Castel Aie m 2486 con le scalinate della Grande Guerra
Mi era talmente piaciuta la
solitaria e selvaggia dorsale del Mandriccione in una recente escursione, che ho deciso di tornarci. Avevo dovuto
rinunciare alla traversata completa per via di un tratto piuttosto esposto su roccioni. Avrei forse potuto forzare il passaggio ma non riuscivo a capire come fosse il percorso più avanti, visto che c’erano da superare altre due isolate elevazioni che parevano piuttosto ostiche. Quindi avevo rinunciato con l’idea di riprovarci nel senso opposto.
La dorsale del Mandriccione, al centro, a prima vista pare facile ma in mezzo c'è un passaggio ostico
Alta Valle di Castelir con vista sul Latemar
Questa volta decido di salire dalla magnifica Val Castelir, che mi permetterà di osservare meglio la dorsale per capire se è percorribile senza rischi.
Parto da quota 1300 circa, poco sopra Ziano, lungo la strada che sale in Val Sadole. Parcheggio nei pressi di una fontana, quindi risalgo per diversi km concatenando varie strade forestali che dalla val Sadole mi portano a
quota 1600 fino ad affacciarmi sulla Valle di Castelir.
Il sentiero che sale per la magnifica e solitaria Val Castelir
Enormi macigni nei boschi
Qui la forestale termina e inizia un sentiero non segnato, a tratti non molto visibile, che con un lungo traversone si inoltra verso il fondovalle. Delle aree disboscate mi creano delle difficoltà: erba alta e rovi (di lamponi per lo più), dove la traccia scompare o si vede a stento, segno evidente che questo sentiero è ben poco frequentato.
La solitaria e selvaggia Val Castelir
Con un po’ di intuito e grazie al gps riesco a mantenere la rotta: l
a traccia traversa alla base di alti roccioni e raggiunge il fondovalle, dove intercetto il bel sentiero, stavolta ben segnato, che si inoltra con pendenza modesta per magnifici boschi.
Le bellissime radure salendo per la val Castelir
In una splendida radura a quota 1828 ecco il Baito del Castelir, purtroppo ormai ridotto in ruderi, col tetto parzialmente crollato. Qui il sentiero si biforca: esploro per circa 1 km il tratto (non segnato sulle mappe) che si inoltra verso ovest per bellissimo bosco con alcuni colossali macigni. Il sentiero non sale la valle come speravo ma insiste verso ovest, quindi torno indietro e presso il baito riprendo la traccia in salita attraversando altre idilliache radure.
Baito Castelir
La barriera rocciosa a precipizio sotto il Bec dei Slavaci
Il sentiero cambia versante e sale per facili costoni con bosco rado, fino ad u
na baita su un poggio pratoso a quota 1996. Non c’è in giro un’anima, che posto magnifico! Da qui in poi conosco il percorso: con un traversone il sentiero si inoltra nell’alta valle di Castelir, con paesaggi da rimanere a bocca aperta: la
sagoma scura del Castel delle Aie svetta all’orizzonte.
Baita senza nome
Il sentiero verso l'alta Valle di Castelir, sullo sfondo si scorge la cima di Castel Aie
Vista verso Fiemme col Latemar
La magnifica conca col ruscelletto
Raggiungo una
piccola conca intorbata, percorsa da un torrentello che si insinua in piccole praterie. Un posto paradisiaco. Il sentiero ora, segnato da ometti e segni bianco rossi, attraversa delle pietraie e risale lentamente verso la forcella sotto Castel Aie. Mentre salgo
osservo bene la dorsale del Mandriccione memorizzando il percorso e le possibili vie di fuga. Arrivo sotto la forcella, la gamba è ancora buona decido quindi di proseguire per
il magnifico sentiero della Grande Guerra che risale con zig zag l’erto vallone verso la cima di Castel Aie.
La stupenda conca in alta Val Castelir
Scalinata della Grande Guerra
Laghetti delle Aie
Mulattiera verso Castel Aie, sullo sfondo Canzenagol, Busa Alta e Cardinal
Con emozione ripercorro tratti di vecchie scalinate di pietra che al tempo di guerra erano percorse dai soldati per raggiungere le postazioni in quota in questi luoghi impervi.
Raggiunto una forcelletta e mi affaccio sui Laghetti delle Aie, quindi affronto l’ultimo strappo, un canalino di sfasciumi che sale verso la cima, dove il
sentiero militare si insinua tortuoso con stretti tornantini e scalinate. Alcuni tratti sono un po’ esposti e bisogna fare attenzione.
Scalinata di guerra, sullo sfondo il Formentone e la conca coi Laghetti delle Aie
Vista su Cima d'Asta
Scalinata
Finalmente arrivo in vetta a Castel delle Aie 2486, credo l’unica volta col bel tempo nelle tante salite fatte in precedenza. Il panorama è davvero spaziale, anche se la cima è molto angusta coi fianchi a precipizio e ci si può muovere solo di pochi metri. Strepitosa la vista verso la zona di
Passo Sadole con
Cauriol e
Piccolo Cauriol, e l’imponente sequenza di cime con il
Cardinal,
Busa Alta,
Canzenagol,
Cadinon. Grandiosa la vista che si perde in lontananza verso
Cupolà,
Litegosa,
Lasteolo,
Formion,
Cadinello, con in primo piano il
Formenton che sovrasta l’incantevole conca coi 3 Laghetti delle Aie.
Eccomi alla forcelletta sotto la cima
Vista sui laghetti delle Aie, al centro il Formenton, sullo sfondo a sx Cupolà e Litegosa
In vetta a Castel delle Aie
Vista verso sud, con Cupolà, Litegosa, in centro il Frate e il Formenton
Dopo sosta e osservazione delle cime circostanti, che ho salito tutte e che mi rimandano alle memoria tante belle esperienze, cerco spunto per altre escursioni in zone secondarie. Inizio quindi la discesa per andare a “regolare i conti” con la dorsale del Mandriccione.
Per scomode pietraie scendo per la dorsale di NE, con tratti un po’ esposti ma con traccia visibile segnata da ometti e vernice sulle rocce.
Vista verso Cauriol a sx, passo Sadole al centro, a dx Cima d'Asta
Discesa per il versante est con le scalinate della Grande Guerra
Sguardo indietro alla cima appena discesa
In ombra il Cauriol, poi il Cauriol piccolo, Cima d'Asta
Arrivato alla forcella, trovo un passaggio per salire sulla lunga dorsale che, nei miei piani, mi dovrebbe portare verso il M. Camin. Inizio la traversata, abbastanza facile per la
dorsale inizialmente abbastanza ampia, che però
si restringe progressivamente man mano che mi avvicino verso il Camin. Supero indenne le prime
elevazioni senza nome, con dislivelli modesti, con
crinali che diventano rocciosi e boscosi, con brevi salite e discese per sfasciumi.
Una esile traccia qua e là, forse di cacciatori o animali, percorre il filo di cresta.
Un singolare profilo roccioso che ricorda le statue dell'Isola di Pasqua, sorveglia Cima d'Asta
Pernice bianca: mi girava intorno a pochi metri, quasi certamente per distrarmi dalla covata che era nelle vicinanze
Cauriol e Piccolo Cauriol, Cima d'Asta
Controllando col gps del cello e la app Mytrails la traccia della precedente escursione, arrivo in vista del punto critico: un
affilato crinale di roccioni fiancheggiato da dirupi che mi piace poco.
Faccio un primo fiacco tentativo ma rinuncio subito. Forse si passa meglio da sotto. Vado a vedere calandomi per l'erto versante tra balze boscose esposte, ma è troppo rischioso: c’è un canalino ripidissimo, se dovessi scivolare, ciao.
Secondo tentativo fallito. Torno alla carica da sopra, per il filo di cresta, per il
terzo tentativo. Se non riesco a passare, scenderò sul ripido fianco ovest e con una faticosa traversata su pietraie tenterò di passare più a bassa quota: una ravanata che, arrivato a questo punto, francamente vorrei evitare.
Eccomi sulla dorsale, verso le cimotte rognose da passare
Sguardo indietro alla cresta finora percorsa
Raccolgo “le forze mentali” residue e, con calma, provo ad arrampicarmi sui roccioni sul filo di cresta.
Sono solo pochi metri: sudando un po’ freddo ed evitando di guardare in basso riesco a passare abbastanza facilmente. Alla fine era meno difficile di quel che sembrava!
Sono molto contento, il passaggio più rognoso della traversata è superato. Posso tirare il fiato, da qui in avanti il percorso lo conosco e non avrò problemi. Faccio finalmente sosta panini.
Sono passato! Sguardo indietro la tratto rognoso sui roccioni a precipizio
Riprendo quindi il cammino toccando il
M. Camin 2215, il
Mandriccione 2180 e il
Becco dei Slavaci 2215. Quindi scendo al meraviglioso
Bivacco Slavaci 1955, dove ho intenzione di trascorrere la notte: mi sono portato il pesante sacco a pelo che mi sono scarrozzato per tutta l’escursione.
Mi volto verso la dorsale fatta e Castel Aie, che splendore!
Per fortuna il bivacco è libero, non c’è nessuno, solo 4 cavalli che brucano placidi nei dintorni. Accendo il fuoco e preparo cena, una busta con minestra di verdure che a casa non mi farei mai, ma che qui mi sembra assolutamente squisita! Come cambiano le prospettive!
Mi preparo per la notte, faccio qualche foto notturna, un bel tè con sigaro e poi a nanna, contento come una pasqua.
Bivacco Slavaci o Slavasi
Questa meravigliosa baita stanotte sarà la mia casa!
All’indomani mi alzo con calma, faccio colazione e
riparto verso valle, attraversando magnifici boschi fino a raggiungere le varie forestali che mi riportano alla macchina. Escursione a dir poco magnifica in luoghi spettacolari e selvaggi, al di fuori del soliti percorsi battuti da tutti. Nonostante questo, è andata come meglio non poteva. 15 km il primo giorno, dislivello 1600 m coi vari saliscendi. Il 2° giorno 5 km, tutti in discesa
Interno del bivacco
Buona notte!
Il percorso