La fantastica spianata di Campìo
Domenica giornata da urlo finalmente, scegliamo di rispolverare gli “sciotti” (sci da escursionismo) per un giro facile: la salita a
Malga Cagnon di Sopra, sotto al
Monte Croce. Singnoraaquilone ha coraggiosamente acconsentito, lei che non ha mai messo degli sci in vita sua, a provare. Fornisco io l’attrezzatura ovviamente, un filo “giurassica” per la verità ma ancora in discreto stato, consistente in:
sci di fondo “Track” squamati di circa 30 anni con il glorioso
attacco Rottefella da 75 mm, con
pelli di foca artigianali (ricavate dallo squartamento di un vecchio paio da scialpinismo), bastoncini, scarpe di “betulla” di cui una parzialmente sinistrata (reduce dalla mitica
esperienza in truna) e rappezzata con lo scotch.
Malga Valtrighetta
Si parte da
Baessa 1320, la strada è chiusa con la stanga ma soprattutto da circa 1 metro di neve abbondante. La salita ovviamente non presenta grossi problemi: dopo qualche titubanza Signo trova la necessaria confidenza con gli sciotti e si procede piuttosto spediti in paesaggi da fiaba con 30 cm di neve fresca del giorno prima. Il sole splende nel cielo terso ma c’è un venticello gelido a raffiche. Passiamo da
Malga Valtrighetta, quindi
Malga Bolenghetta stracarica di neve, poi
Malga Bolenga praticamente sommmersa, la neve arriva alle falde del tetto, a circa 2 metri e mezzo di altezza.
Malga Bolenghetta
Verso Malga Bolenga
Malga Bolenga sommersa di neve
Verso Malga Cagnon di Sopra, i cartelli stradali della forestale sbucano appena
Malga Bolenga
Raggiungiamo in breve
Malga Cagnon di Sotto e quindi, sempre seguendo la falsariga della strada forestale (i cartelli stradali spuntano a malapena), ci alziamo di quota fino a sbucare nella favolosa
spianata di Campìo sotto al
Monte Croce 2490, che attraversiamo aprendo la traccia fino a un boschetto sottostante
Malga Cagnon di Sopra, dove provvediamo ad attrezzare la sosta ristoro: scaviamo dei sedili nella neve, gli sciotti adagiati sulla neve a mo’ di panchina, zaini come schienale, insomma quasi delle confortevoli sedie a sdraio. Quindi via di panini. Il vento è sparito e si sta d’incanto.
Malga Cagnon di Sotto
Malga Cagnon di Sopra dall'alto
Nei pressi di Malga Cagnon di Sotto
Monte Croce
La meravigliosa piana di Campìo
Paesaggio "canadese" a Campìo verso Cima Cagnon
Dopo una pennica post prandiale, si affronta la discesa che sono già le 15.30. Niente affatto facile per Signo (e neanche per me): c’è il trincerone dei ciaspolari largo circa 40 cm, ai bordi neve ghiacciata o crostosa. Con prudenza scendiamo fino a Malga Cagnon di Sotto, dove Signo di lancia temerariamente per il candido pendio di neve fresca, mentre io che facevo il ganassa faccio una sforbiciata alla Fantozzi e finisco con un tonfo sordo nella neve polverosa.
Iniziamo il rientro
Ultimo sguardo all'indietro verso Malga Cagno di Sopra
Più a valle le cose si complicano leggermente: il trincerone è pieno di gobbe e il freddo pomeridiano sta gelando la neve, che diventa assai veloce. Anche con le pelli sotto, lo scietto scorre veloce e sbatte dapperttutto e non è facile da controllare. Signo è veramente eroica: si lancia con sprezzo del pericolo anche se un po’ goffamente per l’inesperienza, lungo la trincea ghiacciata. Quando la velocità diventa eccessiva mette giù (giustamente) le chiappe.
Vista verso Col di Boi
Verso i Crozzi d'Ezze
Verso il Monte Cenon
I voli ormai non si contano ma Signo è una specie di ercolino sempreinpiedi: dopo ogni volo rovinoso si rialza stoicamente. Sotto Malga Bolenga, il volazzo fatale: cade in avanti a pelle di leone con un urlo soffocato. La scarpa parzialmente sinistrata piglia un tirone pauroso e si sinistra del tutto con un sinisitro “crack”, ovvero si sradica dall’attacco nella parte anteriore con le dita del piede che escono quasi dalla scarpa
.
Alberi stracarichi di neve
La scarpa originale; la riparazione artistica
Previdentemente, avevo portato il cerotto “americano” con cui riesco a rappezzare la scarpa e a rimetterla insieme in qualche modo. Resisterà? Facciamo un altro paio di chilometri di discesa, la scarpa tiene. Sotto Malga Valtrighetta, sulla rampa più ripida e ghiacciata Signo dopo l’ennesima sederata decide che ne ha avuto abbastanza. Cava gli sciotti e procede a piedi coi ramponcini, mentre io scendo in sciotti gli ultimi 2 km fino alla macchina a Baessa (il tratto più gradevole tra l’altro). Un battesimo veramente di fuoco per Signo, cui devo fare veramente i complimenti per la tenacia e l’equilbrio, niente affatto facili in queste condizioni quasi estreme, soprattuttto considerando che era all’esordio totale. Io ho rimesso volentieri gli sciotti dopo qualche anno che stavano in cantina, riscoprendone le eccezionali doti di leggerezza e facilità di marcia sulla neve. Nonostante i 15 km tra andata e ritorno (con due bei voli), fatica praticamente zero!
Disl. 600 metri circa, sviluppo 15 km.
Il percorso