Per il primo giorno di ferie scelgo una meta facile perché porto con me la Dada e sono solo. Niente sci, quindi, ma ciaspole e ramponi al seguito (non ramponcelli). Mi dirigo alle Pozze, sopra Roncegno, per salire lungo il sentiero 371 al passo della Portella, situato tra Hoabonti e Gronlait. Questo valico mette in comunicazione la val Cava (val dei Mocheni), a nord, con la val Portella (Valsugana), a sud. Il 371 parte nei pressi della malga Fravort, un paio di chilometri dopo il ristorante “Le Pozze” (chiuso) sulla strada per il rif. Seròt. A beneficio di chi volesse ripercorrere l’itinerario, faccio notare che il sentiero percorre la stradina di accesso alla malga,
le gira intorno a dx o a sx e poi sale ripido nel bosco. Segnavia sempre visibili sui tronchi.
Dopo il tratto in forte salita, traversiamo in quota un bosco di larici, passando una valletta, e quando siamo in vista del lago delle Prese, che dorme in basso tra le piante,
giungiamo nell’ampia radura dove sorge la malga Prese vecchie. Il sentiero confluisce in una strada che sale dal basso. Guadiamo un ruscello ancora bello gorgogliante e passiamo al di sopra di una serie di baite e masi con bella vista verso la Valsugana.
Si perde anche un po’ quota. Mentre il cielo sopra di noi è azzurro e aperto, un livido grigio incupisce le montagne al di là della Valsugana.
La strada termina e il sentiero ora sale con maggior pendenza, aggirando le ultime propaggini del col dei Omeneti per entrare poi decisamente nella bassa val Portella, qui ancora piuttosto incassata. Difronte a noi la piramide del Fravort mostra i suoi brulli fianchi e le due pareti sud-est e nord-est.
Quest’ultima, che guarda verso la forcella del Fravort, si spegne nella busa dell’Ors.
Cito queste pareti perché sono delle impegnative discese scialpinistiche, piuttosto difficili e pericolose, come indicano i boschi ai loro piedi, cosparsi di piante divelte da chissà quante valanghe.
Si sale ora più dolcemente, la traccia c’è già, ben battuta, e non servono nemmeno le ciaspole. Un breve strappo e la valle si apre e si adagia tra i pendii del Gronlait a ovest
e dei Omeneti a est.
Silenzio magico. La Dada corre avanti e indietro, mai troppo lontana dalla guida. Mentre salgo mi dico che dalla Portella potrei traversare in val d’Ilba dopo aver fatto l’Hoabonti.
Vedremo al passo com’è la situazione.
Ora calzo le ciaspole e poco dopo siamo al baito della val Portella.
Breve spuntino. Si riparte. Altro strappetto e giungiamo alla pianeggiante conca sotto il passo.
In breve siamo su alle tabelle. Guardo di qua, guardo di là, sembrerebbe quasi che il Gronlait sia più abbordabile, in quanto più lineare. Ma basta che mi affacci verso la val Cava, dove sporge già l’onnipresente accumulo, per venire investito da una sferzata di vento gelido che mi toglie ogni velleità di avventurarmi per le creste.
La discesa avviene per lo stesso percorso di salita, cosa che non è mai di mio gradimento, ma pazienza!
Attualmente il tracciato è ben battuto dalla partenza al passo. Non servono né ramponi né ramponcelli, le ciaspole sì, anche per eventuali digressioni nella valle che è molto ampia. Il tratto più “impegnativo” è quello dopo la partenza, alle spalle della malga, perché è ripido e presenta numerose chiazze ghiacciate.