Autore Topic: [LAGORAI] Castel Aie m 2486 - Traversata della dorsale del Mandriccione  (Letto 3914 volte)

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Castel Aie m 2486 con le scalinate della Grande Guerra

Mi era talmente piaciuta la solitaria e selvaggia dorsale del Mandriccione in una recente escursione, che ho deciso di tornarci. Avevo dovuto rinunciare alla traversata completa per via di un tratto piuttosto esposto su roccioni. Avrei forse potuto forzare il passaggio ma non riuscivo a capire come fosse il percorso più avanti, visto che c’erano da superare altre due isolate elevazioni che parevano piuttosto ostiche. Quindi avevo rinunciato con l’idea di riprovarci nel senso opposto.


La dorsale del Mandriccione, al centro, a prima vista pare facile ma in mezzo c'è un passaggio ostico

Alta Valle di Castelir con vista sul Latemar

Questa volta decido di salire dalla magnifica Val Castelir, che mi permetterà di osservare meglio la dorsale per capire se è percorribile senza rischi. Parto da quota 1300 circa, poco sopra Ziano, lungo la strada che sale in Val Sadole. Parcheggio nei pressi di una fontana, quindi risalgo per diversi km concatenando varie strade forestali che dalla val Sadole mi portano a quota 1600 fino ad affacciarmi sulla Valle di Castelir.


Il sentiero che sale per la magnifica e solitaria Val Castelir

Enormi macigni nei boschi

Qui la forestale termina e inizia un sentiero non segnato, a tratti non molto visibile, che con un lungo traversone si inoltra verso il fondovalle. Delle aree disboscate mi creano delle difficoltà: erba alta e rovi (di lamponi per lo più), dove la traccia scompare o si vede a stento, segno evidente che questo sentiero è ben poco frequentato.


La solitaria e selvaggia Val Castelir

Con un po’ di intuito e grazie al gps riesco a mantenere la rotta: la traccia traversa alla base di alti roccioni e raggiunge il fondovalle, dove  intercetto il bel sentiero, stavolta ben segnato, che si inoltra con pendenza modesta per magnifici boschi.


Le bellissime radure salendo per la val Castelir

In una splendida radura a quota 1828 ecco il Baito del Castelir, purtroppo ormai ridotto in ruderi, col tetto parzialmente crollato. Qui il sentiero si biforca: esploro per circa 1 km il tratto (non segnato sulle mappe) che si inoltra verso ovest per bellissimo bosco con alcuni colossali macigni. Il sentiero non sale la valle come speravo ma insiste verso ovest, quindi torno indietro e presso il baito riprendo la traccia in salita attraversando altre idilliache radure.


Baito Castelir

La barriera rocciosa a precipizio sotto il Bec dei Slavaci

Il sentiero cambia versante e sale per facili costoni con bosco rado, fino ad una baita su un poggio pratoso a quota 1996. Non c’è in giro un’anima, che posto magnifico! Da qui in poi conosco il percorso: con un traversone il sentiero si inoltra nell’alta valle di Castelir, con paesaggi  da rimanere a bocca aperta: la sagoma scura del Castel delle Aie svetta all’orizzonte.


Baita senza nome

Il sentiero verso l'alta Valle di Castelir, sullo sfondo si scorge la cima di Castel Aie

Vista verso Fiemme col Latemar

La magnifica conca col ruscelletto

Raggiungo una piccola conca intorbata, percorsa da un torrentello che si insinua in piccole praterie. Un posto paradisiaco. Il sentiero ora, segnato da ometti e segni bianco rossi, attraversa delle pietraie e risale lentamente verso la forcella sotto Castel Aie. Mentre salgo osservo bene la dorsale del Mandriccione memorizzando il percorso e le possibili vie di fuga. Arrivo sotto la forcella, la gamba è ancora buona decido quindi di proseguire per il magnifico sentiero della Grande Guerra che risale con zig zag l’erto vallone verso la cima di Castel Aie.


La stupenda conca in alta Val Castelir

Scalinata della Grande Guerra

Laghetti delle Aie

Mulattiera verso Castel Aie, sullo sfondo Canzenagol, Busa Alta e Cardinal

Con emozione ripercorro tratti di vecchie scalinate di pietra che al tempo di guerra erano percorse dai soldati per raggiungere le postazioni in quota in questi luoghi impervi. Raggiunto una forcelletta e mi affaccio sui Laghetti delle Aie, quindi affronto l’ultimo strappo, un canalino di sfasciumi che sale verso la cima, dove il sentiero militare si insinua tortuoso con stretti tornantini e scalinate. Alcuni tratti sono un po’ esposti e bisogna fare attenzione.


Scalinata di guerra, sullo sfondo il Formentone e la conca coi Laghetti delle Aie

Vista su Cima d'Asta

Scalinata

Finalmente arrivo in vetta a Castel delle Aie 2486, credo l’unica volta col bel tempo nelle tante salite fatte in precedenza. Il panorama è davvero spaziale, anche se la cima è molto angusta coi fianchi a precipizio e ci si può muovere solo di pochi metri. Strepitosa la vista verso la zona di Passo Sadole con Cauriol e Piccolo Cauriol, e l’imponente sequenza di cime con il Cardinal, Busa Alta, Canzenagol, Cadinon. Grandiosa la vista che si perde in lontananza verso Cupolà, Litegosa, Lasteolo, Formion, Cadinello, con in primo piano il Formenton che sovrasta l’incantevole conca coi 3 Laghetti delle Aie.


Eccomi alla forcelletta sotto la cima

Vista sui laghetti delle Aie, al centro il Formenton, sullo sfondo a sx Cupolà e Litegosa

In vetta a Castel delle Aie

Vista verso sud, con Cupolà, Litegosa, in centro il Frate e il Formenton

Dopo sosta e osservazione delle cime circostanti, che ho salito tutte e che mi rimandano alle memoria tante belle esperienze, cerco spunto per altre escursioni in zone secondarie. Inizio quindi la discesa per andare a “regolare i conti” con la dorsale del Mandriccione. Per scomode pietraie scendo per la dorsale di NE, con tratti un po’ esposti ma con traccia visibile segnata da ometti e vernice sulle rocce.


Vista verso Cauriol a sx, passo Sadole al centro, a dx Cima d'Asta

Discesa per il versante est con le scalinate della Grande Guerra

Sguardo indietro alla cima appena discesa

In ombra il Cauriol, poi il Cauriol piccolo, Cima d'Asta

Arrivato alla forcella, trovo un passaggio per salire sulla lunga dorsale che, nei miei piani, mi dovrebbe portare verso il M. Camin. Inizio la traversata, abbastanza facile per la dorsale inizialmente abbastanza ampia, che però si restringe progressivamente man mano che mi avvicino verso il Camin. Supero indenne le prime elevazioni senza nome, con dislivelli modesti, con crinali che diventano rocciosi e boscosi, con brevi salite e discese per sfasciumi. Una esile traccia qua e là, forse di cacciatori o animali, percorre il filo di cresta.


Un singolare profilo roccioso che ricorda le statue dell'Isola di Pasqua, sorveglia Cima d'Asta

Pernice bianca: mi girava intorno a pochi metri, quasi certamente per distrarmi dalla covata che era nelle vicinanze

Cauriol e Piccolo Cauriol, Cima d'Asta

Controllando col gps del cello e la app Mytrails la traccia della precedente escursione, arrivo in vista del punto critico: un affilato crinale di roccioni fiancheggiato da dirupi che mi piace poco. Faccio un primo fiacco tentativo ma rinuncio subito. Forse si passa meglio da sotto. Vado a vedere calandomi per l'erto versante tra balze boscose esposte, ma è troppo rischioso: c’è un canalino ripidissimo, se dovessi scivolare, ciao. Secondo tentativo fallito. Torno alla carica da sopra, per il filo di cresta, per il terzo tentativo. Se non riesco a passare, scenderò sul ripido fianco ovest e con una faticosa traversata su pietraie tenterò di passare più a bassa quota: una ravanata che, arrivato a questo punto, francamente vorrei evitare.


Eccomi sulla dorsale, verso le cimotte rognose da passare

Sguardo indietro alla cresta finora percorsa

Raccolgo “le forze mentali” residue e, con calma, provo ad arrampicarmi sui roccioni sul filo di cresta. Sono solo pochi metri: sudando un po’ freddo ed evitando di guardare in basso riesco a passare abbastanza facilmente. Alla fine era meno difficile di quel che sembrava! Sono molto contento, il passaggio più rognoso della traversata è superato. Posso tirare il fiato, da qui in avanti il percorso lo conosco e non avrò problemi. Faccio finalmente sosta panini.


Sono passato! Sguardo indietro la tratto rognoso sui roccioni a precipizio

Riprendo quindi il cammino toccando il M. Camin 2215, il Mandriccione 2180 e il Becco dei Slavaci 2215. Quindi scendo al meraviglioso Bivacco Slavaci 1955, dove ho intenzione di trascorrere la notte: mi sono portato il pesante sacco a pelo che mi sono scarrozzato per tutta l’escursione.


Mi volto verso la dorsale fatta e Castel Aie, che splendore!

Per fortuna il bivacco è libero, non c’è nessuno, solo 4 cavalli che brucano placidi nei dintorni. Accendo il fuoco e preparo cena, una busta con minestra di verdure che a casa non mi farei mai, ma che qui mi sembra assolutamente squisita! Come cambiano le prospettive! :) Mi preparo per la notte, faccio qualche foto notturna, un bel tè con sigaro e poi a nanna, contento come una pasqua.


Bivacco Slavaci o Slavasi

Questa meravigliosa baita stanotte sarà la mia casa! :)

All’indomani mi alzo con calma, faccio colazione e riparto verso valle, attraversando magnifici boschi fino a raggiungere le varie forestali che mi riportano alla macchina. Escursione a dir poco magnifica in luoghi spettacolari e selvaggi, al di fuori del soliti percorsi battuti da tutti. Nonostante questo, è andata come meglio non poteva. 15 km il primo giorno, dislivello 1600 m coi vari saliscendi. Il 2° giorno 5 km, tutti in discesa ;) 


Interno del bivacco

Buona notte! :)

Il percorso
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Offline Alex Bear

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Passare la notte in un posto così vale da sola tutta l'escursione. Top! :)

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Offline AGH

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Certamente :) se poi c'è una cima e una esplorazione ancora meglio :)

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Offline fililu

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Come sempre gran bel giro. Complimenti per le foto stupende, e anche per la bella "galoppata". I percorsi i cresta sono sempre entusiasmanti.
Grazie per le tue escursioni piene di stimoli alle novita´ anche in posti che sembrano banali.  :)

Offline AGH

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Di recente mi sono appassionato alle cime e percorsi secondari del Lagorai, senza sentieri ufficiali. Sono posti meravigliosi dove non c'è veramente nessuno

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