Dopo due rinvii è giunto il momento di portare a spasso le pelli: torno sul Cogne e ripercorro il medesimo itinerario fatto con le ciaspole tre settimane orsono ma con senso di marcia contrario. Dal Bait del Manz salgo sci in spalla e allo spiaz dele bore, clak, scarponi negli attacchi e via verso la baita monte Pat. La forestale è in uno stato deplorevole, non come l’avevo lasciata l’altra volta. Neve stravecchia, dura e avvizzita. Le pelli non sussurrano il loro abituale fruscio, è tutto un gracchiare, segno di profonda infelicità. Peggio ancora dopo aver imboccato la strada che sale da Montesover, dove mi tocca assaggiare pure l’asfalto. Soltanto al primo tornante, quando già la strada si è portata ben dentro la valle, l’innevamento è finalmente invernale e il fondo stradale è tutto ben coperto. Arrivo alla Vernera bassa, accarezzata da un’incerta luce solare. Sono gli ultimi barlumi di un sole malato. Poi comincia il nevischio che mi accompagnerà fino all’arrivo. Seguendo una traccia di ciaspole che si impenna lungo il pendio salgo alla Vernera alta e raggiungo i Cimatti. Nevica fitto, ma fiocchi finissimi che non fanno volume. Né freddo né vento. Me ne sto seduto sotto una pianta a godermi lo spettacolo dei pini che si stanno lentamente incipriando. Riprendo, sempre lungo la traccia ben battuta, e risalgo il boscoso crinale, passo nei pressi della cima dei Frattoni e lungo l’interminabile larghissima cresta arrivo alla croce del Cogne. Il nevischio è meno fitto e addirittura traluce fra le nuvole un raggio di sole. Tempo matto! Pochi minuti, il cielo si chiude nuovamente, verso Croce e Ruijoch è un grigiume, mentre la Valfloriana è immersa nel bianco pulviscolo di una nevicata. Operazioni di partenza. Giù le pelli, giacca a vento, caschetto sulla zucca, scarponi chiusi, zaino indossato, sci calzati e si scende al passo dei Vasoni. La neve non è granchè, sciata “controllata”. Solo dal passo in giù riesco a fare un po’ di curve decenti. Poi mi infogno in una sassara, dove è molto consigliabile non cadere in un buco. Trovo poco dopo il traccione percorso l’altra volta, liscio come un biliardo, sul quale i miei sci, che esibiscono una sciolinatura vergine, andrebbero a nozze, loro, ed io addosso a qualche pianta. Ogni tanto un’uscita dalla traccia è utile per frenare. Eccomi alla malga del Sass. Nevicata fitta, bell’ambiente invernale. La discesa per la valle della Madonna, tutta su una lunga strada forestale, è un’alternanza di curve in serie e di energici spazzaneve. Al bait del Manz fiocca che è un piacere vederla venir giù, ma sempre piccola piccola. Per quest’anno basta Cogne.
A presto foto, ma solo per dare l’idea della neve e del tempo.