Autore Topic: [ARGENTINA] Patagonia - Terra del Fuoco  (Letto 6674 volte)

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Offline AGH

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[ARGENTINA] Patagonia - Terra del Fuoco
« il: 02/10/2009 10:44 »
Su richiesta di alcuni forunisti posto qualcosa del mega-viaggio Sud America-Canada del 1987, purtroppo le foto originali sono su dia e al momento irrecuperabili, i testi sono ancora le bozze dell'epoca mai corrette quindi pretendete cosi' come sono :)
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Ushuaia (foto da Panoramio)

Aviones - voli perigliosi sulle Ande
Argentina, febbraio 1987

Gli aerei in Argentina sono piuttosto economici. Considerate le grandi distanze, conviene quasi sempre comprare insieme al biglietto transcontinentale anche il "Visit Argentina", un biglietto speciale a coupon molto economico. Vi sono varie possibilità con 4, 6, 8 voli interni ecc. Uniche limitazioni: si devono fissare in anticipo le tratte e le date. In seguito è possibile spostare le date e anche i voli, ma non sempre è facile perché non si trova più posto. A volte si debbono pagare piccoli sovrapprezzi. L'altra limitazione e che non si può ripercorrere la stessa tratta due volte, per esempio per l'andata e ritorno, quindi si devono fare percorsi circolari. In ogni caso, se si vuol girare un po',  è un'ottima soluzione. Specie nell'Argentina meridionale, dove le strade sono pessime e in gran parte su altopiani desertici, le distanze enormi.

A sud dello stretto di Magellano, un'isola lunga 400 chilometri si protende verso l'Antartide: è l'Isola Grande della Terra del Fuoco, probabilmente uno dei luoghi pió inospitali del pianeta, flagellato di continuo da venti tremendi. Eppure l'uomo si è insediato anche qui. Sulla riva meridionale c'è la città di Ushuaia, la più australe del mondo. Proseguendo ancora verso sud si incontra l'isola di Navarino, in territorio cileno, pressoché disabitata e, a poche decine di chilometri, il mitico Capo Horn, l'ultima propaggine del continente sudamericano prima di inoltrarsi in mare aperto verso gli iceberg del Polo Sud. Avevo fortemente voluto venire sin qui per vedere questi luoghi selvaggi esplorati da temerari navigatori europei quasi cinquecento anni prima.

Ora gli insediamenti umani hanno reso meno selvagge queste lande sperdute, che comunque conservano ancora un fascino indescrivibile. Vi si coglie la forza, la grandiosità e la potenza della natura. I pochi alberi vicino alle coste sono piegati dal vento che ulula giorno e notte.

Basta però spingersi qualche chilometro lontano da Ushuaia per ripiombare nella preistoria, catapultati indietro nel tempo. Gli argentini chiamano Ushuaia la "fin del mundo"; qui si ferma la civiltà, compresa la strada di oltre 3500 chilometri che arriva sin qui dalla lontanissima capitale, Buenos Aires.  Più che una strada è in realtà una pista sterrata, spesso in condizioni pessime. Le auto dei locali hanno il parabrezza protetto da una griglia di ferro per evitare che i vetri si rompano quando incrociano altri veicoli che sollevano il grosso pietrisco. Con la corriera, salvo naturalmente "gli imprevisti", che in questi posti sono la regola, sono quattro giorni di viaggio ininterrotto attraversando la Patagonia. Non propriamente una passeggiata quindi. Con l'aereo invece ce la si cava in circa sei ore e cinque o sei scali.

Ricordo che poco prima di arrivare a Ushuaia, il solito idiota si premurò di avvertire che l'aeroporto era uno dei più pericolosi del mondo. La pista di atteraggio era su una penisola, aveva una posizione infelice vicina alle montagne e spesso era ricoperta di ghiaccio. L'aereo arrivò in vista della città con una larga virata sull'oceano, puntò dritto contro una montagna che stava a ridosso dell'abitato e poi, ormai a bassissima quota, effettuò un'altra paurosa virata sopra a dei caseggiati in cui potei contare le galline di un pollaio. Si raddrizzò quindi bruscamente e si allineò con la pista che si protendeva in mare. Toccammo terra con la solita gran legnata, poi un turbinìo d'acqua ci impedì di vedere alcunché mentre le vibrazioni squassavano l'aeromobile.

Quando quasi tutti aspettavamo, con gli occhi fissi sui salvagenti, il tonfo in mare e di veder entrare l'acqua in cabina, l'aereo frenò e la nube d'acqua si dissolse fino a far scattare il consueto applauso liberatorio. La prima impressione, appena sceso dall'aereo, fu di desolazione. Piovigginava e faceva freddo. La strada che portava in città era invasa dal fango e tutt'intorno c'era una steppaglia giallastra che si alternava ad aride pietraie e zone paludose.
A un chilometro di distanza in linea d'aria potevo vedere la città di Ushuaia, sovrastata dalle montagne coperte di neve. Non c'era alcun mezzo pubblico che portasse in centro, c'era invece il solito avido tassista, che a prezzi di rapina ci scarrozzò fino al paese.

All'ufficio turistico ci dissero che era tutto pieno come un uovo (!), e non c'era un letto libero neanche a pagarlo oro. In realtà un letto poi lo trovai presso una famiglia che affittava camere. Mi sistemarono insieme ad un tizio, argentino di Buenos Aires. In casa erano abbastanza simpatici, anche se non davano troppo confidenza. Ricordo che c'era una gran pettoruta che girava per casa con magliette aderentissime, suscitando turbamenti tra i pensionanti. Quel poco che avevo visto del centro di Ushuaia non mi entusiasmava di certo. C’era un’aria di generale smobilitazione, immondizia sparsa per le strade, rottami, cartacce e sacchetti di plastica che svolazzavano dappertutto, tra i fili spinati che recintavano improbabili appezzamenti di non si sa ché. I dintorni invece erano semplicemente magnifici, con una natura di un'aspra e selvaggia bellezza. Mi aggregai ad un’escursione guidata, non c’era altro modo per girare. Visitammo il magnifico“Tierra del Fuego National Park”, col grandioso Lago Roca e molte ore noiose di pullmino tra una tappa e l’altra. Durante un’escursione la guida ci indicò una montagna: “Ecco” disse “lì passa il meridiano tal dei tali...”.  Uno del gruppo disse “Ma dove? Non riesco a vederlo”. Attimo di stupore tra i presenti, la guida gli spiegò pietosamente che il meridiano “no està pintado”.

Qualche giorno dopo ero nuovamente in volo verso El Calafate, in Patagonia. Stavolta avevamo dovuto prendere un aereo militare, perché in quelle zone sperdute non esistevano voli di linea. Il vecchio bimotore dell'esercito cominciò a scendere di quota. Come sempre i passeggeri allungarono il collo per vedere dai finestrini dove si sarebbe finiti. C'era un po' più della solita preoccupazione. Questi aerei ad elica... saranno sicuri?

Poco prima di salire sull’aereo a Ushuaia avevamo sentito qualcuno che martellava di buona lena nella carlinga. L'aereo perse ancora quota, dovevamo essere vicini. Nessuno però riuscì a vedere alcunché, solo pietraie a vista d'occhio. "Ma dove stiamo atterrando?" chiese timidamente qualcuno, piuttosto preoccupato. L'aereo continuava a scendere ma della pista nemmeno l'ombra. Cristo, orami eravamo a bassissima quota, che succede? L'aereo s si abbassò ancora e sentimmo uscire i carrelli. 30 metri, venti, quindici, dieci... ma l’aeroporto dov'è? Ci aggrappammo alle poltrone stringendo istintivamente le chiappe, esattamente un secondo prima di sentire la solita gran legnata e un fragore assordante che invadeva la cabina. Fuori un polverone micidiale, per quei pochi che avevano avuto il coraggio di guardare fuori. Passarono secondi che sembrarono eterni poi, come un incubo che svanisce, quel rumore infernale cala e fuori si intravede qualcosa. Una piccola striminzita torrettina di controllo: l'aeroporto di El Calafate! Però quegli stronzi di militari potevano dircelo che saremmo atterrati su una pista in terra battuta!

Al ritorno presi un altro aereo della "Fuerza Militar". Anche se adibiti a voli civili, sono ben diversi dai soliti aerei di linea. A bordo tutto è assai più spartano: sedili duri, niente moquette, niente musica, niente hostess, niente pasti regolari. Di tanto in tanto passava con un vassoio qualche austero ufficiale che ti porgeva il "Go-Go", un micidiale biscottone rotondo di 20 centimetri di diametro. Quindi si veniva lasciati agonizzare per una buona mezz'ora prima che passasse un altro militare col bottiglione d'acqua o di aranciata.

Quando prendevo gli aerei di linea mi veniva spesso in mente la solita raccomandazione cretina di mia madre: "Stai attento quando vai al bagno, che non sbagli porta e voli fuori dall'aereo!"  ;D
« Ultima modifica: 02/10/2009 11:43 da AGH »
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Offline Claudia

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Re: [ARGENTINA] Patagonia - Terra del Fuoco
« Risposta #1 il: 02/10/2009 13:08 »
Quando prendevo gli aerei di linea mi veniva spesso in mente la solita raccomandazione cretina di mia madre: "Stai attento quando vai al bagno, che non sbagli porta e voli fuori dall'aereo!"  ;D
eh la saggezza materna...  ::)

Durante un’escursione la guida ci indicò una montagna: “Ecco” disse “lì passa il meridiano tal dei tali...”.  Uno del gruppo disse “Ma dove? Non riesco a vederlo”. Attimo di stupore tra i presenti, la guida gli spiegò pietosamente che il meridiano “no està pintado”.
Credo che fosse un turista abituato a zone tipo Madonna di Campiglio  ;D


Cmq oh che avventura! Complimenti e invidia...  ;)

Offline radetzky

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Re: [ARGENTINA] Patagonia - Terra del Fuoco
« Risposta #2 il: 02/10/2009 15:37 »
C’era un’aria di generale smobilitazione, immondizia sparsa per le strade, rottami, cartacce e sacchetti di plastica che svolazzavano dappertutto....

...buon sangue non mente !  ;D

in fondo manca il..(continua)...I hope !  ;)  

P.S. scannerizzare le dia è un lavoraccio, lo so, ma ti conviene farlo al + presto: gli anni e temperatura/umidità finiscono col distruggere le dia. Una curiosità tecnica: a suo tempo avevo montato le dia + belle nei telaietti di vetro che costavano anche carucci (oltre al lavoro di inserimento)....pessima idea..all'interno dei telaietti di vetro l'umidità condensa ed a consuntivo si conservano meglio lasciandole senza protezione alcuna.. >:(
« Ultima modifica: 02/10/2009 15:50 da radetzky »
quando che le pegore le va a destra.. mi vago a sinistra. e quando le va a sinistra mi vago a destra !

Offline AGH

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Re: [ARGENTINA] Patagonia - Terra del Fuoco
« Risposta #3 il: 02/10/2009 15:59 »
...buon sangue non mente !  ;D

in fondo manca il..(continua)...I hope !  ;)  

P.S. scannerizzare le dia è un lavoraccio, lo so, ma ti conviene farlo al + presto: gli anni e temperatura/umidità finiscono col distruggere le dia. Una curiosità tecnica: a suo tempo avevo montato le dia + belle nei telaietti di vetro che costavano anche carucci (oltre al lavoro di inserimento)....pessima idea..all'interno dei telaietti di vetro l'umidità condensa ed a consuntivo si conservano meglio lasciandole senza protezione alcuna.. >:(

lo so, la cosa importante è che stiano al riparo da polvere e luce, in un luogo asciutto.
Sul "continua" vedo che altro ho di "pronto" o quasi... :) Purtroppo i testi/appunti andrebbero corretti o riscritti subito, quando le sensazioni del viaggio sono ancora "fresche", altrimenti poi a distanza di anni ti passa la voglia :)
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Offline radetzky

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Re: [ARGENTINA] Patagonia - Terra del Fuoco
« Risposta #4 il: 02/10/2009 16:15 »
lo so, la cosa importante è che stiano al riparo da polvere e luce, in un luogo asciutto.

..luogo asciutto...facile a dirsi, ma dalle mie parti, circondato da laghi, l'umidità relativa scende sotto il 70% solo se tira vento teso dalle Alpi...altrimenti viaggiamo normalmente tra il 70 e 85% !  Buona parte delle mie dia con + di 10-15 anni sono da buttare...>:(
quando che le pegore le va a destra.. mi vago a sinistra. e quando le va a sinistra mi vago a destra !