Il Baito del Coston dei Slavaci
Da qualche tempo mi sono dedicato alle esplorazioni delle lunghe
dorsali nord del Lagorai che digradano verso la
Val di Fiemme. Sono zone spesso
senza sentieri ufficiali e ben poco battute. E’ il caso della
Valle del Valon. In buona parte già esplorata ma mi manca il tratto della selvaggia dorsale inferiore di Cima Valbona. Girovagando con Google Earth noto con stupore un
baito solitario a quota 2100 metri circa. Le foto aeree non sono molto chiare: sembra un baito, o forse è un grosso macigno. Scatta dunque la molla: devo andare a vedere!
Il baito sperduto!
Sembra proprio un baito... o è un macigno? Urge andare a vedere!
Dopo meticoloso studio di mappe e immagini aeree, il piano d’azione è risalire la
parte bassa del Valon e poi cercare di salire sulla dorsale. I luoghi sono molto belli ma impervi, con fitte foreste e salti di roccia indisiosi.
Per non sciropparmi l'avvicinamento dal Lago di Forte Buso, davvero eterno e già fatto svariate volte in precedenti escursioni, decido di partire stavolta dai pressi di
Bellamonte. Questo mi farà
perdere circa 200 metri di dislivello per scendere nella
forra del Travignolo, ma pazienza. Parcheggio nel grande piazzale di un albergo e scendo in
loc. Scofa, una splendida radura con un
antico maso del 1678!
Loc. Scofa
I tronchi di larice consumati dal tempo
La baita di legno risale al 1678!
Il Cimon della Pala sullo sfondo
Loc. Scofa, casa da sogno!
La forra sul Travignolo
Scendo ancora fino al canyon creato dal torrente Travignolo: qui un
ponte sospeso permette l’attraversamento sull’altro versante. Con varie forestali mi alzo di quota fino all’imbocco della valle del Valon. Raggiungo la
Casetta del Valon 1537 (sempre aperta) e proseguo per la forestale finché si arresta nei pressi del torrente.
Il ponte sospeso nella forra del Travignolo
Bellissime forre tra rocce a picco
Casetta forestale del Valonat
L'interno zeppo di scritte
Verso la valle di Valon
Seguo una vaga traccia che però si perde ben presto nei pressi di un rio e del cartello del Parco di Paneveggio - Pale di S. Martino.
Tiro fuori il cellulare e controllando col gps la posizione, inizio il ravanamento. Il bosco per fortuna è abbastanza camminabile, basta evitare le zone con erba alta. E’ abbastanza ripido, bisogna aggirare molti schianti ma soprattutto i
salti di roccia viscidi d’acqua. Il gps aiuta a tenere la direzione ma bisogna affidarsi al fiuto e fare attenzione a non infognarsi in situazioni poco piacevoli. In pratica bisogna salire a ridosso del rio affluente del Valon, e resistere alla tentazione di tagliare in diagonale, che
porterebbe sul fianco impervio e pericoloso affacciato sul Rio Valon.
Da qui inizia il ravanamento fuori traccia...
Il bosco pieno di schianti obbliga ad aggiramenti tortuosi
Qualche piacevole sorpresa...
Il terreno è abbastanza ben camminabile a tratti
Raggiunto il crinale, scorcio su Cima Bocche
Vista sul Viezzena e passo Lusia
Con percorso laborioso e ripido salgo quindi nel bosco seguendo qualche vaga traccia di cervi. Cerco di di guadagnare quota evitando acquitrini, salti di roccia, alberi crollati, zone troppo ripide. Dopo aver superato una
serie di gradoni sfruttando stretti passaggi terrosi fradici d’acqua, finalmente raggiungo il
crinale a quota 1900 metri. Ora la pendenza si fa più dolce, devio decisamente verso ovest e cerco di stare sulla dorsale boscosa percorrendo una valletta.
Grazie al gps arrivo al baito con precisione micrometrica a quota 2090 .
Ecco il Baito della Val Giacià!
L'interno è molto malridotto
Scritte incise sulle travi: Vanzo Lorenzo 1942, Bonelli... forse pastori, o cacciatori chissà
E’ molto malridotto, praticamente crollato: entro con circospezione, e scopro quello che speravo: delle antiche scritte incise sulle travi! Si leggono a fatica, alcune date sono degli anni ‘40, coi cognomi Vanzo, Bonelli… e altre illeggibili. Forse pastori, o cacciatori chissà… La posizione del baito, sia pure assai sperduta, è bellissima. Non c’è in giro anima viva per chilometri.
Il baito in spettacolare posizione panoramica
Salendo verso il Laghetto Ghiacciato, sullo sfondo Coston dei Slavaci e Cima Valon
Traversone sulle "laste", sullo sfondo il M. Viezzena
Salgo ancora un po’ per fare la sosta pranzo, traversando in costa delle magnifiche “laste” (lastronate di roccia). Trovo una bella piazzola erbosa a 2220 metri. Faccio il punto della situazione: potrei salire a
Forcella Valòn e scendere dalla
Val Caserine, oppure salire al
Laghetto Ghiacciato poco distante e da lì prendere il sentiero e traversare al
Coston dei Slavaci.
Proiettile italiano di fucile Carcano
Quota 2200
Cima Valon con la conca del Lago Ghiacciato
Zoomata sul Coston dei Slavaci (a sx)
Il tempo però mi pare stia peggiorando quindi scelgo un rientro più breve: scendo per una ripida scarpata erbosa nell’
impluvio del Rio Valon, quindi mi tocca una
risalita di 200 metri per raggiungere la dorsale del Coston dei Slavaci, che già conosco per averla percorsa in una precedente escursione.
Discesa nell'impluvio sotto cima Valon
La forra del Rio Valon
Risalita alla dorsale del Coston Slavaci
In discesa per la dorsale, ecco il baito!
Inizio la discesa facile lungo la bella e ampia dorsale fino al
bellissimo baito ristrutturato di recente a quota 2080: sempre aperto, rivestito in legno, con stufa e legna, tavolacci per dormire con materassi e coperte. Dopo una breve sosta riprendo il cammino, per
bel sentiero non segnato ma evidente per bei boschi di cirmoli (brise e finferli a gogò!)
fino alla forestale che conduce in fondovalle. Baito Coston Slavaci
Guardando alla dorsale dove ero: da sx Cima Valbona, Cima Cece, Cima Sella
Il bellissimo interno
Ruderi nei pressi del baito
Il bellissimo sentiero nel bosco di cirmoli
Ho mappato tutto il sentiero che porta al Baito Slavaci, ora è su OSM
Quindi rientro per la stessa via dell’andata, con
altri 200 metri di dislivello da recuperare per raggiungere il parcheggio dove ho la macchina.
Vista verso le Pale col Mulaz
Rientro a fondovalle
Bellissimo itinerario in gran parte fuori sentiero: anche se non raggiunge nessuna cima permette di vedere delle zone assolutamente selvagge di magnificente bellezza.
Le difficoltà tecniche sono modeste ma bisogna sapersi destreggiare molto bene con l’orientamento poiché gran parte del percorso come detto è fuori sentiero.
Quasi indispensabile almeno il gps del cellulare con una buona app cartografica come Mytrails. Ho provveduto a mappare il sentiero in discesa dal Bivacco del Coston dei Slavaci, ora è disponibile su OpenStreetMap. Sviluppo km 24, dislivello 1400 circa.
Il percorso