Sentiero militare della Grande Guerra verso il Monte Frattoni
Le cime principali del pinetano le conosco ormai tutte, quindi mi piace esplorare i dintorni della nuova casa dove sono andato ad abitare vicino a Brusago:
sentieri a bassa quota,
tracce,
mulattiere della Grande Guetra,
masi abbandonati,
frazioni sperdute.
Vecchia baita ormai cadente al Campigolo
Monte Cogne e
Monte Croce sono le due cime che ho rifatto subito, partendo direttamente a piedi da casa, dopo aver terminato l’infame trasloco. Una soddisfazione.
Monte Croce; Monte Cogne
Ho scoperto subito due belle tracce, con robuste massicciate, quindi desumo
ex mulattiere militari, che si inoltrano verso il Monte Croce. L’idilliaca
radura di Salare, con un bel maso solitario e una chiesetta, li avevo già visti nei vagabondaggi precedenti, ma ci torno sempre volentieri, ormai è la mia passeggiata giornaliera serale. Il maso è adornato da molte
simpatiche sculturine in legno, che evidentemente il proprietario, mai visto finora, realizza nel tempo libero quando sale quassù di tanto in tanto.
La bella strada selciata che sale verso Salare
La stradella nel bosco finacheggiata da muri a secco
Loc. Salare
La chiesetta; le case contadine
Scultura sulla facciata della casa
Esplorando la zona dall’alto tramite Google Earth (sia sempre benedetto) scopro due frazioni:
Paolati e
Loven. Percorro delle belle mulattiere selciate, fiancheggiate da muri a secco. Da Salare c’è una traccia, che sale a tratti incerta nel bosco, dove si vedono ancora
evidenti muri a secco, retaggio di antiche coltivazioni fino alla bella
frazioncina di Paolati, un pugno di case su un costone.
Le stradelle coi muri a secco
La mulattiera nel bosco
Ancora muretti a secco, ormai inghiottiti dal bosco
La microfrazione di Paolati
Paolati Era abitata fino al 1966, l’anno dell’alluvione, da una famiglia di Brusago che coltivava i campi: patate, cavoli cappucci, granturco, piante da frutto. i ragazzini scendevano a piedi alla
scuola di Brusago anche l’inverno, non di rado anche con un metro di neve.
Le case di Paolati sono state recuperate e ristrutturate, e sono abitate nei fine settimana
Paolati con lo sfondo del Cogne, a dx spunta il Fregasoga
Si scendeva con la neve anche a fare la spesa, e non era proprio una passeggiata visto che il paese dista svariati chilometri e quasi 400 metri di dislivello. Dopo il 1966 il maso abbandonato è andato in rovina ed è stato anche danneggiato gravemente da un incendio. Circa 15 anni fa è stato ricostruito e recuperato, per ragioni affettive, da due fratelli, e abitato saltuariamente nei fine settimana.
La vecchia fontana
Della
frazione di Loven riportata sulla mappa Kompass invece
non c’è praticamente traccia. Sono rimasti solo alcun ruderi. Chissà cosa c’era... Torno indietro per percorrere la
bella strada forestale Paolati che fa un largo giro, pressoché pianeggiante, dalla
valle della Cunella infilandosi in quella parallela più a nord dove scorre il
Rio Casare.
Immagine di Brusago negli anni 1910-1920
La forestale pianeggiante verso Campigolo
Il lungo traversone verso la vale del Rio Casare
La forestale si esaurisce presso l’impluvio (secco) e anche il sentiero che prosegue diventa decisamente vago. Ravanando un po’ nella boscaglia rintraccio il
Baito del Campigolo in un radura, anche questo abbandonato e piuttosto malandato. Tra le rovine trovo una portella di una stufa e un pitale(!). Chissà quante storie potrebbe raccontare questo maso!
Campigolo
Portella di una stufa; un pitale!
La vecchia baita di Campigolo è assai malridotta
Proseguo per
una vecchia strada militare in disuso, probabilmente realizzata dai
prigionieri russi (come quella in Costalta).
In Piné infatti nel 1915 erano circa 500 i prigionieri impiegati come bassa manovalanza. Sarei tentato di salire per u
na traccia verso la dorsale di Camori ma ormai il buio incombe e decido di tornare indietro.
A quota 1407 non c’è traccia del sentiero che, secondo Kompass, rientra verso Schneider.
Il "Baito dei francesi" sopra Montepeloso
Un troll dei boschi? Una vecchia scarpa usata come vaso per delle piante grasse
In compenso trovo un
sentiero ignoto che però mi riporta nella giusta direzione verso casa, passando accanto al “
Maso dei Francesi”, in buono stato e recuperato 10 anni fa, e alla
Casara purtroppo totalmente in rovina. Provo a entrare con molta attenzione: soffitti e pavimenti sono marci, i muri pericolanti. Ci sono ancora le vecchie scale interne in legno, il fienile al piano di sopra, le stanze quasi distrutte coi muri decorati da motivi floreali. Sotto le stalle con ancora le mangiatoie in legno. Anche qui, chissà chi ci viveva, chissà quante storie… Non so perché ma sono stato sempre affascinato dai luoghi abbandonati. Pagherei per tornare indietro nel tempo per qualche ora, ad osservare questi posti come erano cento anni fa, le persone che li abitavano...
La vecchia Casara
Una delle stanze malridotte; il tetto nella parte centrale è crollato, soffitti e pavimenti sono marci...
ll piano superiore, dove non è meglio addentrarsi perché tutto è pericolante
Ormai è buio, proseguo per il bel sentiero che ormai conosco e sono di nuovo a casa. Con la curiosità di saperne di più sui tanti masi e sentieri abbandonati con le loro storie di vita, di fatiche, di esperienze perdute ormai in un tempo remoto. Sviluppo circa 10 km, dislivello circa 400 metri.
Il percorso sotto il M. Cogne, sull'Altopiano di Piné