Ciao Agh,
è una situazione nota,legata ai nostri meccanismi propriocettivi e quindi difficile da "governare" con la volontà;in parapendio sei immerso nel vuoto,non hai contatto col suolo tramite piedi o ...sedere e quindi non ricevi i classici impulsi nervosi che orientano il corpo in riferimento all'appoggio.
Allo stesso modo la tua amica potrebbe sentirsi a suo agio appesa ad una doppia nel vuoto.Immagino che se cammina su una cengia od una cresta percepirà una sensazione vicina alla vertigine,insicurezza,rigidità dei movimenti ecc.
Mi è capitato di aiutare persone che si sono bloccate sul percorso per questa "sindrome":stanno davvero male e a seconda del carattere possono avere vere crisi isteriche o di panico.L'unico rimedio,praticabile solo se la persona si fida totalmente,è farle chiudere gli occhi,appoggiarsi a a te e farsi guidare nel tratto esposto.Così facendo,rimuovi la percezione visiva-spaziale ed è come tagliare la connessione che mette in tilt il circuito propriocettivo.
Certo ci vuole cautela perchè se non funziona o apre gli occhi rischia di tirare giù anche te (assicurarsi)
Lo scherzoso suggerimento dei paraocchi non è dunque del tutto fuori luogo!
Un percorso di recupero associativo tra vista e posizione/appoggio è possibile con pazienza e per gradi e può essere utile portarsi dietro degli anticinetosici (farmaci contro mal d'auto o di mare) prefribilmente in formulazione omeopatica come la Cocculine da assumere anche ogni quarto d'ora dall'inizio del percorso esposto.Non Xamamina perchè induce sonnolenza e rallentamento dei riflessi.