Oggi replica in Calamento con ben altro ambiente.
Cima Bolenga dalla Valtrighetta
La strada dal ponte del Salton presenta dei tratti innevati, 10 cm di neve crostosa che che le gomme sgranocchiano. Un po’ d’attenzione nei curvoni e nei tornanti sotto la chiesetta.
Parto dalla Baessa (chiusa) e dopo poche centinaia di metri so già cosa mi aspetta. Dovrò battermi tutta la traccia, come succede a chi si presenta per primo e da solo dopo una nevicata. La neve? Piuttosto pesante e sfondante ma non la crosta che ho mangiato sulla provinciale. Dopo la Valtrighetta lo spessore aumenta
ed anche i versanti esposti a sud sono tutti coperti. Mi fermo alla casa Bolenga
e non so ancora dove andare. Avevo pensato di salire fino al campìo della malga Cagnon di sopra e poi tagliare verso sud per raggiungere una forcella sulla cresta nord-est del Conca, questa la mèta. Discesa prevista dalla stessa banda.
Quando sono alla malga bassa,
cambio idea e punto al passo Palù.
Croce finalmente in livrea invernale
Crozi brusadi, Bolenghe e pulpito della baracchetta militare
Seguo più o meno il sentiero estivo
e salto su al passo
dopo quattro ore di battitura. Da ovest tira un venticello mocheno niente male, ma rincantucciandomi nella trincea sto benone. Le cime e le creste non sono più pelate ma la neve è scarsa. Questo mi conforta per la sicurezza.
Provo a salire verso c. Palù
sci ai piedi ma dopo pochi metri me li carico sullo zaino e con passo lento, percorrendo la facile cresta,
ora sul versante val Tasaineri ora lato Calamento, alternando zopèra e giara rossa, raggiungo la cima.
Conca, Croce, p. Cadin, Bolenghe
Comincio a sentire i postumi del batter traccia. Mi fermo in cima solo pochi minuti, il tempo di rimettere le pelli per scendere derapon deraponi (levo anche gli sci per superare alcune roccette) fino alla forcelletta oltre la quale si alza c. Conca.
Andar su o non andar su? Sono cento metri da fare sci in spalla.
Ma poi la pala e la forcella dell’itinerario originale, come saranno messe? E mi tocca magari sorbirmi il tratto pianeggiante della forestale, quello che fiancheggia il campìo. Rinuncio, ma ‘sta storia del piano mi tornerà, ahimè, alla mente quando sarò di nuovo giù in val Calamento.
La discesa dalla Busa della Chiave è molto bella. La neve nei versanti soleggiati è un po’ umida ma sciabilissma. Nel versante in ombra, dx orografica (bisogna spostarsi a dx per non infognarsi nel budello cespuglioso finale) è polverosa, anche se leggermente appesantita. Uscito dal vallone, in campo aperto, sui docili pascoli a sud della malga disegno delle belle serpentine. Fine del divertimento.
Cima Palù e Busa della Chiave, si scende nel canale a sx.
Tutta la strada, dal ponte sotto la malga alla Baessa, è un patimento. Non si va, la neve, è un budinaccio umido tormentato da un sole primaverile. Provo a camminare - mica si scia - con gli sci bloccati, per sfruttare la strada che scende, niente. Alla Bolenga cambio e libero il tallone, meglio per un po’ ma poi come sopra. E sotto la soletta, zoccolo!
Ci metto un’ora e un quarto per arrivare alla Valtrighetta; e dalla Bolenghetta in giù alcuni ciaspolatori hanno ribattuto la mia traccia e si scende bene.
Succede poi che subito dopo aver imboccato la provinciale, in un tratto sotto le piante un crostone traditore mi impunta lo sci destro e vado per le nevi. Con anche en bèl tiron alla spalla sx. Arrivo alla Baessa ad un’ora per me inconsueta!