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Raccolti per la prima volta domenica scorsa. Lessati e poi saltati in padella con burro ed uno spicchio d'aglio. Il sapore è molto simile agli spinaci, ma a mio parere e anche secondo gli amici che li hanno mangiati, sono decisamente migliori. Se Pietro li ha trovati così amari da doverli condire con l'aceto...penso proprio che abbia mangiato un'altra erba.
Quanto al lino ricordo le sciagurate "pappe" ad almeno 90° che avvolte in una garza si applicavano sul petto del disgraziato affetto da quelle belle bronchiti di una volta..
raccoglievo anch'io le pigne di mugo... memore delle orribili iniezioni di mugolio. Quanto al lino ricordo le sciagurate "pappe" ad almeno 90° che avvolte in una garza si applicavano sul petto del disgraziato affetto da quelle belle bronchiti di una volta..
ma servivano?
La medicina più "laica" ossia quella meno arroccata sulla farmacologia di sintesi,stà rivalutando il ricorso ai preparati erboristici perchè queste pratiche contengono un grande valore aggiunto:il riappropriarsi del ruolo di autore della propria guarigione,una specie di impegno nel guarire contrapposto alla passività della rimozione del sintomo.E' un discorso complesso,non adatto a questo contesto forse,ma molto stimolante.Anche l'allungamento dei tempi di risoluzione rispetto all'uso della "chimica" ha una sua importanza perchè rispetta i naturali tempi di decorso delle varie malattie.Troppo spesso mandiamo in giro dei pazienti asintomatici,ma non realmente guariti.Un medico esperto e con mentalità aperta deve sapere giovarsi di tutte le risorse di cui dispone,quelle della medicina classica come quelle offerte dalla natura e dall'empatia che una volta era alla base del rapporto tra curatore e malato.Infusi,tisane,estratti ecc non possono curare sempre o tutto ,però possono essere validissimi in tanti casi,rendendo ciascuno partecipe e responsabile della propria cura o anche del proprio benessere quotidiano.