Alla ricerca di quell' arietta corroborante che di solito si respira in montagna.
Alla conquista della nota cima del Conte Moro provando una nuova variante che includesse la Cima di Mezzogiorno, che da un po' mi guarda accattivante ogni volta che passo.
In compagnia di una sorella impazientemente tollerante.
Giusto per riassumere in due parole questa escursione.
Siamo partite non troppo presto dal ponte Belfe, vicino Caoria, salendo per la Val Reganel seguendo il sentiero 383 (chiuso ancora per alcuni giorni per lavori boschivi), affrontando la decisa salita in un' atmosfera già un po' appiccicaticcia. Una boccata di freschezza all' imbocco della valle e poi abbiamo potuto apprezzare appieno il clima equatoriale del fondovalle fra le erbe non ancora troppo alte, per fortuna.
Guadagnata la faggeta, un poco alla volta siamo arrivate alla devastazione (controllata) del disbosco in corso, che strideva decisamente con l' aria di selvaggio silenzio che di solito si respira in questa remota valle. Aggirati gli ostacoli, siamo salite fino ad arrivare al rudimentale ponte in legno grazie al quale si supera la forra deviando alla sinistra del sentiero ufficiale.
Al posto della traccia, anche qui ramaglie da aggirare, e rimanendo sulla destra per evitare il lunghissimo cordino di acciaio in tensione, siamo giunte fino al bivacco Reganel, da dove parte la traccia che ci ha portato, in un bel bosco di radi larici e rododendri, al Cadinòt, per poi agganciare il crinale che divide la val del Reganel dalla assai più solitaria val Viosa.
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Non ho potuto agguantare la Cima di Mezzogiorno per mancanza di tempo "così hai un buon motivo per tornare un' altra volta", la risposta alle mie tiepide lamentazioni.
Siamo salite quindi per un apparentemente inestricabile crinale, zeppo di aunèri (ontani?), rododendri e ginepri, seguendo un sentierino tenuto aperto dagli animali e da veramente pochi bipedi, credo.
Ogni tanto un fugace sguardo alla mancata Cima di Mezzogiorno, che mi sogghignava "a chissà quando". Se non si sposta da lì......mi aspetterà.
Poi finalmente il primo cocuzzolo spoglio, a quota 2242, un primo piano sulla croce del Conte Moro che ci attendeva paziente, l' arietta corroborante che si incrociava dalle due valli, un ampio panorama nonostante un po' di foschia....come si stava bene, nonostante la lingua lunga nel rincorrere la sorella!
Il crinale seguitava con una tormentata discesa e poi una più lenta risalita fino ad arrivare all' agognata cima, con il consueto colpo d' occhio sulla Cima d' Asta appena un po' più in là, oltre che una bella visuale a tutto tondo sulle zone in cui bazzico di solito.
Mi è stato concesso il tempo per alcune foto, due bocconi alla mela, e via di nuovo, scendendo verso il silenzioso laghetto ai piedi della cima, imboccando di nuovo il sentiero 383, passando per i due incantevoli laghetti di Reganel, fra il verde dell' erba, il giallo dei fiori, il fucsia dei rododendri , lo scroscio dei ruscelli. Peccato dover tornare.
Per non rituffarci nello scomodo fondovalle, abbiamo imboccato la strada forestale, scendendo per i masi Reganel, poi di nuovo sul comodo sentiero di salita (più comodo affrontarlo in discesa!) fino alla macchina.
Alcune foto qui
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