Lagorai nordorientale
Ravanaggio senza una meta precisa per valli selvagge, cercando sentieri e vecchie
mulattiere della Grande Guerra lontano dai sentieri battuti. L'idea vaga è di verificare se è percorribile la lunga dorsale a NO di
Cima Slavaci. Grazie alle vecchie
mappe IGM ho trovato molte tracce della vecchia viabilità dell'epoca, oggi in gran parte impraticabile. Anche sulle
carte tecniche provinciale sono riportati i sentieri dell'epoca di 50 anni fa, oggi praticamente scomparsi. Specie nei passaggi più ripidi non c'è quasi più niente, è tutto eroso o franato, ergo pericoloso.
La zona di Cima Slavaci (a dx)
Carta tecnica provinciale del 1983, coi sentieri in quota ben visibili
Durante la
Grande Guerra ovviamente i camminamenti erano ben tracciati, i punti esposti erano protetti da parapetti o corde di sicurezza. Le antiche mulattiere resistono meglio sui pendii meno ripidi, dove le massicciate di muri a secco e la selciatura, per evitare diventassero un pantano col passaggio di uomini e muli, reggono ancora bene dopo oltre un secolo. E' sempre una emozione trovare queste mulattiere sperdute che ormai non percorre più nessuno.
Cima Slavaci a sx, in basso la mulattiera, al centro Cima Valon
Vista verso il Colbricon, quello piccolo a sx e a dx le Cime Est e Ovest
Da lontano si scorge la mulattiera della Grande Guerra
Schianti su Ceremana, il costone è stato raso al suolo, e con esso la mulattiera di guerra che saliva verso il Colbricon Piccolo
Parto dalla
loc Pulesi al Lago di Paneveggio e costeggio il bacino artificiale per la strada forestale verso il
Biotopo dei Mughèri. Anche qui la
Tempesta Vaia ha devastato il paesaggio rendendolo irriconoscibile. Ricordando com'erano i luoghi, sono delle continue fitte al cuore. Interi versanti boscosi sono stati rasi al suolo, le vecchie strade forestali trasformate in orride "camionabili".
I disastri di Vaia hanno reso il paesaggio irriconoscibile
Bivacco ai Slavaci
Entro nella
valle del Rio Valòn, il bivacco si è salvato per miracolo dagli schianti, mentre nella parte alta della valle i boschi hanno subìto danni ma sono stati sostanzialmente risparmiati grazie alla loro posizione più riparata. Per strada militare e poi per sentiero raggiungo il bel
baito Slavaci, ristrutturato di recente, molto bello e accogliente. Qui cerco una
iscrizione della Grande Guerra che mi era stata segnalata ma non la trovo. Esploro brevemente
i vecchi sentieri che si diramano verso Bragarolo, si scorgono ancora le tracce ma non insisto più di tanto. Proseguo alzandomi ancora di quota, fino alla bella
sella erbosa che si affaccia verso Cima Valon. Qui cerco la vecchia mulattiera che sale alla dorsale fino a
quota 2445. Riesco a trovarla, si vede appena, ma la salita a zig zag si indovina senza troppi problemi.
Postazione di Guerra al Bivacco ai Slavaci
La baracca più in quota, quasi sulla dorsale
Nell'angolo, c'è ancora la stufa
Veduta verso le Pale, le tre cime di Colbricon in primo piano
La baracca di guerra a quota 2445
La mulattiera porta a un
massiccio edificio della Grande Guerra in rovina, sono rimasti in piedi i muri perimetrali, all'interno c'è ancora la stufa. Di qui guadagno il crinale fino ad un'altra baracca di guerra.
Vedo finalmente il crinale e mi rendo subito conto che non è praticabile se non affrontando grossi rischi: è un affilato crinale di sfasciumi a picco sui precipizi. In teoria anche affrontabile, ma senza corde e da soli sarebbe un grosso azzardo per cui lascio tranquillamente perdere.
La cresta micidiale di sfasciumi affilati, ai lati i precipizi, meglio lasciar perdere
Vista verso le Pale e Ceremana
Ritorno alla sella, dove scorgo la
mulattiera di guerra che sale verso Cima Slavaci. La prima parte è evidente, poi si perde sulle "laste" ma ormai sono vicino al
sentiero 349 Achille Gadler che raggiungo senza difficoltà. A questo punto decido che invece di scendere dalla stessa parte della salita, posso scendere dal
sentiero 376 verso Bragarolo direttamente in
val Ceremana.
Tornato alla sella, rintraccio la mulattiera di guerra
Bivacco Aldo Moro in lontananza
Ho raggiunto il sentiero 349, col quale scollino
A forcella Bragarolo butto uno sguardo verso il Vanoi
Fortificazioni a Forcella Bragarolo
Ho scollinato, ora mi attende la lunga discesa verso Bragarolo e giù in Val Ceremana
Verso la cimotta di Bragarola: sullo sfondo la Catena di Bocche e la Marmolada sullo sfondo
Devo quindi seguire il 349 fin sotto il Bivacco Aldo Moro, che vedo da lontano, e poi giù per il paesaggio lunare per le vaste lastronate di roccia fino alla
cimotta del Bragarolo. Da qui per
l'infido e scivoloso sentiero che cala ripido in Ceremana. Per fortuna gli schianti sono stati rimossi e il sentiero è praticabile.
Verso Cima Slavaci
Discesa per i paesaggi lunari verso Ceremana
Ecco la cimotta del Bragarolo, prima della picchiata giù in Val Ceremana
Il percorso fatto
Giro fantastico, incontrato nessuno in tutto il giorno, di sabato e in una splendida e mite giornata settembrina. Sviluppo circa 20 km, dislivello 1350 m coi vari saliscendi.