Il maestoso Zirmo plurisecolare "Dei Zocchi Alti"
Dove andare col
freddo becco di questi giorni? Scegliamo un
itinerario insolito ed ignoto a quota relativamente bassa, con elevazione massima di 2109: il
Monte Brustoloni, l’ultima elevazione della catena a NO del
Fregasoga. Lungo il costone sotto la cima c’è un
cirmolo plurisecolare che sono curioso di vedere. Avendo due macchine a disposizione concepiamo una
piccola traversata dalla Val Cadino fino a Dorà in Valfloriana, che ci permette di evitare la discesa nella valletta a nord che deve essere una ghiacciaia.
Vista verso Cima Inferno, a sx
Le bellissime strade forestali
Alla partenza da Brusago siamo già a -10°. Portiamo un’auto a
Dorà e con l’altra raggiungiamo la
Segheria al Canton m 952 in Val Cadino (lungo la strada per il Manghen), dove parcheggiamo. Iniziamo
l’eterna salita per la forestale, che con larghi traversi e tornanti sale lentamente di quota. Fa un freddo cane e non c’è anima viva.
Partenza alla Segheria Al Canton
L'eterna forestale che sale a Catarinello
Attraversiamo belle foreste
Dopo quasi due ore di marcia ed aver raggiunto il
Baito di Caterinello, proseguiamo sempre per forestale fino ad un
bivio con un cartello che indica il zirmo. Ci sono parecchi
torrenti di ghiaccio che bisogna passare con attenzione, sempre stando bene attenti alle lastre di ghiaccio nascoste dalla recente nevicata di pochi centimetri. Io che di solito non cado mai, ho fatto ben 3 “voli”, per fortuna senza conseguenze. Metto gli utilissimi ramponcini per la salita ma soprattutto in previsione della discesa.
Baito Catarinello o Caterinello
Sulla neve una moltitudine di orme
Il magnifico Rifugio vecchio rimesso a nuovo
Bellissimo il bosco rado...
I "fiumi di ghiaccio"
Dopo aver oltrepassato un baito ridotto in ruderi, il
Baito dei Zocchi Alti, proseguiamo per qualche centinaio di metri pianeggianti, fino al cospetto del maestoso
Zirmo dai Zocchi Alti a quota 1840. E’ un imponente cirmolo plurisecolare alto quasi 30 metri, con circonferenza del tronco di m 5,30. La sua forma a candelabro è stata provocata dal morso della parte apicale dei cervi quando la pianta era giovane: per rimpiazzare la cima rosicchiata o strappata, l’albero ha modificato la forma dei rami secondari per ben 13 volte, "raddrizzandoli" verso l'alto.
L'imponente cirmolo a forma di candelabro (foto GZ)
Il freddo è veramente notevole: scattiamo un po’ di foto a questa meraviglia naturale e poi ci rimettiamo in marcia con l’idea di provare a
salire a Cima Brustoloni 2109, dove non ci sono sentieri. Nei pressi del baito ridotto in ruderi, aprendo bene gli occhi si intravede
una esile traccia che si dirige verso la valletta del versante ovest del M. Brustoloni. La seguiamo con difficoltà, in alcuni tratti quasi scompare, bisogna usare tutto l’intuito per “indovinare” il percorso più logico.
Poi più in alto la traccia diventa più visibile e con una serie di zig zag arriva sulla cima quasi pianeggiante del
Monte Brustoloni 2109, caratterizzato da una serie di radure tra mughi, macchie di rododendro e grandi cirmoli. Il versante nord è piuttosto scosceso, gli alberi sulla cima impediscono una visuale ampia.
Sulla Cima del M. Brustoloni, a sx si intravede il Cimon del Tres
Sulla vetta boscosa, in lontananza la Marmolada
La radura sulla cima del M. Brustoloni
Cerchiamo una conca riparata per fare sosta pranzo, l’acqua nelle bottigliette si è gelata! La temperatura è probabilmente intorno ai -16°/18° sottozero. Ci sfiora soltanto l’idea di salire anche al
Corno del Tres, che non è lontano ma presenta un versante rognoso molto ripido, sul quale mi ero affacciato in precedenti escursioni proveniente però dal Fregasoga: avevo sempre dovuto rinunciare per le incerte tracce e l’ora tarda.
L'acqua ghiacciata nella bottiglia!
Cima Brustoloni
Sulla dorsale dove c’è aria è quasi impossibile resistere nonostante il fatto di essere vestiti adeguatamente. Quindi riprendiamo la marcia scendendo, "a panza", per la dorsale di NO: c'è un bosco abbastanza rado di grossi cirmoli, proviamo a seguire una vaghissima traccia che non si capisce se è un sentiero o piuttosto una traccia di animali:
cervi o camosci che in questa zona, a giudicare dalle tantissime tracce sulla neve, devono essere molto numerosi.
Impressionanti “i fiumi di ghiaccio” nelle vallette, che ricoprono quasi per intero il terreno.
Notevoli fiumi di ghiaccio rendono problematico l'attraversamento
Vista verso il Corno Nero
Fiumi di ghiaccio ovunque
Tornati sulla forestale,
iniziamo la traversata verso Valfloriana. Dobbiamo “guadare” con qualche difficoltà una colata di ghiaccio vivo, quindi con la forestale tra il Dosso delle Laste e Dosso della Selle seguiamo una comoda forestale verso NO. Quindi ad un quadrivio, imbocchiamo finalmente la forestale che scende verso Dorà, una interminabile discesa punteggiata di radure e belle baite isolate.
Un "guado" obbligato di ghiaccio
L'eterna forestale che scende verso Dorà
Una delle tante belle baite lungo la strada
L’ultima mezz’ora mettiamo la pila frontal. Scendere coi ramponcini su scomode rampe cementate e ghiacciate è una discreta sofferenza. Alle 18.15, quando è ormai buio, siamo a Dorà sani e salvi. Sono stato molto contento di aver fatto questa traversata in una delle poche zone del Lagorai che ancora non avevo visto: posti bellissimi e solitari dove non c’è praticamente nessuno.
Bel baitone in una radura
Scendendo verso Dorà
Baita del Felice
Eccoci finalmente a Dorà dopo l'estenuante discesa
Certo l’avvicinamento è abbastanza estenuante, ma vale la pena. La vista del Zirmo plurisecolare poi ha impreziosito questa bella e insolita escursione. Per chi volesse ripetere il giro,
l'orientamento è piuttosto impegnativo per via della miriade di bivi e sentieri e strade non segnati, a parte qualche
sporadico cartello che indica la via per Zirmo dei Zocchi Alti. E' quindi molto consigliabile il GPS (quello del cellulare è sufficiente).
La posizione esatta del Zirmo, con relativo sentiero, è stata mappato su OpenStreetMap, così come la traccia di salita al M. Brustoloni. Dislivello m 1200, sviluppo 24 km.
Chiesetta di Dorà
Il percorso