Da tempo io ed Eugenio attendavamo trepidanti il momento giusto in cui poter salire nell'amato Trentino per un bel giro tra quelle che consideriamo le più belle montagne da noi mai viste. Finalmente il weekend del 16-17 sembra essere favorevole a livello di impegni e dopo aver consultato la rete ed esserci imbattuti, ed innamorati, dell'escursione fatta da Agh sulle cime del Colbricon per poi passare la notte al Baito Buse dell'Oro e tornare al Passo Rolle il giorno seguente, ci organizziamo e decidiamo di partire nel primo pomeriggio di Venerdì 15 dopo aver tartassato di non poche mail il povero Agh
Partiamo nella pioggia consci che sul Rolle sta nevicando parecchio ma che le prossime due giornate sarebbe state limpidissime e dopo qualche ora di macchina arriviamo a San Martino di Castrozza dove ci fermiamo per cenare. In questo periodo dell'anno questo posto sembra davvero un paese fantasma, non troviamo nessuno in giro e tutti i ristoranti sembrano chiusi. Iniziamo a temere di restare senza cena, ma fortunatamente dopo varie chiamate riusciamo a trovare una pizzeria aperta nella quale ci fiondiamo!
Dopo cena ripartiamo verso il Rolle dove, una volta arrivati e trovato un posto consono, ci mettiamo a dormire nel retro della macchina.
La cosa risulta praticamente impossibile, il poco spazio e la scomodità generale non ci faranno chiudere occhio per la maggior parte del tempo, così che spesso ci perdiamo in riflessioni e pensieri ad alta voce legati al giro da intraprendere il giorno dopo.
Quando la sveglia, pressoché inutile, suona alle 6:00 facciamo colazione mentre ammiriamo estasiati i colori dell'alba che ci ricordano nelle tonalità i colori irripetibili che solo le pellicole fotografiche di una volta sapevano cogliere.
La neve è davvero tanta e dopo aver raggiunto l'inizio degli impianti di risalita calziamo le ciaspole e ci dirigiamo verso i Laghetti del Colbricon.
Dove arriviamo dopo circa un'ora. La superficie del lago è leggermente ghiacciata ed il sole ancora bassa ci regala una luce e delle ombre meravigliose. Nel frattempo, mentre io scatto qualche foto, Eugenio osserva le pareti del Colbricon in cerca di camosci che però, stranamente, non si mostrano.
Arriviamo al Passo Colbricon dove data la quantità di neve e il nostro lento procedere legato al fatto che stiamo aprendo la pista nella neve ancora fresca decidiamo di abbandonare il progetto iniziale di salita alla Forcella Colbricon, dirigendoci direttamente al baito lungo il sentiero che passa attraverso la foresta di Paneveggio.
Nel frattempo il sole, alzatosi, ha iniziato a sciogliere la neve che durante il cammino si incolla ai nostri piedi e alle nostre ciaspole rendendo ogni passo difficoltoso e faticoso. Quando arriviamo a malga Colbricon siamo già stanchissimi.
Ci fermiamo un attimo per rifiatare, mangiare qualcosa e ammirare le Pale che da qui si mostrano interamente nella loro bellezza.
Riprendiamo il cammino e dopo aver percorso un km in più ed aver perso un'ora raggiungendo la strada forestale che scende a Paneveggio, ci accorgiamo di stare sbagliando strada e ritorniamo sui nostri faticosissimi passi.
Con grande sforzo recuperiamo quota da Malga Colbricon, e ci inoltriamo nella fitta ed intricata foresta che in queste condizioni risulta essere un vero labirinto.
Del sentiero ovviamente non vi è traccia, tutto è ricoperto da uno spesso manto nevoso e la giusta via per raggiungere il baito è tutta da indovinare. Ogni tanto qualche leggerissimo segno azzurro su un albero ci aiuta nell'impresa, ma spesso dobbiamo inoltrarci nel bosco seguendo diverse direzioni, prima di trovare quella giusta. Siamo quasi stremati e una volta arrivati al punto in cui si inizia a distinguere bene la diga di Paneveggio perdiamo per l'ennesima volta la via mentre dinnanzi a noi il terreno inizia a diventare un vero e proprio strapiombo. Ritorniamo sulle nostre tracce e trovati i segni azzurri saliamo ancora fino a quando non raggiungiamo questo bellissimo scorcio sulla foresta di Paneveggio e su alcuni monti di cui non sappiamo il nome.
Continuiamo ad andare avanti, ormai per inerzia, auto convincendoci entrambi ad alta voce che manca poco e che il più è fatto e finalmente ecco sbucare il vallone delle Buse d'Oro
Non sappiamo bene dove si trovi il bivacco, ma immaginiamo sia nella collinetta di fronte, che raggiungiamo e che risaliamo fino a quando, finalmente, raggiungiamo il baito, davvero stremati.
Sono ormai le 15 quando entriamo. Per qualche minuto stiamo seduti, in silenzio. Non riusciamo a compiere un discorso logico a causa della fatica (maledetta neve collosa). Riprese un minimo di forze, accendiamo il fuoco e ci cuciniamo un po' di riso per pranzo, per poi infilarci dritti nei sacchi a pelo. Ci svegliamo unicamente per cenare, alle 19. Per fortuna il giorno prima abbiamo comprato qualche salsiccia che cuciniamo insieme, mentre un atmosfera da fiaba ci avvolge grazie alla luna quasi piena che fa risplendere il candido manto nevoso presente fuori, come si può ben notare nelle seguenti foto scattate da Eugenio.
Sono ormai le 21 quando, dopo aver caricato la stufa, ci abbandoniamo al mondo dei sogni.
All'indomani solita sveglia all'alba, facciamo colazione, facciamo gli zaini, puliamo ed infine portiamo dentro un po' di legna per quelli che saranno i prossimi fortunati ospiti di questo meraviglioso bivacco incantato. Ripartiamo, non dopo esserci fatti però una foto ricordo all'interno del baito.
Pe fortuna oggi il procedere risulta essere molto più facile grazie alla pista battuta e al sole che rimane nascosto dietro al Colbricon per la maggior parte del tempo.
Riusciamo infatti a raggiungere i laghetti nella metà del tempo impiegato ieri per raggiungere il baito.
Una volta qui pranziamo, mentre abbiamo anche la fortuna di osservare un camoscio intento a scendere dal Colbricon, seppure a distanza siderale. Una volta tornati alla macchina ripartiamo verso casa, con quel po' di malinconia che contraddistingue ogni ripartenza da questi luoghi, così meravigliosi e così speciali.
Un ultimo sguardo verso la Val Cismon irradiata da una luce spettacolare e via verso valle
Torneremo sicuramente, ma questa volta sarà d'estate
Lascio la parola ad Eugenio che aggiungerà sicuramente qualche informazione in più per quello che riguarda la, purtroppo poca, fauna incontrata, sperando di non essere stato troppo prolisso. Ciao