10-17 settembre 2017
Dopo mesi di anticiclone imperante, la prima decisa incrinatura meteo si è verificata proprio nella settimana in cui avevamo deciso di fare il nostro giro di esplorazione a medio raggio. E così, dopo aver progettato ben tre giri alternativi (gli altri due erano Alpi Carniche e Dolomiti Lucane + Pollino), all'ultimo momento le previsioni a medio termine ci hanno fatto propendere per la Corsica, che sembrava la zona globalmente meno a rischio.
Ci è andata molto bene: tanto per rendere l'idea, dalla Corsica, dove il tempo è stato decente anche se decisamente fresco, abbiamo visto i fulmini provocati dal terribile nubifragio che ha provocato alcuni morti a Livorno.
Ci siamo sbizzarriti con ben sette escursioni (al solito, a volte in MTB, a volte a piedi) spaziando tra Capo Corso, deserto des Agriates e la valli centrali: zona litoranea, media ed alta montagna. Abbiamo trovato sole, vento – MOLTO vento, freddo, nebbia, un po' di pioggia. Posti comunque bellissimi.
La cosa più bella? I commoventi pini larici delle valli centrali: alberi imponenti, che crescono in zone dal clima quasi impossibile. Da abbracciarli uno ad uno.
Ecco un assaggio di ciascun giro. Spero perdonerete qualche immagine non proprio 'montana'.
Capo Corso - Sentier des douaniers da Tollare a MacinaggioSi tratta di un bel sentiero costiero, che in alcuni tratti è a livello del mare, seguendo la spiaggia, in altri si eleva sulle alture costiere fino a 150 metri di quota con numerosi saliscendi. I paesaggi sono stupendi, le rocce, molto aspre, in alcuni tratti hanno un particolarissimo colore verde.
In effetti noi siamo partiti da Macinaggio ed abbiamo raggiunto Tollare per strade interne, per poi fare il sentiero in MTB (spesso spingendo la MTB, non è proprio molto ciclabile)
I borghi dell'entroterra sono inghiottiti dalla macchia.
Le particolari rocce di Capo Corso
Un tratto del sentiero costiero
Torre dell'Agnello con alle spalle il faro della Giraglia, isolotto molto noto ai velisti.
Questa è una 'scogliera vegetale': si tratta infatti di accumuli di posidonia, pianta marina importantissima per la produzione di ossigeno e per il suo contributo alla mitigazione del moto ondoso, e quindi alla protezione della costa.
Resti della torre genovese di Santa Maria
Deserto des Agriates – spiagge di Saleccia e LotoIl deserto des Agriates non è un deserto, ma una zona ondulata di macchia dove in pratica non c'è nessuna costruzione. Si tratta di un posto abbastanza inospitale, vuoi per il caldo (in estate è un forno), vuoi per il vento, che spesso soffia impetuoso. Per arrivare alle spiagge di Saleccia e Loto, molto belle, si parte da Casta e si devono percorrere una quindicina di chilometri di pista sterrata e polverosa. Non consiglio di farla a piedi, il traffico di quad e fuoristrada è notevole anche fuori stagione. Molto meglio arrivare alle spiagge con il traghetto da St Florent e seguire il sentiero litorale, molto bello.
Come in altre zone forestali della Corsica, anche questa zona viene spesso chiusa per pericolo di incendio: giornalmente viene emesso un bollettino del tutto analogo al nostro bollettino valanghe, con la scala di pericolo per le varie zone. Molto utile per evitare di 'bruciarsi' una gita.
Si pedala su strade polverose
Una delle rarissime costruzioni nella zona
La meta è questa bellissima spiaggia
Il paesaggio degli Argiates al tramonto
Deserto des Agriates – da Ghignu a l'ArghiaghiuAnche la cala di Ghignu si raggiunge tramite una lunga strada sterrata, una ventina di chilometri. Però questa è molto più dissestata e molto meno frequentata dai veicoli, quindi si presta ad una bella escursione. Inoltre in questa zona degli Agriates c'è una rete di sentieri più sviluppata che permette di disegnare degli anelli in parte sulla costa, in parte nell'interno. Il sentiero litorale che collega le varie baie è stupendo.
Nei pressi della spiaggia di Ghignu una serie di semplici costruzioni serve da punto tappa della traversata del sentiero litorale.
Una delle indicazioni del sentiero litorale
Un tratto del sentiero
Bagnanti in spiaggia
Valle della RestonicaSi passa dal mare all'alta montagna. La valle della Restonica è una delle valli più frequentate della Corsica centrale. L'idea era di fare un'escursione fino ai laghi di Melo e di Capitello, ma a causa del peggioramento del tempo ci siamo limitati alla salita in MTB lungo la strada che si inoltra per una quindicina di chilometri nella valle. Il paesaggio è molto interessante, con la stretta valle incassata tra rocce granitiche a cui si aggrappano alberi maestosi.
Nelle gole della Restonica
Alberi meravigliosi
Punta Artica – valle di CalacucciaLa valle di Calacuccia si trova alle pendici orientali del monte Cinto. Ha caratteristiche completamente diverse dalla valle della Restonica: è stretta nella parte bassa, mentre nella parte alta il paesaggio si apre e diventa più dolce (per quanto dolce possa essere l'aspro paesaggio corso).
Prendendo spunto da un
bel report di edel sul lago di Nino (grazie!), troviamo la possibilità di salire finalmente una punta: saliti alla bocca a Stazzona per la seguiamo la cresta verso est. Il percorso è evidente ed anche segnato con ometti. Raggiungiamo così la cima di poco più di 2300 metri: nell'ultimo tratto siamo costretti ad andare a gattoni a causa del vento fortissimo. Scendiamo poi alla Bergerie des Inzecche e seguiamo il GR20 verso ovest fino alla bocca di San Pedru, chiudendo poi il giro alla Fonte di Poppagghia.
Meravigliose le foreste della parte bassa, mentre la parte alta ricorda molto le brughiere scozzesi.
Vista della valle del rio Colga, con il monte Cinto sullo sfondo
Gli ultimi, maestosi alberi si aggrappano alle rocce
Appare finalmente il lago di Nino
Salita verso la punta Artica
A pochi metri dalla cima, cercando di non farsi portar via dal vento
Verso nord, la stupenda valle di Travignano
La torbiera nei pressi del lago di Nino
Verso la bocca di San Pedru
Pino gigantesco
Capu Borba - valle d'Asco La valle d'Asco è il punto di partenza classico per il monte Cinto. Noi abbiamo optato per una cima vicina di 2300 metri, Capu Borba, che ci permetteva di fare un percorso circolare.
Portate le bici a Haut Asco, siamo scesi di circa sei chilometri per la strada fino al ponte sul rio Manica, e abbiamo risalito tutta la val Manica. Ad una prima parte in una foresta stupenda, segue un tratto piuttosto monotono che permette di arrivare alla bocca Borba. Da qui saliamo il versante sud della cima. In discesa abbiamo seguito il percorso classico del monte Cinto, in un ambiente molto severo, fino ad Haut Asco, e poi in bici alla macchina.
Lungo il rio Manica
Pini larici di dimensioni enormi
Verrebbe da abbracciarli tutti
Betulle 'conserte'
La parte alta della salita è meno entusiasmante
Dalla sella, ecco la pietraia finale per Capu Borba
Il severo ambiente nella discesa comune con quella del monte Cinto, con la Tour Panchée
Poi si torna alla magnifica foresta
Sembra di essere in Yosemite walley
Pinzu Sordu – zona di Olmi-CappellaQuesta modesta elevazione sulla cresta a poca distanza dalla Bocca di a Battaglia, nell'entroterra dell'Ile Rousse era solo il pretesto per andare a vedere, in una giornata non bellissima, la zona del comune di Olmi-Cappella, un paese formato da una miriade di frazioni in una valle lontana da tutto, quella del rio Tartagine, chiamata anche valle Giussani.
Laciato il camper alla Bocca di u Prunu ci siamo addentrati in bici per una ventina di chilometri fino all'imbocco della val Malaja. Al ritorno siamo saliti alla Bocca di a Battaglia, per poi rientrare lungo cresta, in un giorno che purtroppo non offriva grande visibilità.
E' una zona che sicuramente merita di essere visitata anche a piedi, i vecchi tratturi che collegavano le frazioni devono essere spettacolari.
La chiesa di Olmi con, credo, la cima di San Parteo
Val Melaja e val Tartagine
La frazione di Forcili
L'itinerario in cresta
Questo dovrebbe essere il pese di Speloncato
Colori autunnali decisamente in anticipo, credo a causa della siccità