
Cima Litegosa versante sud, con le scalinate della Grande Guerra
Ora che la neve sta lentamente sparendo anche dai versanti nord, riprendo l’esplorazione dei “sentieri della Grande Guerra” in Lagorai che avevo iniziato l’anno scorso. L’obiettivo stavolta è
Cima Litegosa 2548 e
Cima Cupolà 2547, nel
Lagorai orientale. Voglio anche provare a scendere dall’ignoto versante est di Cima Cupolà: dalle mappe e dalle foto satellitari (grazie Bing) sembrerebbe praticabile, anche se alla fine deciderò sul posto.

Cima Cardinal vista dal "Maseròn"
Parto dal
Rif. Cauriol 1600 (Ziano - Val di Fiemme), raggiungo quindi rapidamente
passo Sadole 2066, dove già è abbondante la presenza di trincee e baraccamenti. Avrei una mezza idea di prendere il sentiero, che non ho mai fatto, che sale a
Castel delle Aie dal versante NE ma lascio perdere altrimenti il giro diventerebbe troppo lungo.

Anfora tra i baraccamenti della Grande Guerra a Passo Sadole

Da Passo Sadole guardando verso il Cardinal; in costa si nota il sentiero che porta alla "via Austriaca" al Cauriol

Passo Sadole con Cima d'Asta

Resti di baracche a Passo Sadole, sullo sfondo il Cardinal
Col
sentiero Delugan 321 guadagno quota con un lungo traversone fino ad una stretta forcella con resti di trinceramenti e caverne. Magnifica la vista sul Cauriol ovest. Dopo aver scollinato scendo un po’ di dislivello nell’ampia conca della
Busa del Castel, una grandiosa pietraia. Il sentiero riprende quota verso
forcella Delle Aie 2257, che si oltrepassa senza raggiungerla.

Da Forcella Sadole, il sentiero de Lugan verso la Busa del Castel

Al centro Passo Sadole: sullo sondo da sx Cima Busa Alta, Cardinal, Cauriol (quasi nascosto) e Piccolo Cauriol

Verso Busa del Castel: da sx Cima Cupolà, Litegosa, il Frate, Monte Formenton

Cauriol visto dalla Busa del Castel

Caverne della Grande Guerra alla Busa del Castel
Costeggio quindi il
Formentone sul fianco est e poi il
Frate con le sue impressionanti pareti rocciose a picco sul versante sud. Il sentiero si inoltra per una
cengia esposta, per fortuna c’è un cordino di sicurezza che aiuta. Arrivo quindi nei pressi del
bivacco Nada Teatin, poco più che una spelonca anche se chiusa all’ingresso da un tavolato in legno. Non l’avevo mai visto ma onestamente pensavo un po’ meglio. Due tavolacci, appoggiati ad una parete perché non marciscano per l’acqua che percola dalla roccia, permettono di avere delle rudimentali brande una volta messi a terra. Da qui ho un’ottima vista sul Litegosa e del versante nord che vorrei salire.

Il tratto attrezzato del sentiero Delugan sotto le pareti rocciose del Frate, sullo sfondo il Cauriol

Ecco cima Litegosa verso la quale sono diretto

Trinceramenti a Passo Litegosa, sullo sfondo il Cauriol

Le mie mete: Cima Cupolà (a sx), al centro Cima Litegosa. In basso Forcella Litegosa

Le micidiali crode de Il Frate, sotto le quali si trova in un anfratto il Bivacco Nada Teatin
Studio un po' la salita migliore per evitare dirupi e qualche nevaio rimasto. Dal Biv. Teatin scendo in breve a
passo Litegosa 2261 e mi attardo a ravanare un po’ tra le numerose trincee: è incredibile che a distanza di 100 anni e in un posto così “facile” ci siano ancora molti reperti di guerra come pezzi di ferro, schegge, cartuccere, fibbie, pezzi di gamella, ossa, perfino munizioni di fucile inesplose. Trovo molti mattoni con delle curiose sigle “NFB” e “Moguntia”, che dovrebbe essere Magonza, la città da cui probabilmente provengono.

Mattoni con la sigla NFB; resti di gamella
Portello di stufa; mattone con la scritta "Maguntia", ovvero la città di Magonza dalla quale probabilmente provenivano

Fiori nella trincee
Mentre ravano nelle trincee incontro incredibilmente “Guidone” del nostro forum, impegnato nella Transalgorai! Scambio di chiacchiere e poi ripartiamo per le rispettive destinazioni. Abbandono il sentiero e taglio per i nevai verso il versante nord del Litegosa: trovo un sentierello militare che però scompare sotto un nevaio ripido. Avrei con me ramponcelli e piccozza ma preferisco aggirarlo perdendo una cinquantina di metri di quota. Quindi riprendo la salita per ll ripido sentiero militare fino all’arrivo in
Cima Litegosa m 2548, assai spettacolare: è un balcone roccioso che precipita a sud con impressionanti baratri verso
Cima Cupolà, che sta di fronte a poca distanza. La vetta è scavata da
caverne e cunicoli che esploro brevemente.

Cima Litegosa

Cima Cupolà vista da Cima Litegosa

Le caverne scavate nella roccia della vetta; ingresso della caverna

Da Cima Litegosa verso Cima Formion
Dopo la solita sosta per foto affronto la parte più rognosa, ovvero
la discesa dal ripidissimo versante sud, che ricordo solo vagamente per averlo fatto, in salita, molti anni fa. Imbocco con una certa titubanza un canalino che mi sembra il principale tra quelli che si affacciano su dei discreti baratri di cui non si vede il fondo. Non c’è nessuna indicazione. Forte del fatto che il gestore del rif. Cauriol mi aveva assicurato che avevano messo un cordino (ma forse ci siamo capiti male e lui alludeva al cordino sotto il Frate), procedo comunque nella discesa con molta cautela. Poco dopo ecco le strette e ripidissime scalinate di pietre che ricordavo nella salita fatta parecchi anni fa. Sono in parte rassicurato, continuo a scendere su tratti un po’ esposti ma, del cordino, neppure l’ombra. Ci sono pochi appigli tra i ciuffi d’erba pungente e scivolosa. Sudo freddo in alcuni passaggi dove bisogna essere massimamente concentrati, un errore e si vola di sotto. Ormai scendo, cordino o non cordino. Sono ormai in prossimità della forcella sud, calo per un ultimo canalino erboso verticale e sono in fondo, dove posso finalmente tirare il fiato.

La rognosa discesa da Cima Litegosa per il versante sud

Salendo verso Cima Cupolà, tra le trincee con vista su Cima d'Asta
Gironzolo tra trincee e altre commoventi scalinate quindi riparto per Cima Cupolà che è poco distante. Qui passa il
sentiero 321 ma lo abbandono subito per prendere una specie di stradello che percorre una cengia un po’ esposta, in parte scavata nella roccia, lungo il crinale nord. Ci sono altri trincermenti, caverne, feritorie di osservazione, resti di baracche con le palificazioni ancora in piedi. Arrivo sulla cima pianeggiante di
Cima Cupolà 2542 senza grosse difficoltà, è un reticolo di trincee con delle piazzole e muri a secco dove sorgevano probabilmente le baracche dei soldati.

Trincee lungo il crinale di Cima Cupolà, al centro il Castel delle Aie

Cima Litegosa sud vista dai pressi di Cima Cupolà: in primo piano i ruderi dell'arrivo della teleferica della Grande Guerra
Qui mi fermo per la sosta pranzo e poi gironzolo un po’ per le trincee. Riprendo quindi la discesa per l’
inesplorato versante est, come previsto non ci sono sentieri né tracce. Scendo per l’ampio e facile costone fin sul ciglio di un
grosso salto di roccia verticale, dove posso vedere di sotto delle
magnifiche scalinate nella roccia. Mi piacerebbe andarle a vedere con più calma ma è il caso di proseguire perché si sta facendo tardi. Mi sposto quindi verso nord seguendo un
grande trincerone che attraversa tutto il versante.

Da cima Cupolà verso Cima d'Asta

Scalinate nella roccia scendendo da Cima Cupolà versante est
Calo a valle cercando il passaggio meno ripido per sfasciumi e zolle erbose. Arrivato sul fondo della valletta, trovo
una traccia con qualche ometto di pietra qua e là. Man mano che scendo ne costruisco anche io qualcuno per quelli che passeranno dopo

. La parte più rognosa (mi illudo) è fatta. Punto ora verso dei
bei pratoni pianeggianti a quota 2100: l’intenzione sarebbe di scendere il Costone di Cupolà lungo il cirnale ma quando mi affaccio sul ciglio ho una cocente delusione: il terreno è impercorribile. Boscaglie di ontani, mughi, rododendri alti un metro che nascondono buche e fossi.

Dorsale est di Cima Cupolà: vista sul Cauriol

Calando da Cima Cupolà dorsale est, sullo sfondo Cima d'Asta
Cambio allora direzione e mi dirigo verso sud cercando un terreno meno ostico. Incontro delle trincee, provo a seguire delle vaghe tracce, forse di animali, ma è peggio. Seguono ¾ d’ora di
duri ravanamenti e bestemmioni: in pratica si cammina su una distesa di macigni ricoperti di vegetazione fitta, con rododendri dappertutto e l’erba alta che nasconde il terreno pieno di buchi. Incontro altre trincee quasi sepolte dalla vegetazione, devo stare attento a non pigliare storte o peggio. Io che di solito non cado quasi mai, piglio diversi scivoloni, per fortuna senza danni. I bastoncini sono una manna in queste situazioni.

Dalla dorsale di Cima Cupolà: da sx, vista su Castel delle Aie, forcella Sadole, Piccolo Cauriol e Cauriol

Scalinata della Grande Guerra sotto Cima Cupolà

Salgono le nebbie verso il Frate e Formenton

Malga Cupolà di Sopra
Lentamente e con calma trovo una zona di bosco meno rognoso dove perdo quota gradualmente fino a intercettare, finalmente, il
sentiero 301 che corre più in basso. Decido di scendere fin quasi a
Malga Cupolà per fare rifornimento d’acqua. Quindi inizio il lungo rientro verso forcella Sadole, un traversone eterno che sembra non finire mai, dove riguadagno lentamente i quasi 300 metri di dislivello persi. Quindi scendo di buon passo col buio che ormai incombe fino al Rif. Cauriol dove arrivo senza usare la pila frontale alle 21.50

.

Castel delle Aie all'imbrunire
Giro magnifico, lungo e abbastanza faticoso in zone selvagge e disseminate letteralmente di vestigia della Grande Guerra. La discesa da Cupolà fuori traccia onestamente non la consiglierei, se non ai masochisti

. Partendo molto presto si può aggiungere al giro anche la salita al Castel delle Aie, la discesa verso i laghetti omonimi per scollinare dalla forcella delle Aie verso Litegosa. Da Cima Cupolà ritorno per il sentiero Delugan in quota.
Sviluppo 24,4 km, disl. 1300

Il tracciato