
Lago Lagorai in tutto il suo splendore dai pressi di cima Corona Alta
Vista la presenza di parecchia neve in quota cerco un giro di “ripiego” a quote più modeste. La scelta cade sulla ignota
Corona Alta in Val di Lagorai, che non ho mai fatto. Avvistata in altri giri, l’ho sempre tralasciata per l’apparente e ingannevole modestia (supera comunque i 2200 metri) ma soprattutto per l’aspetto piuttosto “rognoso”: un panettone boscoso con notevoli dirupi verticali sul fianco ovest, e un fitto bosco su quello est. Per completare il quadro: non c’è alcun sentiero. In rete non si trovano relazioni, salvo qualche scialpinistica. Quindi si va di ravanaggio come al solito, cosa che mi induce sempre un certo entusiasmo

.

Spunta Cima Formion all'orizzonte
L’idea è dunque quella di compiere una traversata della Corona Alta da nord a sud. Siccome si tratta appunto di terreno a me totalmente ignoto, parto con la consapevolezza di dover improvvisare e, se del caso, anche rinunciare alla traversata qualora il rognoso versante sud fosse impraticabile o troppo pericoloso. Secondo le mie deduzioni, il limite neve dovrebbe essere intorno ai 2000 sui versanti nord, mentre quelli a sud dovrebbero essere puliti. Per ogni evenienza mi porto comunque i
ramponcini.
Risalgo la Val Lagorai da Lago di Tesero quindi per forestale fino al solito
parcheggio a quota 1350 circa. Di qui proseguo a piedi per la forestale verso il Lago Lagorai. Dopo un paio di km scarsi devio per il
sentiero forestale “Mandre - Corde” (cartello defilato e non molto visibile) che si stacca sulla sx verso est.

Il bellissimo sentiero forestale Corde-Mandre si alza di quota con lunghi traversoni, con antiche scalinate
E’ un bellissimo sentiero, con
tracce di scalini in pietra forse della Grande Guerra, che si alza di quota con bei traversoni nel bosco ripido, fino a raggiungere una dorsale boscosa pianeggiante. Qui vedo un cartello malmesso “
Baito Corde”, devio subito a NO per andare a vedere: in meno di 10 minuti arrivo al magnifico baito in una radura con lo sfondo spettacolare del
Castel di Bombasel stracarico di neve: sembra una cartolina dal Canada!
Peccato per la nuova strada forestale che arriva nei pressi, e che ha cancellato il fascino della solitudine di questo posto bellissimo, ora non più isolato.

Il magnifico baito Corde, sullo sfondo il Castel di Bombasel stracarico di neve
Riprendo la marcia su un tratto di forestale per portarmi sul versante nord della lunga dorsale della Corona Alta. Non ci sono tracce di alcun tipo, in più sui reversi a nord la neve inizia già a 1800 metri. Calzo i ramponcini e salgo a intuito, controllando di tanto in tanto la posizione col gps del cello, stando alla larga dai dirupi tremendi del versante ovest. Il bosco è abbastanza rado e si sale bene, ogni tanto incrocio qualche vaga traccia che scompare presto sotto la neve e che risulta impossibile seguire. Sui 2000 metri la neve è continua,
il versante est è meno rognoso di quello che avevo immaginato. Ci sono anzi zone pianeggianti con una vegetazione bassa che pare subartica addirittura, mentre la dorsale è punteggiata da grossi cirmoli sul ciglio del baratro, che donano al paesaggio un aspetto spettacolare con improvvisi squarci verso le cime innevate all’orizzonte.

Vista su Fiemme e Latemar
Superato il limite della vegetazione la visuale si apre verso il
Latemar, la valle di
Fiemme e
Fassa fino ai gruppi dolomitici di
Sassolungo e
Sella. Verso sud le cime della
Catena del Lagorai sono stracariche di neve e sfavillanti di luce: uno spettacolo meraviglioso.

Verso la cima

Spuntano i rododendri

In vetta!
Proseguo a intuito tenendomi a ridosso della dorsale e sfruttando gli ampi corridoi nella vegetazione. Sono posti magnifici: la dorsale è una alternanza di
balze boscose e radure con piccoli stagni. Sulla neve ci sono tantissime orme di animali. Arrivo sotto la cima, improvviso di apre la visuale sul
Lago Lagorai 400 metri più in basso, una vista emozionante.

Lago Lagorai
Ora la marcia diventa molto faticosa, si sfonda nella neve crostosa alta circa 20-30 cm. Gli ultimi 100 metri sono una pena, nelle buche ci sono anche 60 cm di neve! Un ultimo sforzo e sono in cima alla
Corona Alta 2224! La vista è spettacolare a 360° gradi, ma in realtà mi fermo pochi minuti a fare qualche foto perché voglio levarmi subito il pensiero della discesa per il versante sud, vedere se è fattibile o devo tornare indietro.

Quasi in cima, spuntano le vette del Lagorai all'orizzonte in veste invernale
Dopo aver traversato la cima pianeggiante mi affaccio sul crinale, dove c’è un muretto della Grande Guerra che sbarrava il passo.
Quindi il versante scende ripido tra le rocce con angusti passaggi tra la vegetazione. La presenza degli alberi attenua il senso di esposizione ai lati, che precipitano pressoché verticali. Non so ancora se tentare la discesa, quando vedo dei piccoli segni rossi che indicano la via e che mi incoraggiano assai. Senza perdere ulteriore tempo affronto la discesa, che segue un tortuoso percorso tra roccioni, piccole cenge e camini, qualche salto di roccia dove bisogna aggrapparsi. In alcuni tratti c’è ancora neve, saponosa e zoccolifera, che rende delicati e scivolosi alcuni passaggi un po’ esposti.

Cerco il crinale sud per la discesa
Con calma comunque riesco a scendere, i bolli rossi mi tolgono d’impaccio in due o tre occasioni dove non si capiva da dove era meglio scendere, e coi precipizi ai lati sulle strettissime cenge non c’era da scherzare. In pratica si segue sempre il filo del crinale sud, dopo una laboriosa discesa sono finalmente in fondo senza brutte sorprese di passaggi esposti o salti di roccia pericolosi.

La discesa per roccette e strette cenge tra la vegetazione del crinale sud

Vista sulla val di Lagorai

La discesa per roccioni, dei provvidenziali bolli rossi indicano la via meno pericolosa

Il tratto più rognoso è fatto, mi volto indietro verso Corona Alta appena discesa

Lago Lagorai, uno dei posti più belli del mondo

Alla
Forcella Cadinello posso tirare il fiato e mangiare qualcosa, ora conosco bene i posti e posso scendere tranquillamente al Lago Lagorai, che si offre in tutto il suo splendore: qui faccio una seconda sosta (me la merito) al sole in riva al lago, un posto da sogno.

Eccomi a Forcella Cadinello, sano e salvo

Discesa da Forcella Cadinello al Lago Lagorai

Eccomi quasi sulla riva, qui farò un siesta da re prima di scendere a valle
Arriva purtroppo l’ora del rientro, ma anziché scendere per la solita forestale che conosco a memoria, decido di fare una deviazione da
Campiolato per
Malga Fraton 1751 (dove non passavo da tantissimi anni) e prendere il traversone mai fatto che mi riporta a incrociare l’itinerario di salita.

Ultimo sguardo al Lago Lagorai
La malga Fratòn è in un posto meraviglioso, in un’ampia radura soleggiata, i locali sono aperti e più che dignitosi per un eventuale bivacco (quando non c’è il pastore).

La meravigliosa radura di Malga Fratòn

Zoomata sulle cime ancora stracariche di neve
Provo a cercare una scorciatoia segnata sulla Kompass che mi riporterebbe più rapidamente a valle: la trovo e la seguo per un po’ ma poi si perde nel bosco ripido pieno di schianti. Meglio non insistere, il versante più in basso ha dirupi pericolosi, torno su e riprendo il sentiero, un traversone magnifico che
mi riporta al sentiero delle Mandre-Corde preso alla mattina, col quale rientro alla macchina. Giro meraviglioso e avventuroso, in buona parte fuori sentiero. Grandiosi paesaggi. Sviluppo 18 km, dislivello circa 900 m.

Il percorso