Per la prima "vera" escursione scialpinistica della stagione scegliamo una meta sicura e collaudata. Siamo io, Kobang e Nicola, figlio di Charly.
Alla partenza dalla frazione Bosin (Ziano) il termometro segna -8 °C. Devo dire che il freddo ci ha accompagnato, con temperature probabilmente anche più basse, per tutta la salita.
Dalla strada che sale in val Sadole, chiusa e non battuta, deviamo verso una delle innumerevoli forestali che disegnano su questo boscoso versante della montagna un reticolo molto fitto.
La ripida mulattiera nel primo tratto di salita.
Seguendo sempre la traccia già battuta, superiamo due baiti. Sul tetto lo spessore della neve è già piuttosto consistente.
Aumenta sempre di più e così appare il baito di Bambesta.
L'ingresso nel bosco dopo la radura del baito di Bambesta
La temperatura cala in proporzione inversa. Fare foto a mani nude è un'azione coraggiosa.
Dopo tratti di sentiero nel bosco, di forestale e di mulattiere giungiamo alla deviazione che porta diritta al baito dei Slavazi e risaliamo il bosco rado. Qui lo spessore del manto nevoso è considerevole, sui 60 cm.
Al baito dei Slavazi
si susseguono arrivi dal basso e dall'alto.
Dopo una breve sosta, che il baito si merita in ogni stagione, proseguiamo, sempre nel bosco rado, penetrando nella glaciale valletta oltre la quale il pendio si impenna. Questo è l'unico punto dove bisogna fare attenzione.
Prima di affrontare i ripidi tornantini della traccia, appare il Castèl de le Aie. Il pensiero corre al nostro amico Ettore.
Arrivo alla croce del Becco.
In discesa abbiamo seguito più o meno le tracce di salita, non rifiutando qualche
divagazione nella neve vergine del bosco.