Un paesaggio "sudafricano": le Dolomiti di Brenta sullo sfondo
Altro giro a bassa quota esplorando i dintorni di casa: da Piné in circa 20 minuti di auto mi porto al
Lago di S. Colomba, con l’obiettivo di tornare a visitare il biotopo del
Doss Le Grave, che avevo visto parecchi anni fa ma mai nel periodo invernale.
Lago di S. Colomba
Il sentiero iniziale nel bosco di pini
Dal parcheggio nei pressi dell’albergo in riva al lago parte un facilissimo sentiero (cartelli), quasi pianeggiante, che si inoltra verso ovest nel bel bosco di pini. Dopo circa 1 km devio a sx compiendo per una traccia poco segnata, quindi incrocio un sentiero che sale in modo più deciso verso la cima.
Il Doss Le Grave in realtà è un collinone ricoperto di vegetazione. Ma è una vegetazione molto particolare, sembra di essere in un giardino bonsai: gli alberi di
pino silvestre sono per la maggior parte alti solo pochi metri, con forme contorte e chiome stentate.
Sul versante ovest del Doss Le Grave, verso la conca con la torbiera
Un pino bonsai
Pino dai tronchi contorti
E’ sorprendente: in certi tratti
sembra di essere nella savana, con lo sfondo delle cime innevate del Kilimangiaro (in realtà è il Brenta. Un paesaggio davvero insolito e affascinante.
Il biotopo comprende una zona umida e una zona arida sui versanti e ai piedi del Doss Le Grave. Il toponimo "grave" indica un ghiaione, un luogo dove si scaricano ghiaia e sassi, tipico appunto della zona dove l’
attività mineraria è stata intensa: è durata infatti ben 500 anni alla ricerca dell’argento, dall’anno 1000 fino al 1500.
Pini bonsai
Vista verso il Lagorai, si distinguono da sx: Rujoch, Costalta, Gronlait, Fravort
La grande quantità di detriti di porfido e di materiale di scarto hanno modificato il paesaggio con un aspetto semidesertico. Cessata l’attività di estrazione, la vegetazione ha lentamente ricolonizzato il territorio. Il terreno arido ed estremamente povero di nutrimento hanno determinato delle condizioni molto difficili per la vegetazione che è cresciuta stentatamente, con fenomeni di nanismo evidenti (bonsai). I tronchi sono contorti, le chiome striminzite, molti alberi raggiungono uno sviluppo in altezza solo di pochi metri.
Un paesaggio straordinario in Trentino
La "savana" verso le Dolomiti di Brenta
I pini sulla piccola cima boscosa
Vista verso Gronlait e Fravort
Dell’antica attività mineraria restano oggi numerosi pozzi verticali detti "
cadini", con gallerie orizzontali dette "
canòpe", oltre agli ammassi detritici detti appunto "
grave".
Vista verso la Paganella
La vetta del Doss Le Grave con grossi pini tra le depressioni dei "cadini"
Un "cadino" (pozzo) proprio sulla cima
Vista verso il Brenta
Veduta verso il Lagorai con Fregasoga, Rujoch, Costalta. In basso a sx lo specchio del Lago di S. Colomba
Vista verso le Cime di Vigo (Catena della Mendola)
A stretto contatto con la zona arida,
una vasta depressione è occupata da una torbiera originatasi per colmamento di un bacino palustre preesistente.
Dell'antico lago restano piccolo specchi d’acqua quasi interamente ricoperti di torba, con al centro delle pozze chiamate "occhi di torbiera".
Discesa verso la zona umida
La torbiera, a sx in alto la cima del Doss Le Grave
Il sentierello si inoltra nella boscaglia fitta fin sulla piccola
cima pianeggiante del Doss Le Grave, anch’essa boscosa, dove c’è un
grosso pozzo profondo di 6-8 metri, dentro il quale mi calo con prudenza. Il fondo però è ostruito. Risalgo e gironzolo nel boschetto della cima, dove ci sono
grossi pini dalle forme contorte, con lo sfondo del
Brenta a ovest e del
Lagorai a est.
Discesa verso la depressione della tobiera
La torbiera
Altri pini bonsai nella torbiera
Scendo verso valle per proseguire l’escursione, il sentiero è quasi tutto ghiacciato e devo stare attento a non fare scivoloni. Ho i ramponcelli nello zaino ma non li metto per la pigrizia: scendo quindi fino alla piana della torbiera, un altro paesaggio molto interessante che posso costeggiare grazie ad una comoda strada forestale.
L'abete monumentale "a candelabro"
Nella zona umida del biotopo esistono molte specie igrofile caratteristiche, anche molto rare, la cui sopravvivenza è strettamente legata alla conservazione del loro ambiente di crescita. La vegetazione è costituita in parte da cariceti e in parte da fitti popolamenti di falasco. Tra le rarità botaniche della palude, l'
Utricularia minor L., una piccola
pianta carnivora sommersa a rischio di estinzione, alcune
orchidee di palude e delle
ninfee (Nynphaea alba).
Molte le specie rare che vivono nella torbiera, tra cui una pianta carnivora
Anche gli aspetti faunistici sono assai interessanti perché, come tutte le zone umide, anche questa costituisce un'oasi di rifugio per animali che sono molto esigenti dal punto di vista ambientale, come gli anfibi e gli uccelli acquatici.
Tornato sulla strada forestale, un’insegna mi indica la presenza di un
abete monumentale poco distante dalla caratteristica forma a “candelabro”: un bel bestione che ho provveduto a mappare su OpenStreetmap. Proseguo verso nord, voglio dare un’occhiata verso i
Prati della Mongalina, con ameni paesaggi punteggiati di baite e casette.
Verso i prati della Mongalina
Splendide baite
Faccio quindi un giro ad anello verso nord e torno sulla forestale dove, costeggiando il Doss Le Grave sul versante sud, compio infine un lungo traversone in leggera salita, rientrando infine al Lago di S. Colombra che, nel frattempo, si è animato della presenza di un gruppo di ragazzi che giocano allegramente a hockey.
Verso i prati della Mongalina
Hockeysti improvvisati
Nel biotopo è stato realizzato un percorso didattico, tempo di percorrenza ore 2,30, lungo il quale sono stati individuati
14 punti di osservazione con tabelle illustrative. Si consiglia di iniziare il sentiero all'entrata del biotopo posto nei pressi del Lago di Santa Colomba, e di proseguire nel senso di marcia suggerito dalle tabelle stesse.
Giro finale attorno al Lago di S. Colomba
Un bel giro facile in un ambiente molto particolare, che merita senz’altro una visita. Da ripetere certamente nel periodo estivo, quando si potranno ammirare meglio flora e fauna. Sviluppo 9 km, dislivello 300 metri.
Il percorso