Per completare l’escursione intrapresa sabato scorso, riparto con il desiderio di percorrere il sentiero del Croz Carlin che una settimana fa avevo perso. Salgo lungo la strada dei Pradi de Bedol. Questa forestale si stacca, circa 3 km dopo la Faida, dalla carrozzabile che va a Mala passando nei pressi del ristorante Capriolo. Sulla forestale coperta da un sottile strato di neve i miei scarponi cantano una canzone che non sentivo da parecchio tempo. E così anch’io me la canto di gusto nel silenzio rotto soltanto da qualche soffio di gelida brezza. Il vento nel cielo fa danzare le nuvole, ma si sta benone coperti con berretto, giacca a vento e manopole. Oltrepasso la val del Fovo, quella del Sass Bianc e prima della Portela imbocco il sentiero e noto che al bivio, dove sabato scorso avevo sbagliato, i segnavia bianco-rossi sono ora più d’uno. So che Spidi è salito a rendere più chiara la segnaletica e lo ha fatto sotto la pioggia. Di questo io e “tutti gli amici” del croz Carlin
(io, mio fratello e la Dada) gli siamo grati. Il tracciato è veramente suggestivo. Attraversa una zona di grandi massi di porfido (le “grave”), foderati di muschio e ora anche di neve. In alcuni punti la mulattiera è sostenuta da un poderoso muro di sassi che rende il manufatto ammirevole anche dal punto di vista architettonico. Sopra le grave si innalzano le rocce del croz Carlin. La neve, circa 15 cm, mi nasconde il segnavia che indica dove bisogna salire verso il bosco soprastante. Io proseguo sui sassi rendendomi ben presto conto che sono fuori rotta. Allora rimonto verso le rocce, con percorso non semplice (neve, arbusti e buchi) e in breve sono nel bosco. Dopo un certo ravanaggio soft trovo finalmente i segni, li seguo a ritroso fino al punto dell’errore, poi faccio dietro-front. Il sentiero del croz Carlin, “a pèzi e a tochi”, come si dice in dialetto, è stato completato. Raggiungo il sentiero per Costalta e scendo verso la Portela. Seguendo le indicazioni per la Cros de Mala, verso sud prendo il largo sentiero piuttosto ripido che porta alla Brada. Qui l’ambiente è prettamente invernale, neve sui 30 cm: la dorsale è ampia e il bosco aperto, tanto che ci farei un pensierino con gli sci… Si perviene ad una sella con panoramica veduta sul Brenta e dopo un ultimo tratto in leggera salita si scende brevemente fino al poggio con croce, panche, altare, tavoli ecc. Grande veduta su val dei Mocheni, Perzenaitro, laghi e tutto il resto. Invece che seguire i cartelli che portano verso Mala (val dei Mocheni) torno verso i Pinaitri e liberamente (o dolce ravanar…
) perdo quota lungo una zona disboscata, salto giù su una delle innumerevoli forestali, passo vicino al caratteristico Sass fendù (masso di porfido alto circa 7 m, tagliato verticalmente in due) e dove la forestale improvvisamente muore, imbocco una strada militare, che taglia il fianco ovest del m. Calvo. E’ una parente stretta di quella del croz Carlin. Presenta le stesse caratteristiche architettoniche (un potentissimo muro, un pavimento lastricato) ma passa alta sopra salti rocciosi e ripidissimi boschi cosparsi di grave. In alcuni tratti è quasi un larga cengia. Un percorso assai suggestivo, che richiama alla memoria le fatiche dei prigionieri di guerra russi. La strada ad un certo punto sale verso l’alto, ma io - e te pareva - seguo una traccia che si abbassa e termina sopra un bel saltino di una ventina di metri. Non si passa. Torno verso la forestale ma appena posso abbandono la mulattiera dei Russi, mi butto nel boscaccio e con ravanaggio hard di qua e di là arrivo all’imbocco di una valloncello invaso da piante schiantate che si apre in fondo sulla forestale dei Pradi di Bedol. Sono praticamente arrivato. Se la neve me lo permette, alla vigilia di Natale termino l’esplorazione della zona. Se non lo permette, sciiiii!!!!! Seguono foto.