Cala il buio al Baito Buse dell'Oro dopo una dura giornata di ravanamenti...
31 agosto 2013L’idea è di salire i “3 Colbricon”: la
Cima Orientale 2602 (che non ricordo di aver mai salito se non forse 30 o più anni fa), la
Cima Occidentale 2602, quindi il
Piccolo Colbricon 2511 poco più a nord, quest’ultimo salito diverse volte anche in inverno.
Colbricon Cima Occidentale e Orientale, a dx il Piccolo Colbricon, visti da Cima Cavallazza
Il Colbricon è passato alla storia per le cruente battaglie durante la Grande Guerra. Nel 1917 si combattè un’incredibile guerra di mine per la contesa delle due cime, orientale e occidentale. I soldati italiani attestati sulla cima Orientale cercarono a più riprese di far saltare in aria il nemico scavando tunnel riempiti di esplosivo. Gli austriaci replicavano con contrattacchi improvvisi e colpi di mano, in cui le posizioni dopo furiosi combattimenti cambiavano di poche decine di metri. I soldati si fronteggiavano su un terreno impervio di rocce accidentate e paurosi precipizi. Italiani e austriaci continuarono a fronteggiarsi a pochi metri di distanza -le due cime distano tra loro meno di 250 metri in linea d’aria-, fino alla fine di ottobre del 1917 quando, a seguito della disfatta di Caporetto, gli italiani abbandonarono questo tratto di fronte per ritirarsi verso la pianura. Sembra che le due cime siano state “abbassate” di parecchi metri a furia di esplosioni e ripetuti bombardamenti. Colbricon occidentale: indicato dalla freccia a sx, si vede ancora la galleria di mina scavata dagli italiani per far saltare per aria gli austriaci, che si accorsero del pericolo attaccando sul fianco nord (frecce)
Parto da Malga Rolle e raggiungo in breve i
Laghetti di Colbricon m 1924. Dopo un caffè al rifugetto riparto per
Passo Colbricon quindi attacco la rampa del
sentiero 349, ripido e scomodo all’inizio, poi la pendenza si fa meno dura. Avvisto vari
branchi di camosci.
Laghi di Colbricon col rifugio omonimo
Lo spettacolo delle Pale all'alba
Colbricon orientale, a dx Piccolo Colbricon
Camosci sul versante nord
A quota 2384 il sentiero si biforca (segni a terra), il ramo nord si dirige verso la forcella tra le due cime coi soliti segni bianco/rossi, quindi svolta sul fianco nord dove i segni sembrano perdersi e diversi escursionisti (me compreso) vagolano tra le rocce cercando un passaggio, ingannati anche da alcuni ometti fuorvianti.
Quasi a forcella Colbricon; in basso i Laghetti di Colbricon, a sx la Cavallazza, dietro le Pale di S. Martino
Sul terreno migliaia di schegge, pezzi di granata, cartuccere, bossoli di proiettili, a volte pietosamente ammucchiati su qualche sasso. Cercando meglio poi si trova la via e i vecchi segni che conducono per facili roccette alla vetta del
Colbricon Orientale 2602. Grandioso il panorama, anche se grossi nuvoloni si addensano a sud, le Pale sono quasi nascoste dalle coltri nebbiose. Le cime di
Ceremana “fumano” verso sud. Se le nuvole avvolgono le vette la mia idea di fare le tre cime di Colbricon vacilla.
Le vette "fumano" verso le cime di Ceremana
Ultimi metri alla vetta orientale, si arrampichicchia per facile roccette
In vetta al Colbricon orientale!
Inizio a scendere, cercando di capire se è possibile traversare alla
cima Occidentale per la cresta senza perdere troppa quota, ma mi pare troppo pericoloso, ci sono delle rocce da scalare ma sono troppo esposte. Vado a vedere da vicino salendo fino alla forcelletta: magari si potrebbe anche fare, ci sono passaggi di 1 e forse 2 grado, ma non ho voglia di infognarmi e rischiare.
Colbricon orientale visto dalla cima occidentale: i due eserciti erano davvero a un tiro di schioppo...
Reperti della Grande Guerra ammucchiati su un sasso
Resti di trincee e caverne militari
Le due cime del Colbricon viste dal Piccolo Colbricon: orientale a sx, occidentale a dx: in rosso la traccia di salita
Tra tanta desolazione dei resti della guerra, le solite fioriture rallegrano gli impervi costoni
Scendo quindi di buon grado alla forcella e seguendo il sentiero aggiro la cima Occidentale fino sul fianco ovest, dove trovo un facile versante di salita. l tempo sembra tenere, anzi le nebbie si sono allontanate e ora splende il sole. Abbandono il sentiero e salgo per esili tracce e poi con percorso libero fin sulla cima del
Colbricon Occidentale 2602, in pratica dei roccioni pericolanti a picco sui precipizi. La vetta è tutta scavata da gallerie e punti di osservazione sul nemico sulla cima orientale.
Il Piccolo Colbricon, sullo sfondo a sx il Latemar, a dx il Catinaccio
Ancora nuvolaglie verso Ceremana, ma il tempo sta migliorando
Resti di fotificazioni sotto la cima occidentale
Poco sotto la cima un tuffo al cuore: ecco un altro “
Spettro di Broken” che mi appare in fondo al baratro! Stavolta riesco anche a filmarlo
. Anche la cima Occidentale è fortificata da trincee e caverne, a terra schegge ovunque, sono talmente tante che ormai non mi fermo neppure a raccoglierle.
Ecco apparire lo Spettro di Brocken!
Stavola sono riuscito anche a filmarlo!
Il tempo migliora verso le lande lunari di Ceremana
Dopo una sosta in vetta a godermi il panorama e il sole, scendo per il versante nord da un facile canalino di sfasciumi, quindi torno alla forcella dove faccio la sosta pranzo nei pressi dello specchio d’acqua sotto la cima. Riparto quindi per la vetta del Piccolo Colbricon, apparentemente inaccessibile visto dalla forcella sottostante. In realtà una
ripido canalone di sfasciumi sul versante sudovest permette di superare la verticale barriera rocciosa e sbucare poco sotto la vetta.
Sosta al laghetto sotto il Piccolo Colbricon
Grossa scheggia di granata
Dal passo Colbricon verso le Pale
Il ripido canalone che permette di salire in vetta al Piccolo Colbricon
La traccia di salita per la cima del Piccolo Colbricon
Incredibile, dopo quasi 100 anni all’uscita dalla forcelletta trovo i resti di una povera “gamèla” (recipiente per il rancio dei soldati). Salgo fino in vetta al
Piccolo Colbricon 2511 per le solite foto e una breve sosta dove mi complimento meco stesso: le tre cime sono fatte!
.
Resti di una povera "gamella" per il rancio; a dx una suola di scarpa
Il canalone che sale al Piccolo Colbricon
Eccomi sulla cima del Piccolo Colbricon, con vista sterminata sulla Catena di Bocche
Dal Piccolo Colbricon, vista sulla Catena del Lagorai da Colbricon fino a Cece
Resti di baracche; a dx grossa scheggia
Tubo di stufa; a dx camosci osservano l'intruso
Veduta verso Passo Rolle dalla cima del Piccolo Colbricon
Ora rimane il rientro che devo affrettare perché si sta facendo tardino. Mi pareva di ricordare la discesa fatta anni fa, ma mi rendo conto che il vasto
costone che digrada a nord è un labirinto di vallette e vallettine, senza sentieri o tracce ma tanti “viottoli” che scompaiono improvvisamente o si perdono chissà dove. Branchi di camosci mi osservano da lontano, immobili sulle rocce come a dire “E questo dove va?”. Mi pare di trovare i vecchi passaggi, molto disagevoli nell’erba alta e scivolosa tra vallette con salti di roccia, ma della vecchia traccia non trovo nulla.
I valloncelli che scendono verso le Buse dell'Oro, quasi un labirinto...
Il sole volge al tramonto e sono ancora a quota oltre 2000
Provo a scendere ancora ma il terreno diventa sempre più impervio. Cerco di raggiungere un
ipotetico sentiero militare segnato sulla mappa ma il terreno diventa scosceso e infido, una serie di trappole nascoste con fossi e buchi nell’erba alta tra rododendri e “slavazi” e lastronate di roccia viscida. Mi sto infognando e sono già le 18.30. Prendo l’unica decisione sensata: torno su, e vado
verso le Buse dell’Oro, dove dovrebbe esserci un sentiero più evidente. Allungo il percorso di parecchio ma è più sicuro. Per fortuna in questo periodo sono abbastanza allenato e la risalita nel bosco veramente infame non mi devasta di fatica come sarebbe successo in altri tempi. Alle 19 in punto esco in cima al canalone in cui mi ero infilato e guadagno cima 2187. Sono ancora schifosamente in quota ma ce la posso ancora fare.
Tramonto a Buse dell'Oro, sullo sfondo il Catinaccio
Inizio a scendere verso Buse dell’Oro, non c’è un traccia neppure a pagarla e la discesa è un laborioso e tortuoso itinerario tra salti di roccia, scomodi canalini di torrenti in secca e tratti nell’erba alta con fondo scivolosissimo e zeppo di buchi nascosti. La marcia è lentissima, iniza a farsi strada l’idea vaga di un bivacco forzato. Poi mi viene in mente che
dovrebbe esserci un bivacco forestale alle Buse dell’Oro. Decido di andare a darci un’occhiata, se non è uno schifo potrei anche passarci la notte. Intravedo qua e là i resti di un sentiero militare, lo seguo finché è possibile ma spesso si perde nel bosco o tra la vegetazione alta. Controllo col gps del cello e relativa cartografia (grazie Pian), il bivacco è ormai vicino. Nei pressi di una grande radura torbosa cambio versante e salgo leggermente per cercare il bivacco e infine lo trovo: il
Baito Buse dell’Oro m 2050, una magnifica baita che "fa tanto Yukon" nel Grande Nord Canadese.
Ecco la mia salvezza: il Baito Buse dell'Oro
Dentro dei comodi letti a castello con coperte, la stufa, della panchette e un tavolo. Una pacchia. In teoria potrei anche farcela a rientrare a Malga Rolle ma si prospetta la solita tirata col buio incombente e col sentiero tutto da verificare. Ok, decido di pernottare. Mi preparo per la notte: in fondo alla zaino trovo un accendino e accendo il fuoco. Dopo un po’ di fumo, dev’essere molto umido, in pochi minuti il fuoco scoppietta e si diffonde un magnifico tepore.
L'interno, niente male!
Un pezzo di Canada trapiantato in Lagorai!
Mangio un po’ d’uva avanzata dal pranzo. Ispeziono il giaciglio, sembra pulito, accendo le candele, tento qualche foto all’esterno ma senza uno stativo è praticamente impossibile cavare qualcosa di decente. Il buio cala veloce sulla radura del baito, la stufa scalda ormai che è un piacere, mi infilo a letto (pressoché vestito) e leggo qualche pagina del libretto dei visitatori. Poi sopraggiunge il sonno…
Sviluppo 14 km, dislivello circa 1000
La giornata volge al termine, tra poco a nanna!
Percorso 1° giorno
Segue 2a giornata
Bivacco Buse dell'Oro - Cima Cavallazza