Andando a cercarla, la neve si trova anche sulle montagne vicino a noi. Io l’ho cercata e trovata in Calamento. C’è però un doppio pegno da pagare: la provinciale del Manghen da Baessa e la lunga forestale che si stacca dalla malga Valtrighetta. Sulla prima qualche tratto già pulito, e se continua così saranno sempre di più, sulla seconda un innevamento discreto, buono dopo la Casa Bolenghetta.
Valtrighetta

Casa Bolenghetta

Dopo Casa Bolenghetta

C. Palù e c. Conca poco prima di casa Bolenga

Poco prima della Bolenga, taglio giù verso il torrente, lo attraverso su un ponte di neve e comincio a risalire il bosco. Qui la neve c’è e si sale senza problemi.
Intercetto una traccia di salita e la seguo, qualche volta perdendola e poi riacciuffandola, fino al baito delle Caserote. In questo tratto innevamento ottimo, neve farinosa e abbondante, ma, come quasi ovunque quest’anno, senza fondo.


Per fortuna c’era la traccia, altrimenti sarebbe stata una faticaccia. Arrivo al solitario baito, immerso nell’ombra,

mentre a nord il sole splende sulla catena Croce-Fornace.

Risalendo i pendii alle spalle del baito (la bocchetta di Cagnon è al centro),

raggiungo la base dell’ampio rampa che porta alla bocchetta di Cagnon.

Il pendio è già tracciato. Butto un occhio al canalino che a dx scende in val dei Boi, potrebbe essere una valida alternativa di discesa: sembra tutto ben coperto.
Con numerose inversioni

arrivo alla forcella e al sole, ultimi metri a piedi per presenza di sassi.
Dall’altra parte l’amplissima val d’Ezze chiusa a sud dalla catena Ciste-Mendana-Saleri.

La larga dorsale che dalla bocchetta sale alla quota più elevata dei Crozi d'Ezze

La cresta verso il Tornion dell'Agnelessa

Malga Ezze

L’idea sarebbe quella di buttarmi giù in val d’Ezze per il ripido versante sud della bocchetta e poi riprendere a salire verso la bocchetta di Valtriga, più a ovest, da dove inizia la classica discesa della val dei Boi.
Scendo, quindi, su neve ottima, firn primaverile.

Sette/otto curve e guardando in giù noto che la zona sassosa che dovrei attraversare per risalire alla seconda bocchetta non è ben coperta, è un versante sud e si vede. Dietro-front, allora, si torna alla forcella. Poiché sono su un pendio piuttosto ripido, devo eseguire una serie di piccole operazioni con calma e precisione: preparare una piazzola, piantare gli sci nella neve, togliere lo zaino dalle spalle, fare attenzione che bastoncini o guanti non filino giù, caricare gli sci sullo zaino e caricarmelo in spalla. Tutto bene. Risalgo diritto scalinando nella neve, dura nell’ultimo tratto, e mi ripresento alla forcella.

Scendo lungo il percorso di salita. La neve non è male, ma ogni tanto si tocca…

Sono all’imbocco del canalino (qualcuno è già sceso per di qua): qui la sciata è fantastica, polvere senza contatti col suolo.




In fondo, quando si raggiunge il vallone dei Boi (ho fatto bene a rinunciare, anche qui la sassara non è ben coperta) seguo la traccia e me ne sto sul versante dx, in bosco rado, evitando il salto dove sono in agguato mughi, sassi e buchi. Con innevamento abbondante solitamente qui si scende giù diritti.
Dalla radura, il canalino e il salto con i mughi

Dalla radura pianeggiante, con bella sciata libera tra i pini della busa dei Boi raggiungo un punto guadabile del Maso

e arrivo in breve a Casa Bolenga. E qui mi fermo a respirare il silenzio e la solitudine.

Una lunga scivolata lungo le strade percorse al mattino, con qualche spinta nei falsopiani, mi riporta alla Baessa.