E’ sempre eccitante andare a scoprire zone che non si conoscono. Se poi appartengono al Lagorai, del quale mi ritengo un discreto conoscitore, l’esplorazione assume un carattere quasi religioso.
Spinti dalla magnifica escursione dei “corti” di Kobang di due domeniche fa, decidiamo così di salire al Tombolin di Caldenave per la val Rudole (val Campelle). Partiamo dal bivio con la forestale per malga Cenon/Valdiprà/Primaluna. Anziché salire direttamente in val Rudole, poiché lo stato della neve a quella quota non sembra ottimale (crosta sotto le piante), procediamo per la forestale e all’altezza di malga Cenon di sopra, giriamo a nord su una seconda forestale che, contornando lungamente la dorsale ovest del m Cenon, penetra in val Rudole. Appena troviamo delle tracce (di discesa) le facciamo nostre. Comincia qui una lunga e faticosa salita nel bosco, restando sul lato orografico sx. Si presentano alcuni ripidi risalti
che obbligano talvolta a perdere leggermente quota per aggirarli alla meglio. Il terreno spiana un po’ e notiamo che le tracce di discesa scendono dal m. Cenon. Le abbandoniamo, portandoci più centralmente nella valle e battendo traccia tra enormi sagome nevose. C’è da dire che la quantità di neve è veramente impressionante. I grandi massi che popolano la valle spariscono sotto metri di coltre nevosa. Neve comunque meravigliosa (da sciare, non da battere…). Alle nostre spalle qualche spiraglio di bosco ci permette di sentirci guardati dal Lagorai.
Ora il terreno si fa più dolce ma il percorso non può essere lineare: sempre massi da aggirare, pendii da superare a strette zete. Insomma, val Rudole magnifica e impegnativa.
Finalmente appaiono in fondo le cime. Ecco il Tombolin.
Dall’altra parte della valle la tormentata cresta della Tavarade, con la boscosa omonima cima.
Il bosco finisce e il percorso diventa subito più chiaro. Altre ripide balze in campo aperto
fino ad una bella valletta
al termine della quale, superato un ultimo e più impegnativo pendio,
siamo alla forcella Caldenave, situata tra Tombolin e croz di Primalunetta. Al di là si piomba nel vallone di Primalunetta.
Ecco la pala finale del Tombolin. Qui appare qualche tratto di neve ventata ma ben percorribile anche senza coltelli.
Siamo in cima, spettacoloso panorama inondato di neve. I forti che sono già passati da qui, sono scesi alla forc. Ravetta e risalgono la pala di c. Caldenave.
Impressionanti le cornici che incombono
sulla val Ravetta
Noi baldi sessantenni qui ci fermiamo.
Si scende. Giù per la prima parte della pala, senza tornare alla forc. Caldenave. Superiamo invece la cresta verso val Ravetta e ci buttiamo giù per il bellissimo pendio solcato da tracce di salita. Ma non si va in val Ravetta. Puntiamo alla sella che interrompe la cresta delle Tavarade poco prima dell’omonima cima.
Quindi scavalchiamo nuovamente la cresta e ricamiamo un pendio intonso: danza sulla neve.
Giù in fondo ci tocca spingere per raggiungere la sella, passando bassi alla base della cresta delle Tavarade. Quando intravediamo la sella sotto di noi (ricomincia il bosco rado), giù verso val Caldenave, direz. est. Altra danza in mezzo a pini e cirmoli, tra una radura e un tratto ripido. Planiamo poco oltre il rifugio e scendiamo lungo il torrente al ponte Campivelo: percorso non agevole, sul quale i miei due mesi di astinenza dalle pelli affiorano prepotentemente. L’ultima rogna è il sentiero che preferiamo, sbagliando, alla forestale.
Itinerario non semplice per l’enorme quantità di neve e per la morfologia della selvaggia val Rudole. Credo che anche la discesa lungo questa valle sia molto appagante, tenendo tuttavia presente che il percorso nel fondovalle potrebbe obbligare a qualche bella spinta.
