La meravigliosa valle di Socede che scende verso la val CiaEntusiasmante “girazzo” ieri a
Cima d’Asta 2487, partendo dal
Vanoi, con traversata per la
cresta del Col del Vento e rientro dalla
Val Cia. Nella situazione che preferisco in giri del genere: da solo e affrontando un territorio in gran parte ignoto.
Sveglia alle 3.30 (!) per essere sul posto il prima possibile per sfruttare le ormai poche ore di luce, vista la stagione. Alle sei circa parto a piedi dalla
chiesetta al Pront m 1040, con la pila illumino il cartello “Cima d’Asta ore 5.30”. Esticazzi!
Seguo la forestale e dopo 300 metri di dislivello arrivo a un bivio ma non mi faccio fregare. Nessuna indicazione per il Col del Vento ma solo quella per il 338 val Regana. 200 metri più in la’, quasi nascosto, trovo il
sentiero 363. Rileggo la tabella: Cima d’Asta ancora 5.30!
Attacco il sentiero che diventa ben presto bellissimo: è un
sentiero militare che risale con decine di zig zag e a pendenza costante il ripido costone boscoso. Si sale benissimo, si vedono ancora le evidenti massicciate sui tornanti, ancora in ottimo stato. A 1800 metri circa finisce la pacchia: si entra nella “
Mughera del Col del Vento” e il sentiero si inerpica ripido e a scalini tra i mughi. Piuttosto faticoso, ho già anche 1000 metri di dislivello nelle gambotte. Mi raggiunge un tizio, lo “perdono” perché ha almeno 20 anni meno di me, ma anche lui sbuffa non poco
. Saliamo assieme, distanziati di poco, fino a 2000 m, quindi iniziano i traversoni su pietraie, il sentiero è sempre ben segnato. Il paesaggio si apre magnifico sulla
Val Regana illuminata dal sole che sorge, sullo sfondo il
Lagorai e più lontano il profilo delle
Pale di S. Martino svetta all’orizzonte. Il panorama si fa “lunare”, con distese di pietre e lastronate di roccia. Il sentiero costeggia le pareti verticali, ci sono alcuni tratti esposti, diversi passaggi sono attrezzati con cordino. Dopo aver guadagnato quota, se ne perde un po’ per scendere alla
Forcella di Lago Negro 2322, poco sotto il
bel laghetto incassato in una conca.
Il sentiero si sviluppa lungo i
camminamenti militari con molti zig zag, i cordini aiutano nei punti più esposti, che non son pochi, ma basta fare attenzione. Il paesaggio si fa sempre più grandioso e selvaggio. Si perde ancora quota per scendere alla stretta
Forcella del Col del Vento m 2496, uno squarcio sul Lagorai di fronte, con vista sul nevaio che scende verso il
Lago del Bus ancora in ombra. Mi fermo a fare foto, il tizio sparisce dalla vista. Ancora lunghi traversoni su pietraie e per costoni ripidi. Un piccolo torrentello mi avvisa della vicinanza del
minuscolo laghetto m 2627 sotto il Col della Groppa. Ancora salita a zig zag per poi affacciarsi nella
lunare spianata delle Laste Alte. Qui sembra davvero di essere in un deserto di pietre e macigni. C’è una piattaforma di sassi, resto di una qualche baracca, e alcuni specchi d’acqua. Finalmente arrivo sotto alla
Cima dei Diavoli, quindi al bivio col sentiero 364 che arriva da Forcella Regana. Sarei tentato di salire a Cima dei Diavoli, la gamba è ancora buona ma lascio perdere, il ritorno è ancora lunghissimo. Un elicottero sta posando una nuova croce sulla vetta.
Attacco la rampa finale di
Cima d’Asta m 2847 e verso le 11.15 sono in cima. Ormai il panorama lo conosco a memoria ma si resta sempre senza fiato. Finalmente faccio la prima sosta vera, mangio la solita barretta e faccio foto a gogo. Nel frattempo si alzano le solite nebbie tipiche della zona. Aspetto un po’ poi alla prima schiarita scendo per il
ripido crinale ovest fino alla bocchetta del Canalon. Quindi calo per il canalone (con volo sul sedere per un ghiaione che parte) fino al rifugio preso d’assalto dai turisti, dove prendo un tè. Chiedo quanto ci vuole da forcella Socede al rif. Refavaie. Io pensavo sulle 3-3 ore mezza, mi dicono 5 e mezza! Leggero disappunto, rischio il rientro al buio, sia pure sulla forestale. Mi involo quindi rapidamente verso
Forcella Socede m 2516, dove arrivo alle 14 in punto. Affronto la discesa del
Vallone Occidentale, stando molto attento a non scivolare o pigliare storte, viste le placche inclinate con ghiaino o erba scivolosa. Arrivo al già conosciuto
Sass Spacà m 2203, ora devo capire dove è il sentiero 380 che cala ai ruderi di Malga Socede Alta. Scendo ancora di quota fino a 1800 e trovo il bivio: il sentiero, ben segnato, è abbastanza disagevole lungo un canalone selvaggio tra mughi, pietraie, ontani, ruscelletti e tratti torbosi zuppi d’acqua.
Arrivo nella radura della ex malga, un pezzo di paradiso che apre il cuore: vaste praterie, torrentelli gorgoglianti, boschi, sullo sfondo le cime del Lagorai. In giro non un’anima. Meraviglioso!
Continuo la discesa, il sentiero diventa via vai più comodo. Attraverso un bel bosco e arrivo all’accogliente
rifugio forestale di Socede m 1550. 2 ore fin qui. Seguendo la lunghissima forestale, in altre due ore scarse sono al rif. Refavaie. Ancora una mezz’ora e sono a Pront alla macchina, 4 ore esatte da Forcella Socede (invece delle 5 e mezza preventivate del rifugista!). E non perché sia andato veloce, anzi. Va' a sapere. Meglio così! Giornata da incorniciare, il Gruppo di Cima d’Asta non delude mai. Disl. circa 1900, sviluppo 28 km.
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