Io non avrei dubbi.
Quota 2708 del Coston (croce), ritorno al 349 (Translagorai), con graduale spostamento verso ovest, con o senza visita alle architetture belliche. Doppiata la dorsale/crozzi, giù per il vallone, passando in basso a ovest della dorsale/crozzi e su di nuovo quando questa si esaurisce. Terreno non difficile. In vista del baito, sentiero visibile su terreno perlopiù erboso.
Corretta la tua proposta di tagliare al tornantone giù per il prato, che secondo me una volta (pre-Vaia) era bosco rado a pendenza dolce. Là hanno lavorato intensamente per liberare le piante cadute.
Beh, a questo punto mi attendo un esauriente servizio fotografico!!!
Buona escursione.
Eccomi.
Report... anomalo ... dopo un paio di considerazioni personali iniziali, passo, alla fine, allo scarno contenuto "tecnico" della gita.
Prima considerazione: il meteo.
Studiato il percorso, anche se poco restava alla fantasia, viste le vostre dettagliate info, attendo la giornata giusta e, stando a Meteotrentino e anche Arpav (li consulto sempre entrambi e poi faccio una "mesda ponderata") decido per giovedì 10 che viene dato come Molto soleggiato e bella giornata estiva: aspetto a cui tengo molto, specialmente se l'escursione avviene nei Lagorai, in periodo estivo: sia per il piacere di "vedere" i panorami che per piacere "fotografico".
Già al risveglio, come sempre, consulto webcam e satellite nuvole e mi pare ben lontano dal molto soleggiato con un fascia nuvolosa che si estende comprendendo in sostanza tutto il TAA ed il Veneto, ma, mi dico, no, dai, si sono sbilanciati "molto" ... si aprirà. Già.
Insomma, il sole non si è mai visto dalle 7 alle 16 (poi anche peggio). Ora, e qui chiudo e mi scuso per lo sfogo non richiesto, o il mio vocabolario ha significati "molto" diversi da quello dei previsori o - senza polemica, ma come mera constatazione - c è qualcosa che sfugge nelle letture o comprensioni delle evoluzioni meteo: da "molto" soleggiato/ bella giornata estiva a non vedersi mai il sole per tutta la giornata (la copertura nuvolosa, onnipresente a perdita d'occhio, salvo miseri effimeri "buchi" ogni 20 km a perdita d'occhio), a parer mio ne passa. Amen.
Non posto quindi foto del percorso perchè già presenti e comunque sarebbe una sinfonia di grigi.
Giunto al bivacco in circa 2.5 ore lo trovo stranamente deserto. Entro mi siedo e mangio. Il bivacco è in condizioni abbastanza degradate. Passi per la struttura, ma mi riferisco allo sporco. Briciole, coperte bagnate (da qualcuno) incisioni di ogni tipo e scritte "antifa". Tempo di digerire il disgusto e arriva il primo drappello di 4 translagoraisti. Estraggono dagli zaini enormi, 4-5 vaschette di affettati integre che aprono inebriando il bivacco. Chiedo quindi, se sono appena partiti dal Rolle. No, sono alla fine, vanno al Rolle (come faranno a essere così freschi gli affettati). Chiedo come è stata, da Panarotta in avanti, meteo ecc. ma mi risponde che non la hanno fatta tutta, sono partiti da Refavaie, hanno dormito al Paolo e Nicola (ieri), dove erano giunti alle 9 di mattina per "prendersi il posto" e oggi tornano al Rolle.
Mah... contenti loro.
Fatto fuori mezzo chilo di suino, salutano e ripartono, chiedendomi prima se so dov'è la sorgente, che gli indico (una piccola pozza poco più sotto lungo il 376, con scritto a vernice "ultima acqua"): al che estraggono 6 bottiglie vuote da 2l, pronte per il re-fill.
Contemporaneamente, a mo di staffetta, sopraggiungono altri 4 ragazzi.
Io resto nel bivacco al caldo, non perchè mi sia innamorato della sistemazione ma perchè attorno il cielo è "molto" grigio e spero- povero illuso- che nel frattempo il cielo si apra e si manifesti il tempo "molto" soleggiato: così da invogliarmi a salire la cima Slavazi.
Attacco bottone con gli altri 4 e mi dicono che ieri notte, al Paolo e Nicola erano in 19. Quanti??? Diciannove. Ma...da quanti posti è?? Non sparei, mi dice, però c'erano alcuni che dormivano anche sotto e sopra al tavolo. Noi però, continua, per fortuna avevamo la tenda e abbiamo dormito fuori (quindi 24 persone) assieme ad altre 2 tende di altre persone (quindi almeno 28?!). Una sagra paesana di mezzo agosto, insomma.
Bene, ne ho abbastanza. Un ultimo sguardo al cielo sempre "molto" grigio a perdita d'occhio che - per esperienza personale, rimarrà tale almeno fino a domani, e riparto per il rientro.
Anche se il "tono" tradisce il mio pensiero, non dò giudizi espliciti sulle previsioni e, soprattutto, su cosa sia (diventata?) la translagorai. In ormai 20 anni di montagna, non ricordo di avere mai avuto una sesazione così forte di essere "fuori luogo" e di voglia di andarmene così forti. E' come se avessi trovato lì, tutto quello da cui cerco di allontanrmi.
Report "tecnico".
Ho deciso di fare il giro contrario a quello di cui alla traccia di AGH.
Salita per il 376.
Subito affianco il dolce pendio disboscato da Vaia che appare fattibile, come "taglio" per il rientro.
Salgo per il 376 il faticoso risalto boscoso aggirando un paio di grossi schianti (recenti, non di Vaia) che complicano dei passaggi già impegnativi (per la ripidità).
Esco quindi a fianco alla cimetta Bragarolo 2108m. in un ambiente veramente molto bello, particolare, mai visto prima.
Quanto al bivacco, ho già detto: lasciatolo, con stato d'animo "grigio" come il cielo, sono ancora molto incerto se fare l'anello o tornarmene per il 376.
Un pò la voglia di far "girare" la giornata e darle un senso, un pò la non voglia di rifare in discesa la dorsale boscosa del 376, mi spingono verso ovest, ai "crozzi". Avanzo, arrivo quindi all'imobocco del percorso che scende e vado.
Nel primo tratto, alcuna "traccia", ma sulle placconate non me la aspettavo nemmeno. Poi, appena appare il magro pascolo si intuisce il passaggio. e, in ogni caso, la traccia gpx di Agh toglie ogni dubbio.
Si scende gradualmente e piacevolmente sino a una forcellina che poi scollina su zona più pratosa che infine porta allo splendido bivacco Slavaci.
Entro e mi sembra di essere passato dall'inferno (Aldo Moro) al paradiso (Slavaci): ordine, pulizia, cura, e, soprattutto, silenzio e nessuno.
Persino il meteo sembra migliore. Sembra? Sì, è cambiato solo lo stato d'animo...
Mi fermo lì per un'ora circa.
Riparto e scendo lungo traccia sempre ben visibile fino a giungere al fatidico tornante dove dovrei abbandonare la carrareccia e "tagliare" la dorsale:
impossibile... Bosco fitto e salti di roccia impediscono ragionevoli divagazioni.
Poi, un paio di metri più in giù noto un albero con simbolo dei forestali, lo raggiungo con un po di ravanaggio e il bosco si dirada, c'è visibilità, mi guardo in giro, guardo la carta e ...dai proviamoci.
Con qualche saliscendi, dovuto a schianti costanti, finalmente arrivo alla dorsale erbosa vista all'andata che si affaccia sul lago di Paneveggio.
Ecco, ci siamo, vai di "taglio".
Ma non è un bel praticello alla Heidi, è una "ceppaia" come giustamente ha ipotizzato AGH: insomma erbacce alte al ginocchio, che non ti permettono di intuire il terreno sottostante: certamente "terroso" ma ogni 3 per 2 sotto c'è un ramo spezzato, un ceppo, un tronco divelto. Insomma ogni passo va fatto con circospezione. Sento il mio piccolo compagno a 4 zampe che dietro mi maledice (non lo vedo più, so che c'è perchè sento il guinzaglio in "tiro", come un pescatore con l'amo, senza vedere cosa ha preso....).
L'unico sollievo è la scorpacciata di frutti di bosco, ad ogni angolo, tra lamponi e...rovi. Un connubio gioia e dolori...
E, finalmente, il sollievo dato dall'abluzione nel rio Ceremana.
Insomma, in circa un 15 minuti dal tornantone siamo giù, al lago.
Vale la pena?
Mah, se uno non deve essere a casa col piatto fumante pronto o al lavoro, 10 minuti prima, direi di no.
Ma per me, in quella giornata, ha un pò dato il senso di aver fatto qualcosa con soddisfazione.
Grazie quindi ad Agh e a Pianmasan per le preziosissime indicazioni, senza le quali non avrei mai chiuso l'anello facendo un percorso che certamentre rifarò, quando dovrò risalire in futuro verso gli Slavazi. Certamente, a mio parere, più agevole e comodo del 376 in salita.