Lo spettacolare Pozzo Tramontana
Da diverso tempo avevo la selvaggia
Val Ceda nel mirino, e finalmente trovo l'occasione. Voi lo sapete, la selvaggeria ha per me un richiamo irresistibile. L'intento è di
risalire tutta la Val Ceda fino al rif. Pedrotti e scendere con un anellone dalla Val delle Seghe. A
Molveno non si trova un buco per parcheggiare liberamente, sono tutti parcheggi a pagamento (10 euro al giorno!) o con disco orario a 2 ore. Dopo una snervante ricerca trovo una piccola piazzola apparentemente libera solo sulla sponda opposta del lago, che però mi farà stare in ansia-multa tutto il giorno. Traverso la spiaggia ancora deserta di turisti fino
nei pressi del Ponte Romano, dove scopro con disappunto che si poteva arrivare in auto (così sembra almeno da alcune auto e camper parcheggiati).
Lago di Molveno
In quota prevalgono le nebbie e del panorama di vede ben poco
Invece dei paesaggi, si guardano i fiori...
Attacco il sentiero con ritardo di almeno un'ora sulla tabella di marcia persa per la ricerca parcheggio (vergognoso che non ci sia un parcheggio libero in tutta Molveno). Ci sono nuvole basse, non si vede una mazza, c'è un'afa spaventosa e le gambe non girano, più volte mi viene la tentazione di rinunciare. Il dislivello che mi aspetta mi pare insuperabile, sono quasi 1900 metri: poi mi dico provo a salire, dove arrivo arrivo.
Il poggio di Malga Ceda, di cui non è rimasta alcuna traccia
Dopo un faticoso inizio le cose migliorano leggermente, anche se l'afa mi rende la salita davvero spossante.
La salita per boschi di faggete è sostenuta e non concede respiro. Arrivo fino ai ruderi di
Malga Ceda Bassa, poi al bivio col sentiero che arriva da malga Andalo c'è uno sfacelo di schianti.
Per fortuna il sentiero è stato liberato, ora ce n'è uno nuovo che sale poco più a monte. Il sentiero si inerpica tortuoso, sempre con discreta pendenza, fino al poggio dove c'era
Malga Ceda Alta, di cui non rimane nessuna traccia. Faccio molta fatica, ma comincio a nutrire fiducia di poter arrivare almeno fino al
Passo Ceda 2223 per ammirare la grande e spettacolare depressione del
Pozzo Tramontana.
Verso Passo Ceda
Salendo verso passo Ceda, invisibile nel muro di nebbia
Sono oltre il limite della vegetazione, ora cammino su belle praterie alpine
Le famose "nebbie del Brenta" non hanno l'aria di mollare...
Le nebbie sono meno insistenti, ogni tanto si apre qualche squarcio interessante, sia pure effimero, che mi fa intuire la grandiosità del panorama circostante. Speriamo che salendo si riesca a vedere qualcosa in più. Continuo a salire, lentamente, per paesaggi più ampi dove si iniziano a scorgere belle balze con praterie alpine, anche se in alto la nebbia chiude il cielo.
Squarcio improvviso, dove avvisto quella che dovrebbe essere la Cima di Ceda
Tipico carsismo
L'apparizione improvvisa del M. Daino
Con le forze ormai al lumicino arrivo a
Passo Ceda m 2223 e mi si spalanca davanti un paesaggio fantastico: la grande depressione glacio-carsica del
Pozzo Tramontana, con sullo sfondo
Cima Tosa,
Cima Brenta Bassa e
Cima Brenta Alta. Da levare il fiato. Mi concedo una sosta, per mangiare qualcosa per recuperare le forze e fare qualche foto prima che le nebbie si richiudano.
Pozzo Tramontana
Cima Tosa avvolta nelle nebbie
Brenta Bassa con il poggio del rifugio Pedrotti e il Croz del Rifugio
Il pozzo Tramontana visto da monte: in alto il Croz del Rifugio, il M. Daino
Scoprirò poi che il Pozzo Tramontana è anche una delle depressioni "frost hallow" più grandi ed interessanti dell’intero arco alpino (30 milioni di m3 di volume): con temperature minime invernali di -40,2°C ma soprattutto medie di -36,8°C. Chi volesse campeggiare in inverno, è avvisato
Fortissime anche le escursioni termiche: nel 2011 è stato registrato un aumento di temperatura di ben 26°C in un’ora!
Rifugio Pedrotti
Dopo la sosta, la salita diventa una pura questione d'orgoglio: arrivato a questo punto, non esiste proprio che non riesca ad arrivare al rif. Pedrotti. Quindi lentamente riprendo la marcia: ero anche tentato di scendere nel pozzo, ma decido che è meglio risparmiare energia, la strada è ancora lunga e soprattutto c'è l'eterna discesa. La scelta però si rivela non troppo azzeccata, perché
bisogna salire ancora 200 metri fino alla
Costa di Ceda, quindi perdere quasi tutto il dislivello fatto per
scendere nel pozzo sul lato ovest. In più c'è la sorpresa di
alcuni tratti attrezzati, per fortuna molto facili. Ho dietro un pezzo di corda col moschettone ma non li uso.
Verso Cima Brenta Bassa
In direzione di Cima Tosa, poco prima di curvare a dx per il rif. Pedrotti
Campanule
Eccomi in vista del Rifugio Pedrotti
Costeggiata per intero la grande depressione, ancora salita per raggiungere il vallone e poi piegare
sotto la Brenta Bassa per raggiungere finalmente il
Rif. Pedrotti m 2491. E fin qui sono 1850 m di dislivello fatti. Faccio una sosta per un te' e per prepararmi "piscologicamente" alla
lunghissima discesa. Spunta il sole tra le nebbie, dalle nuvole appare il
Croz del Rifugio e, poco sotto, il vecchio
rifugio Tosa m 2460 sotto la Bocca di Brenta.
Eccomi al rif. Pedrotti col Croz del Rifugio
La Bocca di Brenta nella nebbia
Croz del Rifugio
Turisti in contemplazione
Il vecchio rifugio Tosa, poco sotto il rif. Pedrotti
Faccio un po' di foto e poi riparto, ho tutto il tempo, mi interessa arrivare prima che faccia buio. Scendo così fino alla
Baita Massodi e poi al
rif. Selvata m 1630. Qui avevo intenzione di rientrare per il
sentiero attrezzato Donini, ma quando il gestore mi dice che ci vuole un'ora in più rispetto alla
normale discesa per la Val delle Seghe, decido che ne ho abbastanza e quindi scendo per l'eterna strada fino a Molveno, dove arrivo neanche troppo stravolto.
Inizio la discesa
La piana sopra al Massodi
Discesa verso il rif. Selvata
Colossi svettano tra le nebbie
Ultimo sguardo verso le cime prima di sprofondare in Val delle Seghe
Rif. Selvata
Eccomi in Val delle Seghe scendendo per Molveno, sguardo indietro verso le vette
Molveno by night
Conclusioni: giro spettacolare ma spossante, che richiede adeguato allenamento. Anche se non raggiunge nessuna cima, permette di vedere la magnifica Val di Ceda,
una delle valli più selvagge del Brenta. Incontrate una decina di persone, quasi tutte in discesa. Purtroppo, nessun orso, solo qualche camoscio sopra i ghiaioni di Malga Ceda Alta. Sviluppo km 24,7, disl. 1900.
Il percorso