Si parte dalla baita Sette nani, poco sopra il fondovalle di Fiemme al di là di Panchià. Imbocchiamo la mulattiera che sale lungo il rio Toazzo. In alcuni punti la neve è scomparsa e quella che c’è è liscia e dura per i molti passaggi. Raggiungiamo la forestale della val Cavelonte, che corre più in alto, e la seguiamo lungamente fino alla piana della malga Toazzo: qui – ore 7:30, 1450 m – non fa per niente caldo.
A sud, di fronte a noi, la forra del rio Formion che bisogna risalire per raggiungere la nostra meta.
Tracce di discesa e di salita ci aiutano ad attraversare il lungo pascolo della malga e facilitano l’ascesa lungo la forra. L’abbondante innevamento permette di salire proprio al centro del canale,
che è in realtà cosparso di macigni (infatti solitamente, con poca neve, si sale sul versante orografico sx). Le pendenze si addolciscono quando si perviene ad una conca quasi pianeggiante sulla quale convergono quattro canali.
Il più occidentale, bello ripido e già tracciato, è il nostro.
Lo superiamo e giungiamo ad una bella valletta non troppo erta.
Qui abbandoniamo le tracce, che vanno a ovest, sotto cima Formion, e puntando a sud ci portiamo sull’altro lato della valletta,
di cui risaliamo il fianco orientale. Superatolo, siamo finalmente in vista della del Cimon di Lasteolo.
In breve siamo ai piedi della pala finale
e in vetta.
L’ultimo tratto è su neve ventata e dura, ma anche senza coltelli saliamo agevolmente alla vetta. Il panorama, beh… ve lo lascio immaginare e in parte ve lo mostro.
Cenon, Caldenave, Orsera
Cengello, Lasteati
El Zimon
Mi piace solo ricordare la fiabesca e solitaria malga Cupolà di sopra, che giace immersa nel bianco lontana lontana.
Si scende. Ci buttiamo in val dei Pieroni con meta il lago Lagorai. All’inizio la neve è piuttosto crostosa e non ben sciabile. Decidiamo allora di andare fin sotto la prima forcella di cresta ad ovest del Lasteolo. E facciamo bene, perché qui la neve è bella, non polverosa – il sole ha lavorato tanto in queste giornate – ma da godere. Percorriamo tutta la valle dei Pieroni,
tra pendii e valloncelli, fino al salto finale sopra il lago. Andiamo giù diritti per un breve canale incassato e siamo alla piana del lago e alla malga, semisommersa dalla neve.
Ora ci aspetta la parte più faticosa, la risalita alla forcella Cadinello.
Il pendio è uniforme, ripido, continuo. La neve per fortuna è bella, non si sprofonda e si traccia bene (non è passato nessuno). Il sole, però, picchia forte.
Gli ultimi metri sotto la forcella sono lunghi e cadenzati da numerose fermate. Eccoci alla forcella,
al di là della quale un ombroso canalone piomba in val Toazzo.
Con infinite curve e qualche volo frutto di stanchezza, sverginiamo (scusate il termine) il pendio sul quale la neve è veramente bella: la classica polvere fredda dei versanti in ombra. Ogni tanto qualche vecchia slavina interrompe l’uniformità del manto nevoso.
In fondo al canalone la pendenza diminuisce e siamo nel bosco.
Usciamo sul pascolo di malga Toazzo e lasciando correre gli sci il più possibile, arriviamo al ponte che porta alla malga.
Un ultimo sguardo alla nostra cima.
Con energico spazzaneve sulla forestale pistata, liscia e dura, rientriamo ai Sette nani.