tristezza alla notizia che i cacciatori potrano sparare anche dentro nel parco dello stelvio: la motivazione (pretesto?) è che i cervi sono troppi e danneggiano il bosco e il foraggio... mah
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Movimento vegetariano
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22.01.2008
Comunicato stampa
Anche nel Parco gli animali non sono più al sicuro.
E’ stata diffusa la notizia della decisione del Parco Nazionale dello Stelvio, di aprire, al suo interno, la caccia ai cervi, nel settore trentino, con il pretesto che sarebbero troppo numerosi e che provocherebbero danni alle foreste e alla produzione di foraggio; i cervi si sarebbero concentrati tutti nelle zone del Parco dimostrando di conoscere bene i suoi confini e quindi i cacciatori al di fuori dal Parco non avrebbero più possibilità di “fare bottino” e raccogliere trofei.
Nel 2008, saranno abbattuti un centinaio di capi e dopo le opportune verifiche, il numero salirebbe fino a 350 cervi l'anno, per portare la popolazione, all'interno del parco, a un netto dimezzamento; raggiunto l'obiettivo si procederà a un «prelievo» per la conservazione del numero "ottimale".
I Parchi Nazionali una volta erano una delle poche zone dove gli animali si potevano sentire protetti e si potevano riprodurre in pace.
Con questa decisione anche il Parco potrà essere invaso dalla mano brutale, ingorda dell’uomo, che vuole solo cibarsi e saziarsi della carne di creature maestose come i cervi e che cerca conferma della propria virilità uccidendo esseri indifesi.
Con la creazione di aree protette, si pensava di salvare le specie di animali in pericolo di estinzione.
L’uomo cacciatore, ha già eliminato quasi tutti gli animali predatori, quindi possibili suoi concorrenti, a causa della sua sete di supremazia.
Considerando che l’equilibrio naturale è totalmente sconvolto e danneggiato, si è cercato di porvi rimedio creando aree protette, nelle quali la natura potesse svolgere il suo corso e svilupparsi liberamente secondo l’Ordine universale in essa innato, ma attraverso queste decisioni insensate ora, l’uomo, sceglie di invadere queste aree con la legge del fucile e della morte.
Gli animali sono intelligenti e possiedono dei mezzi di comunicazione che l’uomo ha perso; loro non hanno bisogno di cellulari, di radio trasmittenti e altri mezzi tecnici; gli animali comunicano tra loro coprendo distanze di decine o centinaia di chilometri e si avvertono se c’è un pericolo o se esiste un luogo tranquillo.
Noi uomini chiamiamo telepatia questo modo di comunicare. Gli animali sono un’unità con la natura stessa e quindi in contatto costante con essa e di conseguenza anche con gli animali della propria specie.
Così, nel caso specifico dei cervi del Parco della Stelvio, è naturale che si siano raccolti tutti là per sfuggire al pericolo costituito dall’uomo con il fucile. E l’uomo se ne meraviglia!
Si dice che così tanti cervi stiano danneggiando le piante del bosco, ma le statistiche dimostrano che di norma i danni causati dagli animali sono di gran lunga minori rispetto a quelli provocati dall’uomo.
Per esempio con gli impianti di risalita, con il taglio degli alberi di Natale (tagliati legalmente e non), con le troppe persone che popolano e calpestano, senza un minimo d’attenzione, i boschi, passeggiando, ecc.
Per quanto riguarda invece i danni che sarebbero causati dai cervi al raccolto del foraggio, è un’insinuazione a dir poco ridicola, in quando nelle valli si vedono spesso prati non falciati, a dimostrazione del fatto che il foraggio non manca.
Entrare ora nel Parco e ricominciare a sparare, significa ritornare indietro di decenni e rovinare tutto quello che è stato costruito con tanta fatica e con finanziamenti sostenuti da tutta la collettività.
Porterebbe di nuovo scompiglio nei branchi, negli ordini sociali, che tengono in equilibrio gli animali.
È come se, un gruppo armato, entrasse in un paese, nelle singole case e uccidesse una o due persone per famiglia, perché qualcuno ha deciso, che gli abitanti, sono troppi.
L’ordine e l’equilibrio del paese sarebbe messo sottosopra. Da un momento all’altro tutto cadrebbe, il paese non si potrebbe più sostenere e il dolore provocato alle famiglie dalla perdita di alcuni membri, causerebbe ferite profonde, che solo dopo varie generazioni potrebbe essere superato.
Per gli animali non è diverso!
Anche nel mondo animale, ogni membro del branco ha il suo compito, c’è un ordine interno che tutti rispettano e così il branco si regola e si tiene in equilibrio, anche per ciò che riguarda le nascite.
Se questo equilibrio viene improvvisamente sconvolto, subentrano gravi problemi; il branco si indebolisce e così anche il singolo; gli animali si accoppiano senza regole, per cui nascono individui deboli, che si ammalano, provocando a volte un’epidemia che porta alla scomparsa di tutti gli animali.
L’equilibrio di questi animali è già molto labile, aprire la caccia nel Parco sarebbe un intervento che porterebbe danni irreparabili.
Tutto questo per che cosa?
Per sport? Per il piacere di uccidere creature indifese?
Per l’ingordigia del palato di pochi, che non hanno nessuno scrupolo a far pagare alla natura e quindi anche al genere umano un prezzo molto caro. Il prezzo di una natura morta, senza più quelle meravigliose specie di animali, che ci ha donato.
“Il comitato di gestione del settore trentino del Parco ha approvato la proposta con 13 voti favorevoli (compreso quello di Francesco Borzaga del Wwf), e uno solo contrario (Dario Zuccatelli di Italia Nostra)”. (Simone Bonanomi, 21 dicembre).
È strano che ad avere facoltà di decisione sulla sorte degli animali, siano sempre e soltanto i cacciatori o persone “sotto le loro grazie”.
Visto che questo problema è stato causato proprio dai cacciatori, che sparando intorno ai confini del Parco hanno costretto i cervi a concentrarsi all’interno, la soluzione non è quella di uccidere gli animali e quindi farla pagare ai più deboli, a chi non ha nessuna colpa per il fatto che gli sia stato tolto sempre più spazio vitale, ma di “convertire” i cacciatori a diventare “operatori naturali”, visto che dicono spesso di amare la natura, proibendo la caccia su tutta l’area del Trentino e creando un Grande Parco, in modo che gli animali si distribuiscano su tutta la superficie della Provincia.
Questa è la sola soluzione che dimostrerebbe intelligenza, sensibilità e senso di responsabilità verso il nostro ambiente.
Il Presidente Marcello Dell’Eva
Il Segretario Anna Maria Pilati