Nei pressi della forcella sotto Cima Buse, con vista su Pala del Becco e in lontanaza il ZioleraL’idea è di tentare la salita a
Cima Buse 2574, sfruttando ovviamente i versanti sud vista la stagione. Cima Buse è la cima più alta della catena di cime tra forcella Montalon e forcella Vasorda, L’ho salita una sola volta, in estate, salendo per il “dente” a sud dal versante di Malga Valsorda, quindi conosco abbastanza bene il percorso. Porto i ramponcelli perché temo l’ultimo tratto dalla forcella alla cima, esposto a NO e sicuramente nevoso.
Malga CampelloPosteggio all’Hotel Sat Lagorai m 1317 e parto. Potrei salire comodamente per la
Val Montalon per il solito
sentiero 362, ma noi non amiamo la vita comoda vero?
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Decido quindi di andare a ravanare per la
costa che sale da Malga Campello. Non devo sbagliare il bivio perché il Rio Montalon poi è inguadabile: anzi lo vedo insolitamente poderoso e spumeggiante. Trovo subito il bivio e salgo a
Malga Campello, posto meraviglioso che non avevo mai visto: una radura soleggiata fantastica, circondata da boschi e solcata da un ruscello gorgogliante.
La radura di Malga Campello
L'impetuoso Rio MontalonTrovo il previsto
tratto di strada forestale ma quando questo finisce finisce anche tutto il resto. Della traccia segnata sulla carta Kompass non c’è traccia per l’appunto. Provo a salire ravanando per il bosco seguendo vaghe tracce che spariscono o si confondono in mille rivoli. Il bosco è abbastanza brutto, ripido e pieno di ramaglie e di alberi abbattuti. A quota 1800 metri dopo un'ora di ravanamento decido che ne ho abbastanza e, consultando S. Altimetro, decido di provare a buttarmi verso ovest per uscire da quel casino e raggiungere Malga Costa.
Vista su Malga Montaletto
Val Montalon con Malga Costa e in lonanaza Malga MontalonTrovo una specie di traccia, dopo circa 1 km di ravanamento in costa nel bosco fitto trovo delle tracce di recinto: eccomi sono vicino, mi dico. Infatti poco dopo sbuco sui pascoli di
Malga Costa 1823, che raggiungo in breve. Stringe il cuore entrare nella malga diroccata, uno dei due edifici è crollato, e leggere le scritte dei pastori sulle travi: Paterno Rodolfo 1936, Giuseppe Purin 1939... Appeso ad una parete, tra masserizie, vecchi vestiti e scarpe spaiate, un ultimo calendario con data 1974. Storia e tradizioni secolari vanno a remengo nell'indifferenza generale, la montagna si spopola. Il posto è bellissimo, anche se un senso di desolazione pervade questi luoghi ormai disabitati da decenni.
Malga Costa in rovina
Lo sfacelo all'interno
Uno degli edifici di Malga Costa è crollato
Le scritte dei pastori sulle travi: Rodolfo Paterno, 1936
Val Montalon e Malga Montalon, sulla destra il passo omonimoProseguo la marcia verso
Malga Costa di sopra 1990, altro luogo paradisiaco che si apre maestoso dopo aver oltrepassato una cortina boscosa. Un torrentello esce addirittura dalla malga diroccata, mentre dello stallone rimangono solo i muri perimetrali. La ravanata nel bosco mi ha fatto perdere un sacco di tempo, sono indeciso se proseguire. La gamba è ancora discreta, faccio una piccola sosta per rifiatare, mangiare qualcosa e via, si prova. Risalgo i bellissimi pascoli, evitando di salire l’invitante costone in cresta, perché so che poi mi aspetterebbe un traversone molto insidioso con la neve.
Malga Costa di Sopra
Pascoli sopra Malga Costa, sullo sfondo emerge il gruppo di Rava con le Pale di Segura
Ecco la sagoma inconfondibile di Cima d'AstaSalgo verso un’ampia sella che si affaccia nel vallone (Le Buse) che devo salire per arrivare alla
forcella sotto cima Buse a quota 2480: è una pietraia immensa che evito, per quanto possibile, stando sul bordo e sfruttando le residue lingue di prato. Traverso con attenzione i macigni coperti di neve e mi sposto sul versante più soleggiato per camminare dove c’è meno neve.
Il vallone con la forcella sotto cima Buse
Guardando in basso a metà salita: un po' rognosa, io mi sono tenuto sulle lingue di prato a sx...
Il traversone evitato che avrei dovuto affrontare salendo dal "dente": come prevedevo sarebbe stato molto insidioso... La salita è molto ripida, l’erba stopposa molto scivolosa. Faticosamente raggiungo la forcella dove trovo una muraglia di neve che mi nasconde il brusco cambio di paesaggio: a sud lascio quello tardo autunnale per affacciarmi improvvisamente su quello prettamente invernale a nord, con mezzo metro di neve dura come il cemento.
Eccomi affacciato alla forcella, il paesaggio cambia di botto: da tardo autunno a inverno pieno!
I ripidi pendii sotto la forcella, sullo sfondo la Catena del Cimon di Busa GranaMancano si e no 50 metri alla cima, orami è fatta mi dico. Metto i ramponcelli, le ghette e via. Fatta un cavolo. Mi rendo subito conto che non è aria: neve durissima, a tratti ghiacciata, i ramponcelli faticano a fare presa. A tratti la cresta si rompe per scivolare su uno strato di brina. Affronto il pendio ripido, mi alzo di un trenta metri e poi mi volto: uno scivolone qui vorrebbe dire partire come un missile verso valle senza alcuna possibilità di fermarsi, per finire sulle rocce.
Il ripido tratto finale a Cima Buse 2574: salgo fino a circa metà poi torno indietro, la neve è gelata e si rischia troppoMi secca assai farlo a pochi metri dalla cima ma faccio dietrofront: per proseguire ci vogliono ramponi veri e anche una piccozza, continuare significa rischiare da cretini. Ritorno alla forcella con le pive nel sacco, salgo l’anticimotta come consolazione.
La cimotta di consolazione nei pressi della forcella 
Rieccomi alla forcella, guardando verso i Lasté
Vista sulle Pale di Segura e Cima Trento
Vista verso il ManghenOra devo decidere il da farsi: l’idea di riaffrontare il ripido canalone, stavolta in discesa, non mi alletta molto. Decido allora di provare scendere per il versante nord, cioé per i Lastè: della magnifiche balze nevose illuminate dal sole quasi al tramonto. Avendo già fatto la discesa in precedenza, conosco il terreno e so che ci sono dei passaggetti che permettono di evitare i salti di roccia.
Inizio la discesa, ultimo sguardo indietro verso la forcellaCon attenzione scendo quindi sulla neve dura e con frequenti zig zag cerco i passaggi meno ripidi. L’ambiente è magnifico, entusiasmante, i ramponi fanno una buona presa e vado giù abbastanza tranquillo. Con un percorso laborioso ritrovo i vari passaggi per evitare i salti di roccia: sono brevi tratti di primo grado da fare con calma, ma senza grandi problemi.
La zona dei Lasté scendendo sul versante nord di Cima Buse
Vista su Pala del Becco
L'accidentata paretina sotto i lasté da cui sono scesoRaggiungo finalmente il
sentiero 322 che proviene da
Forcella Valsorda, solo allora tiro un bel sospirone di sollievo
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Ecco cima Stellune, col sentiero che proviene da forcella Valsorda
Vista sulla catena del Cimon di Busa Grana
Sentiero di rientro a Passo Montalon
Pala del Becco dal sentiero verso Passo MontalonRientro rapidamente al
Passo Montalon 2133 quindi calo al lago omonimo che è tutto ghiacciato. Ora sono sul versante sud che è sgombro di neve, levo i ramponcelli. Raggiungo
Malga Montalon 1868, piuttosto malandata e puntellata per scongiurare il crollo, quindi affronto il
sentiero di fondovalle 362, molto scomodo, faticoso e insidioso perché coperto da fiumi di ghiaccio vivo.
Llago di Montalon ormi completamente ghiacciato
Pale di Segura
Malga Montalon puntellata
Tramonto sui Campanili di Orsera
Brina e ghiaccio sul sentiero di rientroCon molta attenzione scendo lentamente di quota, il sentiero è veramente malagevole, me lo ricordavo sì scomodo ma non così tanto. Alle 17.00 è ormai buio e nel bosco non si vede più una mazza: tiro fuori la pila frontale e dopo mezz’ora sono finalmente alla macchina. Anche stavolta è andata
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) Questi giri pieni di incognite e difficoltà sono duri ma alla fine di grandissima soddisfazione.
Disl. 1300, sviluppo km 18,2 (escursione del 17 novembre 2012).
Il percorso
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