Il laghetto del RestelLaghetto del Restel ed Eremo di S. AntonioUn'altra escursione partendo da casa, errabondando per il Pinetano. La mèta è l’ignoto
Laghetto del Restel e l’
Eremo di Sant’Antonio, “scoperti” grazie a Google Earh (sempre sia lodato).
Da casa scendo per antico sentiero nella valletta a valle della
Forra del Rio Negro. Sotto la cascata c’è una vecchia baita e purtroppo altre coltivazioni di fragole che con le loro serre e relativa ferraglia hanno ormai invaso questa incantevole valletta. Scendo verso loc. Il Riposo ma, prima di arrivarci, devio per sentiero che, con qualche tornante, si alza di quota fino alla bella conca dove c’è il minuscolo
Laghetto del Restel m 869. E' lungo una trentina di metri, poco profondo e presenta fauna ittica.
Proseguo per strada forestale per bei boschi. Sbaglio strada nell’intrico di stradelle e boschi fitti, me ne accorgo e in un paio di occasione mi soccorre il GPS del telefono per riportarmi sulla retta via. In una splendida radura nel bosco sorge l’
Eremo di S. Antonio 950, accanto ad alcuni vecchie case, quasi un tuffo nel passato. Purtroppo è chiuso e non si può vedere l’interno. Il maso e l'annessa chiesetta, dedicata a Sant'Antonio Abate, sono nominati fin dal XVII secolo. Frutto della devozione delle popolazioni contadine del luogo, l'edificio religioso era un tempo più piccolo ed era la
dimora di alcuni eremiti. Vi veniva celebrata la messa una volta all'anno e anche ora, dopo un recente restauro, viene usato qualche volta in estate. La campana è protagonista di una leggenda locale. Eccola:
Tanti anni fa nella chiesetta di Tenrabi, dedicata a Sant’Antonio abate, protettore degli animali, viveva un certo Domenico Spagnoli, anziano eremita che tutte le sere suonava una campanella d’argento per richiamare i pastori sparsi sulla montagna alla recita della “corona”. Un giorno un ladro, attratto dalla grande quantità d’argento contenuta nella campanella, la rubò e fuggì per i boschi in direzione della Faida. Arrivato al “Pratont” la campanella incominciò a scottare e a suonare risvegliando tutti i pastori della zona. Così il furfante fu costretto ad abbandonare il suo prezioso bottino e a fuggire lontano, mentre la campanella, rimessa nel suo campaniletto, ci fa sentire ancora oggi il suo suono argentino.Riprendo il cammino salendo il
Doss del Pratond 1134, quindi per strade forestali immerse nel bosco mi dirigo verso
Faida. Di qui rientro a casa scendendo nella "solita"
forra del Rio Negro, concludendo così il mio giro ad anello. Sviluppo 15 km, disl. circa 600 m.