La selvaggia Catena del Lagorai nordorientale vista da Cima Valbona; a dx la piramide di Cima Valon
Full immersion nella selvaggeria del
Lagorai Avevo provato a chiedere se veniva qualcuno per fare questa impegnativa ravanata ma, per una motivazione o per l’altra, hanno tutti dato forfait. Perfetto mi sono detto: questo è proprio un giro da fare da solo)
La strada selciata verso il Lago Cece
Così sono partito per una mega escursione delle mie, con ambizioni “scalabili” come programmo spesso: cioè fisso un obiettivo minimo, uno medio e uno massimo. Quello minimo era salire
Cima Valbona m 2578 che avevo adocchiato in un’altra esplorazione alla sperduta
Cima del Castel nel Lagorai settentrionale. L’obiettivo vero però era
Cima Valon 2678, una vetta ignota sfiorata tante volte. L’obiettivo massimo era aggiungere un largo rientro salendo anche
Cima Cece 2754. Tutto nel meraviglioso e selvaggio Lagorai nordorientale. Tutto complicato dal fatto che buona parte dell’itinerario immaginato a tavolino è fuori traccia, non esistendo alcun sentiero. Da
Predazzo salgo dunque fino in
Val Maggiore, i parcheggi all’inizio del sentiero 336 nonostante l’ora di buon mattino sono tutti occupati (fungaioli?). Parcheggio quindi nei pressi di
Malga Val Maggiore 1620, quindi a piedi torno indietro e per
sentiero 336 raggiungo il magnifico
Lago di Cece 1886, ancora in ombra, poi proseguo salendo fino al
Lago Caserine 2107.
Campigolo Grande verso Lago Cece
Lago Cece; Baito Caserina
Lago Caserine
Salgo ancora un po’ fino alla
bella piana a monte del laghetto, dove abbandono il sentiero per prendere uno dei
due valloncelli che, nei miei piani, mi dovrebbero portare sulla
lunga dorsale di NO di Cima Valbona che ho intenzione di salire. Naturalmente sbaglio il valloncello che mi conduce su una dorsale con salti di roccia. Nulla di drammatico, ravanando un po’ scendo nel valloncello pararello, quasi una specie di crepaccio, e trovo una via di salita per superare degli sbalzi di roccia con lastronate di porfido quasi verticali.
La magnifica Valle di Caserina, sull sfondo Forcella Cece
Ora abbandono il sentiero per salire uno dei due valloncelli che mi porteranno sulla dorsale
Il valloncello di accesso alla dorsale di C. Valbona; al centro Cima Cece
Eccomi sulla dorsale, sullo sfondo Cima Cece
Ecco Cima Valbona e il versante di salita, con qualche passaggio di primo grado su pietraie e lastronate
Arrampichicchio un po’ distrincandomi in una serie di tortuosi e angusti passaggi tra rododendri e cirmoli a filo sopra le rocce. Poi esulto: sono sulla dorsale senza danni! Una dorsale ampia, anzi una
vasta lastronata di rocce che bisogna aggirare qua e là per evitare i salti, ma nulla di ostico. Arrivo senza problemi alla base della cima senza nome, a noi due! Individuo subito la
via di salita migliore sul versante NO. C’è un salto di roccette facili da superare con
passaggi di 1°, poi con un traversone su pietraia di sassi mobili (attenzione). Per evitare la pietraia più rognosa mi sposto
sul versante NE dove trovo un facile costolone erboso che mi porta senza difficoltà in vetta a
Cima Valbona 2578 m!
In vetta a Cima Valbona 2578! Al centro la terrificante Cima Valon... ce la farò?
Discesa dalla Cima di Cima Valbona per il versante NE
La vista è spaziale e terrificante allo stesso tempo: lo sguardo si posa sulle
immense pietraie lunari del Lagorai nordorientale, ma soprattutto sulla prossima meta, la paurosa
Cima Valon 2678, che si presenta come una ertissima piramide che pare davvero inaccessibile!
Cima Valon dalla forcella a NE di Cima Valbona
Come spesso accade, meglio non farsi spaventare troppo e andare a vedere il da farsi. Osservo per bene la possibile via di salita e la memorizzo. Quindi scendo alla
forcella sul versante NE di cima Valbona e calo facilmente nella conca pietrosa verso
il lago ghiacciato, dove con un traversone
guadagno il sentiero 349 che mi porta finalmente sotto cima Valon.
Coston dei Slavaci salendo a Cima Valon
Risalgo per
uno stretto canalino di erosione (asciutto), arrampicando qua e là fino ad un grosso masso incastrato che supero con qualche difficoltà (soprattutto per il timore che crolli tutto). Superato questo grosso “scalino” attraverso una conca pietrosa quindi risalgo la
dorsale NE per facili roccette fin quasi alla cima (da lontano sembrava una salita terribile ma non lo è), dove intercetto un
sentiero militare a scalini che conduce ai resti di un
baraccamento della Grande Guerra.
Trincee su Cima Valon, sullo sfondo Cima Cece
E’ tutto abbastanza impressionante:
trincee ovunque a precipizio sul versante ovest, muri a secco, trincee, travi di legno e paleria ancora tra i muri crollati e resti di carta catramata, scatolame del rancio, schegge, pezzi di ferro, cavi, reticolati, lunghe scalinate a gradoni che percorrono le trincee fino in vetta. Anche su
Cima Valon 2678 i resti di una postazione trincerata. Un esposto sentiero scende dalla cima qualche metro più sotto sul versante est dove c’è
una caverna.
Cima Valon, con Monte Tabio in basso a sx, Cima Cece al centro
"Stol" sotto cima Valon con vista sulle Pale di S. Martino
Resti dei baraccamenti
Scalinata della Grande Guerra
Altri camminamenti molto esposti proseguono più in basso ma sono molto pericolanti e franosi e non insisto. Trovo cavi, pezzi di ferro, rotoli di reticolato. Dalla cima quindi
scendo per ll versante NO per una serie di
lunghissime scalinate fatte con grosse pietre, che percorrono una lunga trincea a picco su impressionanti precipizi. 50 metri sotto la vetta ci sono
i resti di varie baracche, un vero e proprio accampamento, palerie sbriciolate, pezzi di ferro, schegge, rotoli di filo spinato ancora intatti. Perdo una buona ora per esplorare i vari
camminamenti, le
trincee, le
postazioni, gli interni delle
baracche in rovina. Ci dovevano essere parecchi soldati quassù a presidiare questa impervia cima a quasi 3000 metri di quota. Già la zona è impervia in estate, in inverno deve essere stato terribile quassù con la neve, il vento e il gelo.
Trinceramenti di Cima Valon
Arriva l’ora di rimettersi in marcia per scendere: sfrutto le scalinate fin dove sono visibili per abbassarmi di quota tra le scomode pietraie, fino alla conca dove c’è il salto, dove scendo con attenzione (passaggi di 1°) aiutandomi con le mani per calarmi lungo le lisce placconate di porfido. Nulla di particolarmente difficile ma bisogna stare attenti.
Riguadagnato il sentiero 349, torno indietro fino a
Forcella Valon 2480, dove speravo di trovare acqua ma era tutto secco, quindi ancora per numerose rovine della Grande Guerra fino a
Forcella Cece 2353.
Cima Valon: rosso=salita, verde=discesa
Cima Valbona a sx, Forcella Valon al centro, Forcella Cece a dx
Scollinamento dorsale di Cima Cece
Palon di Cece, Campanile di Cece a dx
La gamba è ancora discreta, ce la posso fare: provo a salire verso Cece. Inizio la lunga salita per rimontare la dorsale NO, un traversone eterno e rognoso. Quando scollino vedo la cima in lontananza, l’ultima fatica. Un cartello mi incoraggia: solo mezz’ora alla vetta, ormai è quasi fatta
. Risalgo lentamente per il tortuoso sentiero sul ripido costone, a tratti esposto, in buona parte ancora selciato dai soldati. Arrivo in vette a
Cima Cece 2754 verso le 17.00. Sono abbastanza al lumicino perché ho mangiato solo mezza barretta in tutto il giorno e ho finito l’acqua. Anche se l’ho visto parecchie volte ormai, il panorama dalla vetta più alta del Lagorai è sempre meraviglioso.
La terza vetta della giornata: Cima Cece è mia!
I resti delle baracche sulla vetta di Cima Cece
Vista verso le Pale
Anche qui sulla cima una
serie di baracche della Grande Guerra, di cui sono rimasti solo i muri perimetrali e poco altro. Dopo una ventina di minuti per recuperare le forze e mangiare qualcosa, inizio l’eterna e faticosa discesa passando sotto il maestoso pilastro del
Dente di Cece, quindi fino al
Bivacco Paolo e Nicola 2180 dove faccio finalmente
rifornimento d’acqua alla sorgente a 5 minuti dal bivacco.
La faticosa discesa verso passo Val Maggiore
Lo spettacolare pilastro del Dente di Cece
Bivacco Paolo e Nicola, faccio rifornimento acqua alla sorgente e riparto
Cala il tramonto ai Laghetti ma ormai sono salvo, ancora mezz'ora e sono alla macchina prima che faccia buio
Un busta di Polase nella bottiglietta e sto subito meglio. Quindi inizio la lenta discesa verso valle per il sentiero a tratti faticoso per il fondo sassoso. Arrivo alla macchina a Val Maggiore che sono le 20.30. Una soddisfazione immensa per una escursione epica che non dimenticherò facilmente
Sviluppo 25 km, dislivello coi vari saliscendi circa 1850 m.
Il percorso