca di Vallazza, sguardo all'indietro sulla salita appena fatta
Dalla Bocca di Vallazza verso Crozzon dei Mandrini e Cima Gaiarda
A questo punto avevo due ipotesi: scendere verso Campo Flavona per poi salire al Turrion Basso, che però richiederebbe troppo tempo, oppure salire alla più vicina
Cima Gaiarda 2640. Dalla Bocca di Vallazza fa una certa impressione, specie l'ultimo tratto: una specie di castello roccioso con pareti verticali. Ma come sempre è inutile fare troppe elucubrazioni, sono appena 200 metri di dislivello, vado a vedere.
Le placconate verso cima Gaiarda
L’avvicinamento alla vetta non è particolarmente difficile ma richiede una certa attenzione: abbandono dunque il sentiero e inizio salire delle
ripide placconate di roccia inclinate, la presa degli scarponi è abbastanza buona (ma non vorrei farle col bagnato) specie sfruttando le molte crepe. La pendenza non è eccessiva ma meglio non cadere perché di sotto c’è un salto di roccia.
Mi dirigo verso la cima con un un traversone, superando un paio di profondi crepacci e stando quasi a ridosso del crinale con
precipizio pauroso a sud. Raggiungo la zona ingombra di macigni poco sotto la vetta, qui appare qualche ometto che aiuta a scegliere la direzione meno rognosa.
Cima Roma e Cima Falkner salendo verso Cima Gaiarda
Da cima Gaiarda verso i contrafforti di Cima Roma
Arrivo sotto le rocce della cima, sono meno di 50 metri di dislivello ma qui bisogna arrampicare. Vado su per un canalino, il
terreno è sdrucciolevole con ghiaia e sassi instabili, bisogna stare un po’ attenti. Gli ultimi metri sono col brivido, ad appena mezzo metro dal baratro spaventoso del versante sud, ma arrivo comunque sull'angusta cima di
Cima Gaiarda 2640 senza grossi problemi. Faccio le foto di rito e una breve sosta.
Vista su Campo Flavona, a sx Pietra Grande, al centro in basso Turrion Alto e Turrion Basso
Il panorama è grandioso, enfatizzato dal fatto di essere su un minuscolo terrazzino quasi proteso nel vuoto. Verso sud si sono alzate le nebbie, ma verso nord il paesaggio fantastico di
Campo Flavona, l'ampio vallone in quota con il
Turrion Alto e
Turrion Basso, toglie letteralmente il fiato. A ovest le possenti
Cima Roma,
Cima Brenta,
Cima Falkner, il
Passo Grosté la
Pietra Grande verso nord, a est la catena che culmina con la
Cima di S. Maria (fatta qualche tempo fa da Sporminore), quindi il vicino
Crozzon dei Mandrini e
M. Fibbion, più in basso il
Crozzon della Spora che sovrasta la piana di
Campo della Spora con la malga omonima.
Panorama a 360° da Cima Gaiarda 2640
Scendendo da Cima Gaiarda verso Passo dei Mandrini, vista su Cima Falkner
Dopo breve sosta mi rimetto in marcia per scendere, voglio togliermi il pensiero del tratto più rognoso. Con calma torno giù senza grossi problemi, quindi con
laborioso itinerario senza sentiero o tracce raggiungo passo dei Mandrini 2485. Quindi con percorso libero su costoni facili mi abbasso di quota per andare intercettare il
sentiero 301 che sta più in basso. Curiosamente, il sentiero riportato su alcune mappe che raggiunge Passo della Gaiarda lungo la dorsale semplicemente non esiste. Questa però è ampia e facile, una serie di belle balze erbose e panoramiche che digradano verso il passo.
Discesa verso Passo Gaiarda e sguardo indietro: da sx Crozzon dei Mandrini, Cima Gaiarda
Calando di quota verso Passo Gaiarda per l'ampia dorsale
Scendendo verso Passo Gaiarda, vista sul Piz Galin
Per la dorsale verso Passo Gaiarda
Decido di tagliare un po' il percorso,
mi calo nella busa dei Mandrini e intercetto un sentiero, senza numerazione ma evidente, che scende per una bella valletta raccordandosi più in basso col
sentiero 301.
Vista sul Passo del Grosté e Pietra Grande, sullo sfondo il Cevedale
Scendendo verso malga Spora
Eccomi a Malga Spora, deserta
Raggiungo quindi
Malga Spora 1855, incredibilmente deserta e ancora assolata nonostante l'ora ormai tarda. Avevo una mezza intenzione di rientrare salendo al
passo del Piz Galin 2130 ma mi porterebbe via un'ora di tempo preziosa. Decido quindi di rientrare con
un giro più lungo ma più facile verso Andalo.
Col 301 calo gradualmente di quota per il bel sentiero affacciato a picco (tratti esposti ma protetti da cordino) sulla selvaggia
valle di Sporeggio.
Vista sul Piz Galin scendendo verso Andalo col sentieri 301
Sentiero 301
Arrivato nei pressi di
Andalo a quota 1100, il rientro è laborioso seguendo una serie di stradelle, sentieri e stradine, infine per strada asfaltata. Purtroppo mi abbasso troppo e mi tocca salire per circa 150 metri di dislivello fino a
Valbiole, per planare quindi finalmente a
Molveno. Il calcolo dei tempi oserei dire è stato perfetto: arrivo alla macchina alle 19.45 poco prima che faccia buio.
Arrivo a Molveno all'imbrunire
Giro quasi epico, molto lungo ma privo di difficoltà eccetto gli ultimi 50 metri a cima Gaiarda dove bisogna arrampicare con tratti un po’ esposti. Sviluppo 27 km, dislivello circa 1500.
Il percorso