Vista la neve balenga (marcia) e non sapendo bene dove andare, la scelta cade sul Fravort, confidando sul fatto che la salita avviene per dorsale esposta a sud. In parte l'ho imbroccata e in parte no, perché l'ora tarda rende la neve già papposa fin dal primo mattino. Già nell'avvicinamento per la strada forestale a La Bassa (grossa valanga caduta sul sentiero
) si sprofonda parecchio e sono costretto a mettere le ciaspole. Bene sulla dorsale ma poi nei tratti in piano si sfonda anche con le ciaspole. Il rampone lo affronto spostato verso il crinale, dove c'è meno neve e parecchi tratti addirittura senza. Ogni tanto si va giù ma pazienza, è faticoso ma gliela si fa. Bellissismo in cima, il ricovero è letteralemente sepolto di neve e non si vede neppure. C'è parecchio vento freddo, a tratti molto intenso. Do' una guardata giù per il crinale verso il Gronlait e abbandono subito l'idea di fare la traversata come avevo ipotizzato. Troppa neve sul versante nord e la forcella è infida. Siccome non mi piace fare le cose semplici e tornare dalla stessa via dell'andata, provo a incasinarmi e a tagliar via verso l'Oscivart, ma il pendio stracarico di neve non mi piace per niente. Provo allora a scendere un po' piu a sud dove ci sono roccette affioranti. Scendo un po' di quota ma c'è un passaggio critico: uno scivolo di neve ripidissimo che mi piace ancor meno. Se "parto" mi faccio 300 metri di scivolata tra le rocce, e non mi pare il caso. Ormai di tornare sulla dorsale non se ne parla, siccome son zuccone provo allora a scendere nella conca per i ripidi nevai sfruttando lingue di tratti erbosi e sfasciumi. Con molta attenzione riesco a scendere, ma l'erba secca sembra sapone e ci vuole un niente per partire per la tangente
Giunto nella conca, dove c'è una valanga causata da un crollo della cornice (vedi foto), rimetto le ciaspole perché appena spiana si sfonda fino al culo. Dò un tirone e mi resta la cinghia in mano: distrutto lo strameledetto gancio di plastica. Attimo di panico. Senza ciaspole sarebbe un massacro proseguire. Riesco ad allacciare la talloniera in qualche modo, grazie anche un provvidenziale laccio che mi sono ricordato di avere nello zaino. Provo a seguire la traccia del sentiero estivo ma delle grosse valanghe l'hanno spazzato via. Scendo ancora di quota, ma è un mezzo calvario: la neve è marcia e saponosa, le ciaspole non fanno nessuna presa e sui tratti ripidi si parte come sugli sci e poi ovviamente ci si impianta regolarmente. Arrivo faticosamente a un gruppo di baite. Non so dove sono (ho dimenticato la carta a casa), per la prima volta in vita mia tiro fuori il cello col gps, grazie al quale riesco a fare il punto
Intercetto un sentiero, che abbandono dopo mezzo km causa neve, calo ancora di quota dove trovo altre baite e una forestale senza troppa neve che mi riporta finalmente verso le piste della Panarotta, che intercetto circa a metà altezza. A quel punto è un gioco da ragazzi, risalgo la pista fino ad un'altra strada forestale che mi riporta al parcheggio.
Bel giro, in parte ignoto, molto faticoso per la neve marcia e pesantissima. Penso sia una delle ultime uscite su neve