Dal Monte Colo verso le Cime della ValsuganaPartiti indecentemente tardi per via delle previsione meteo terroristiche (freddo bestia, vento infame) inizialmente volevamo fare la cima del
Monte Cola. Arrivati alle Pozze, sopra Roncegno, non si trovava un buco per parcheggiare quindi siamo andati avanti scoprendo che la strada per il
rifugio Serot era stata "fresata" e quindi aperta (sia pure transitabile con catene o gomme da neve serie). Anche al Serot, quasi sepolto dalla neve, non c'era posto così abbiamo parcheggiato poco sotto i
Masi di Calavin.
Siamo partiti con un caldo pazzesco, tantoché dopo mezzo chilometro i primi pile "saltavano via" come tappi per finire nello zaino. Incontriamo un sacco di gente che scende, abbastanza penosamente, nella neve orribilmente crostosa. Rimontata la valletta e arrivati sul pianoro sopra
Malga Trenca, vista la ressa per la
Val d'Ilba, cambiamo instantaneamente itinerario e decidiamo di puntare verso il
Monte Colo: obiettivo il
Lago delle Carezze e il Lago Grande.
Seguiamo una traccia, che a sua volta segue il sentiero estivo
323 per i Sette Laghi, che sale moderatamente in un lungo traversone. Vediamo
la valanga segnalata da Kobang, ci passiamo sotto e proseguiamo, arrivando su una bellissima e aerea costa. Sotto di noi la conca del
Lago delle Carezze è invitante. Caliamo con prudenza lungo una dorsale e sentiamo il solito "vuummm" della neve che si assesta (segnale abbastanza preoccupante su altri pendii ripidi), traversiamo un boschetto di larici radi e siamo al lago in una
conca bellissima sepolta di neve e di sole. Decidiamo di fare sosta pranzo, facciamo una panchina con gli sci, gli zaini a mo' di schienale e diamo di piglio alla sporta coi panini con la porchetta
). Ci mangiamo le mani perchè, per aver dato retta al meteo, non ci siamo portati la birretta. Si sta d'incanto, non c'è in giro nessuno, il sole è bello caldo, non un alito di vento.
Dopo adeguato rifocillo, ripartiamo per andare a caccia del
Lago Grande. Risaliamo il montarozzo soprastante, punteggiato di larici, con splendide vedute sul versante orientale del Cola. La neve è veramente un macello, il vento ha fatto un lavoro incredibile, non si trova un metro di neve uguale all'altro. Si passa dai lastroni di cemento alla neve polverosa, dalla marcia al sole alla farina in ombra, il tutto "fracassato" ovunque dai sastrugi (ondulazioni sul manto nevoso) ovunque. Il panorama però è magnifico, di fronte a noi gli impressionanti e selvaggi contrafforti delle Cime della Valsugana. Caliamo per bei pendii tranquilli in bosco rado e arriviamo alla piana del Lago Grande, anch'esso irriconoscibile perché sepolto di neve. C'è n'è talmente tanta che un enorme accumulo fa apparire il lago in pendenza. "Circumnavighiamo" il lago e iniziamo il rientro. A quota 1860 scorgiamo in basso
Malga Colo che emerge a stento dalla coltre nevosa. Non volendo tornare dal percorso dell'andata (giammai), la discesa risulta più complicata del previsto. Seguiamo la traccia di ciaspolatori ma quando questa si inoltra in un costone non troppo affidabile l'abbandoniamo e scendiamo ravanando nel bosco, per fortuna non troppo fitto.
Teniamo le pelli sotto agli sci e facciamo alcuni ampi zig zag che ci permettono di perdere quota sul ripido costone boscoso nei pressi della località Trenca, con le baite che appena emergono dalla neve. Guadagnata la traccia della forestale, caliamo senza problemi fino al rifugio Serot giusto al calar del sole, quando la temperatura si abbassa drasticamente e fa ghiacciare immediatamente le orecchie. Bel giro!