Laghetto di Porta Bozze, salendo verso forcella Val de la PriaStrana escursione ieri a Cima Tolvà. Strana perché siamo stati seguiti tutto il giorno da un nebbione implacabile, che ci ha concesso solo brevi squarci per capire cosa avevamo intorno
In ogni caso, ci siamo fidati di meteotrentino e abbiano sbagliato (nubi basse al mattino in dissolvimento, dicevano...). Il giro col bel tempo deve essere sicuramente spettacolare, abbiamo dovuto accontentarci perciò dell'immaginazione
. Dal Campeggio Val Malene siamo risaliti per la Val Tolvà fino al divieto. Quindi a piedi per la forestale fino al Prà della Regola, dove c'è il bivio con la forestale che sale al Bual dell'Orena (nessuna indicazione, si adopera l'altimetro). Poco sotto a Malga Orena prendiamo una traccia nel bosco, praticamente sconosciuta e pochissimo battuta, noi sapevamo che c'era perché avevamo fatto un epico trekking invernale nel 2002.
Appena entrati nel bosco cominciamo a trovare brise
Non resistiamo, buttiamo a terra gli zaini e perlustriamo rapidamente la zona, facendo incetta di piccoli porcini: il pasto serale con funghi e polenta è assicurato
Seguiamo la traccia nel bosco, abbastanza vaga, che attraversa boschi meravigliosi e primordiali, con enormi alberi abbattutti, la nebbiolina ci fa sembrare di essere in amazzonia... Il sentiero percorre un crinale con orridi burroni verso Bual dell'Oro. La traccia a volte scompare nelle vegetazione di erba alta, ci aiutano per fortuna dei provvidenziali segni bianchi sugli alberi. Avanziamo nel nebbione, senza sapere bene dove siamo. Controlliamo la direzione con la bussola, piu o meno dovremmo essere giusti. La boscaglia finisce e sbuchiamo su un pascolo, poco dopo siamo al bellissimo laghetto di Porta Bozza, dove avevamo campeggiato sul ghiaccio in un lontano febbraio del 2002.
Anche al laghetto c'è un nebbione pauroso, mangiucchiamo qualcosa nella vaga speranza che si apra. Siamo un po' demoralizzati, se non si apre è inutile proseguire, non si vede niente e siamo fuori sentiero. Invece si apre, anche se di poco, e riusciamo a vedere la forcella, che guadagnamo rapidamente, trovando il sentiero 382. Da qui in poi però è terra sconosciuta. Ci dirigiamo verso il paretone sud del Tolvà, che ci appare piuttosto minaccioso con le sue coste erbose ripidissime e i salti di roccia. Dove passerà il sentiero? Lo capiamo poco dopo: su per un erto canalino franoso, che superiamo tuttavia senza grosse difficoltà. Sbuchiamo su creste erbose ripide, il nebbione ci mette addosso una certa inquietitudine, capiamo che sotto ci devono essere dei bei baratri. Andiamo avanti quasi alla cieca, stando bene attenti a non inciampare, a un certo punto in prossimità di una crestina l'altimetro ci dice che dovremmo essere in cima. Sarà vero? Boh. In ogni caso non abbiamo nessuna voglia di avventurarci tra i precipizi a cercare, e tanto ci basta. Attendiamo un po' per vedere se la nebbia, per puro caso, si decidesse di sloggiare, ma arriva solo un fugace squarcio di azzurro sopra le teste, poi si rischiude tutto. Evabbè. Scendiamo.
Il sentiero si snoda tra roccette e creste, ci sembrano piuttosto esposte: non sappiamo se non vedere nulla di quel che sta di sotto è meglio o peggio
Poi finalmente scolliniamo come previsto dalla carta e scendiamo sull'altro versante, un vallone lunare imgombro di macigni e vaste pietraie. Passiamo sotto la desolata forcella Quadrata, poi scendiamo a lungo, per scomode pietraie, in direzione del Laghetto degli Asini, che ci appare parecchio tempo dopo, quasi improvvisamente, tra le nebbie. Il posto sembra davvero incantevole, col sole dev'essere un sogno, ma vediamo la riva opposta solo per qualche minuto: il nebbione non arretra, la visibilità va da 5 metri al massimo 50 nei momenti migliori. Dal laghetto riprendiamo il sentiero, faticoso, fino alla spianata sorprendente del Campo de Sora in alta val Tolvà. Qui riprendiamo la strada forestale, con faticosi e ripidi tratti cementati, che ci riporta alla macchina.
Dislivello circa 1150 metri, difficoltà decisamente EE.